14/2/2005 ore: 11:13
Industria, la crisi arriva nei distretti
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sabato12 febbraio 2005 Rapporto Cgil: oltre 3.000 aziende in difficoltà. La più lunga stagnazione dal dopoguerra Complessivamente, i lavoratori italiani già colpiti dagli effetti della costante disgregazione industriale, perché colpiti da procedure di cassa integrazione, licenziamento collettivo o mobilità, sono - secondo la rilevazione condotta alla fine di gennaio 2005 dalla Cgil - sono 167.588, ai quali bisogna però aggiungere i lavoratori stagionali e dell'indotto (36.813) e quelli “a rischio”, cioè coinvolti da crisi aziendali che se non troveranno soluzione positiva potrebbero portare a quota 235.293 il numero delle vittime di questa disfatta economica. Al di là dei valori assoluti, preoccupa molto l’andamento di questi dati: la cassa integrazione straordinaria è infatti in evidente e costante aumento da almeno due anni. Il ministero del Lavoro, nel 2003 aveva infatti concesso la Cigs a 1.737 siti aziendali, che nel 2004 sono diventati 1.860, cioè con un incremento del 7%, ripartito in +8,45% al nord, +1,41% al centro, +8,65% al sud, dove nonostante un tessuto industriale più ridotto si registra una domanda di cassa integrazione più elevata. L’industria colpita al cuore Dal nord al sud, l’intero tessuto produttivo del paese è colpito dai sintomi della grave crisi. A partire dal cuore industriale italiano: Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia. Il 27 Febbraio 2004 l’osservatorio della Cgil aveva censito 1.429 aziende in crisi con circa 104.000 lavoratori in Cigs o mobilità su un totale dipendenti di 207.000. Il 31 Agosto 2004 le aziende rilevate sono state 2.778, con 157.000 lavoratori in cassa integrazione o mobilità su un organico di 354.500. Il 31 gennaio 2005, infine, risultano 3.049 aziende in crisi che, a fronte di un organico di 402.881 dipendenti, ne contavano ben 167.588 in cassa integrazione o mobilità. Se si aggiungono i quasi 39.000 lavoratori dell'indotto diventano oltre 200.000 le persone che nel 2004 sono uscite dal processo produttivo. La novità negativa di fine 2004 è l'entrata in crisi dei distretti. Per anni mei distretti sono cresciute per dimensione, fatturato, quote di export e numero di dipendenti tante piccole e medie aziende. Erano i tempi del "Piccolo è bello”. Oggi, invece, la piccola dimensione è sinonimo di grave crisi. Una crisi preoccupante dal momento che le 199 aree distrettuali italiane rappresentano il 46% dell'export e soprattutto il 50% degli addetti del manifatturiero. Quindi si affaccia drammaticamente un'ipotesi di crisi che riguarda oltre due milioni di persone. E in questa realtà la dimensione delle imprese esclude i lavoratori da ammortizzatori sociali veri e propri. Per loro c’è solo l'indennità di disoccupazione ordinaria (il 40% del salario e per soli sei mesi) e per l'artigianato le risorse provenienti dai fondi sostegno al reddito degli enti bilaterali, che non sono comunque sufficienti a reggere l'impatto di una crisi così drammatica. Anche perché nel frattempo anche i grandi settori produttivi hanno continuato a soffrire nel 2004; infatti nel metalmeccanico sono stati 664 i decreti di cassa integrazione con un aumento sul 2003 del 42,80%, nell'agroalimentare 59 (+34%), in edilizia 144 (+554% sul 2003), nel tessile 221 (+45,39%), nella grafica 171 decreti pari a +52,68% sull’anno precedente. Solo nel settore chimico-farmaceutico c’è stata una diminuzione: 116 decreti rispetto ai 130 del 2003, pari al 11% in meno. «È la più lunga e più profonda fase di stagnazione economica che il paese abbia mai attraversato negli ultimi 50 anni - sottolinea Carla cantone, segretaria confederale della Cgil - e per alcuni settori e comparti che hanno costituito il motore dello sviluppo italiano siamo nel pieno di una crisi strutturale con ricadute pesantissime sull'apparato produttivo e sull'occupazione. Intere aree sono attraversate da processi di deindustrializzazione - aggiunge - importanti filiere produttive sono sottoposte a un esodo di proporzioni preoccupanti verso i paesi a basso costo; è in atto un ulteriore impoverimento della già marginale e residuale presenza dell’industria nel Mezzogiorno». E il 15 febbraio, ad Assago (Milano), Cgil, Cisl e Uil, insieme ai rispettivi segretari generali (Guglielmo Epifani, savino Pezzo, Luigi Angeletti) si riuniranno in assemblea proprio per affrontare il tema della crisi industriale e per richiamare il governo alle proprie responsabilità. |