25/5/2001 ore: 9:40

Intervista a Bersani: Silvio non è Aznar, non riuscirà ad avere la pace sociale

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Corriere della Sera




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      ROMA - Come si orienta la sinistra nel triangolo Berlusconi-D’Amato-Cofferati? Può legittimamente temere che l’avvio di un dialogo «alla spagnola» tra il nuovo governo e la Cgil la releghi nell’angolo per cinque anni? «Nessuna paura - risponde il ministro dei Trasporti, il diessino Pierluigi Bersani -. Non siamo di quelli che sostengono la concertazione la domenica e cambiano idea il lunedì. Crediamo nella coesione sociale sia se siamo al governo sia all’opposizione».
      In Spagna però Aznar ha tolto spazio alla sinistra anche grazie agli accordi che ha sottoscritto con i sindacati «rossi»..
      «La Cgil fa bene a fare il suo mestiere. Ma non credo affatto che Berlusconi sappia creare le condizioni per una pace sociale duratura come è riuscito a fare l’Ulivo e lo stesso Aznar. Ci sono troppe incoerenze e contraddizioni nella sua proposta di politica economica. Per quanto riguarda noi, saremo in grado di fare un’opposizione da gente di governo».

      D’Amato ha fatto un appello al senso di responsabilità della futura opposizione..

      «Sì, peccato che la Confindustria non abbia fatto lo stesso quando il centrodestra uscì dal Parlamento durante l’approvazione della Finanziaria ’97 e quando sostenne l’agitazione dei camionisti siciliani che volevano il gasolio a mille lire».

      D’Amato ha però moderato i toni della polemica verso la Cgil.

      «Solo i toni. Per il resto ha ricapitolato le cose dette a Parma senza una vera apertura capace di introdurre un elemento di novità. In queste condizioni c’è da aspettarsi una reazione da parte dei sindacati».

      Ma la relazione di D’Amato le è piaciuta o no?

      «Non mi è piaciuto quel tono da anno zero. Ha dimenticato attraverso quali politiche siamo usciti dai guai. Il risanamento per disinflazione, le liberalizzazioni, la pace sociale. Avrei gradito un’analisi più attenta di ciò che è cambiato in questi cinque anni».

      E sulle proposte avanzate dal presidente della Confindustria che commento ha da fare?

      «Non ho sentito parlare di innovazione e di formazione e invece ho ascoltato il presidente parlare di fisco, flessibilità e di una nuova legge Tremonti usata come elemento congiunturale. Ma l’anno scorso gli investimenti sono cresciuti del 7%. Che senso ha buttare acqua quando già piove? Una cosa giusta però D’Amato l’ha detta. Ha avvertito il prossimo governo a stare attento a cancellare leggi come l’Irap e la Dit alle quali le imprese si sono abituate».
Dario Di Vico


Economia



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