Istat, Eurispes e gli altri? Questione di metodo

venerdì 6 febbraio 2004
Istat, Eurispes e gli altri? Questione di metodo
Le rilevazioni dei diversi istituti non sono confrontabili. Ma nessuno è sfuggito alla trappola degli errori
ROMA - Il copione si ripete, identico, ormai da più di un anno. La maggioranza e il governo attaccano l’Eurispes accusandolo di catastrofismo ulivista. Mentre l’opposizione (o parte di essa) insieme alle associazioni dei consumatori contestano duramente i dati dell’Istat, e ora anche dell’Isae. Considerandoli inattendibili e irrealistici. Per un esponente della maggioranza, come Mario Ferrara, di Forza Italia, che commenta con un entusiastico «finalmente la verità» le cifre dell’Isae, c’è il rappresentante dell’Intesa dei consumatori, Elio Lannutti, che si domanda: «Non so da dove questi signori dell’Isae traggano questi segnali di ottimismo e fiducia». Riproponendo l’eterno dilemma. Il fatto è che nel confronto fra le analisi dell’Eurispes e i dati dell’Istat e dell’Isae sarebbe necessario tenere conto non tanto l’«appartenenza politica», ma altri elementi. Che dimostrano come i dati rilevati da questi istituti non possano in alcun modo essere messi sullo stesso piano. L’Eurispes non ha un profilo istituzionale. E’ un centro studi privato e si finanzia vendendo le proprie ricerche alla committenza, spesso pubblica. In vent’anni ne ha fatte moltissime, sugli argomenti più disparati: dalla caccia, al lavoro nero, all’immagine dei carabinieri. Le sue rilevazioni sul tema dei prezzi sono recenti e non hanno finora avuto il pieno sostegno della comunità scientifica. Il suo presidente e fondatore, Gian Maria Fara, era stato nominato presidente dell’Ipsema dal centrosinistra. La stessa maggioranza politica che aveva designato Luigi Biggeri presidente dell’Istat. L’istituto di statistica utilizza centinaia di ricercatori e metodi di lavoro che, per quanto possano essere considerati discutibili (per esempio a proposito della composizione del paniere per l’inflazione), sono comunque omogenei a quelli utilizzati in sede europea. Diversamente i dati Eurostat non recepirebbero, come invece accade, quelli dell’Istat. L’istituto guidato da Biggeri non è immune da errori. E infatti lo scorso anno ne ha commessi due nel calcolo dell’inflazione, che l’hanno costretto ad altrettante imbarazzanti rettifiche. Storicamente, inoltre, sull’Istat aleggia il sospetto che i suoi dati più politicamente sensibili possano essere in qualche modo influenzati dalla natura «governativa» dell’istituto. Ma al di là dei generici sospetti non si è mai andati. Anche l’Isae è un organismo «governativo». E regolarmente conduce le proprie analisi sulla base dei dati dell’Istat. In questo caso non ha fatto altro che elaborare i dati di contabilità nazionale, arrivando alla conclusione che l’aumento dei consumi registrato lo scorso anno non sarebbe compatibile con quegli elevati tassi d’inflazione denunciati dall’Eurispes. Di conseguenza, gli italiani non potrebbero essersi «impoveriti», a meno di non aver attinto massicciamente ai risparmi. Naturalmente anche l’Isae non è immune da errori, e trattandosi di un organismo «dipendente» dal ministero dell’Economia, potrebbe sorgere il sospetto di un «ottimismo governativo». Tuttavia è bene ricordare che l’istituto presieduto da Alberto Majocchi, nominato dal governo di Silvio Berlusconi, non è stato sempre tenero con il governo.
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Sergio Rizzo
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 Economia
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L’ISTAT L’Istat è l’istituto nazionale di statistica. Il compito principale è redigere le statistiche ufficiali e pubbliche sulla popolazione, i prezzi, il consumo e la produzione in Italia. I dati e le informazioni servono al governo, a tutti i livelli territoriali, per prendere le proprie decisioni
L’EURISPES L’Eurispes è un ente senza scopo di lucro che realizza studi e ricerche per conto di imprese, enti pubblici e privati, istituzioni nazionali ed internazionali. Monitora gli stili di consumo e le abitudini di spesa degli italiani cercando di cogliere il reale impatto dei prezzi sulle famiglie
L’ISAE L’Isae è nato dalla fusione di due enti pubblici di ricerca. E’ un ente pubblico, non governativo anche se riceve finanziamenti dal Tesoro. Effettua analisi e ricerche anche sulle attese dei soggetti economici. L’incarico può arrivare anche dal Parlamento
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