4/3/2003 ore: 11:56

Inflazione, nuova frenata scende a sorpresa al 2,6%

Contenuti associati

MARTEDÌ, 04 MARZO 2003
 
Pagina 30 - Economia
 
L´Istat a febbraio corregge il 2,7 delle città campione. Brusca riduzione per il dato Eurostat
 
Inflazione, nuova frenata scende a sorpresa al 2,6%
 
I sindacati: il calo non basta, contratti da riadeguare
 
 
 
Consumatori critici con l´istituto: "Ma chi ci crede al calo dei prezzi?"
Positivo il commento di Confindustria: "Ora serve un´adeguata politica dei redditi"
 
LUCIO CILLIS

ROMA - Nuovo passo indietro dell´inflazione a febbraio. Secondo l´Istat la dinamica dei prezzi al consumo ha subito un lieve ritocco verso il basso, passando dal 2,7% calcolato sulla base dei primi dati provenienti dalle città campione, al 2,6%, con una variazione dello 0,2% su gennaio. Un risultato che, a sorpresa, riporta le lancette dell´inflazione ai livelli del settembre scorso.
Calo rilevante invece per l´indice armonizzato, calcolato secondo i criteri dettati dalla Commissione europea (che comprendono saldi, sconti, vendite promozionali e un diverso computo dei prezzi dei farmaci): dal 2,9% di gennaio è sceso al 2,6, ai livelli dell´agosto 2002.
I capitoli di spesa che hanno subito il maggiore rialzo rispetto al febbraio 2002 sono "altri beni e servizi" (+4,1%) "alberghi, ristoranti e pubblici esercizi" (+3,8%), "trasporti" (+3,5%), "bevande alcoliche e tabacchi"(+3,5%), "abbigliamento e calzature" (+3,1%). In discesa invece i "servizi sanitari e spese per la salute" (-0,7%) e le "comunicazioni" (-0,5%).
Il parziale raffreddamento dell´inflazione non ha però spento le frizioni tra sindacati, industriali e governo sui rinnovi contrattuali. Per il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta, «l´inflazione reale sta marciando, ed è quindi necessaria una politica dei prezzi. Rinnoveremo i contratti - ha aggiunto Pezzotta - in linea con le proposte fatte per quelli già messi in campo che stanno al di sotto del tasso di inflazione reale ma non stanno nel tasso di inflazione programmata». Anche la Cgil punta l´indice sulla contrattazione: «Queste oscillazioni non cambiano la realtà, perché l´inflazione italiana, quasi il doppio di quella programmata, è di 0,6 punti più alta di quella europea» dice Marigia Maulucci, segretaria confederale Cgil, che aggiunge: «Sono dieci milioni i lavoratori che devono rinnovare il loro contratto e, dunque, devono veder adeguato il potere d´acquisto delle retribuzioni all´inflazione reale».
Per Confindustria invece il dato lascia ben sperare. Secondo il direttore generale Stefano Parisi «quello di febbraio sembra un dato positivo: come prevedevamo, l´inflazione sta cominciando a scendere e anche gli allarmismi stanno rientrando. Per questo - aggiunge Parisi - dobbiamo continuare in questa direzione anche con la politica dei redditi». E se per l´economista di Forza Italia Renato Brunetta «è una buona notizia», i consumatori dell´Intesa (Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori) bocciano sonoramente il calo dei prezzi certificato dall´istituto: «Ci crede solo l´Istat che continua a sfornare dati rassicuranti. Noi abbiamo già dimostrato che la riduzione dei servizi sanitari, conteggiata a febbraio rispetto al mese precedente, non è coerente né con il riordino del prontuario, che ha addossato alle famiglie i costi di alcuni farmaci aumentati in media del 10,7%, né con i pesi assegnati ad alcune voci del paniere, come le tariffe Rc auto e ferroviarie, servizi bancari e postali, servizi per la casa».
Infine per il leader di Confcommercio Sergio Billè il risultato poteva essere ancor più positivo «se come avviene in altri paesi d´Europa, si fosse tenuto conto dei saldi e degli sconti di stagione. Bisogna fare in modo - ha aggiunto il presidente di Confcommercio - che la spirale inflazionistica non riparta e per questo dobbiamo impedire che l´effetto petrolio incida sull´economia in maniera pesante». Billè conclude lanciando a Tremonti la proposta di una «riduzione dell´accisa (le tasse di fabbricazione - ndr) sui prodotti petroliferi: perché in questo momento sono i cittadini a pagare al fisco il costo del rialzo dei carburanti...».

Close menu