5/3/2007 ore: 12:00
Inchiesta sui villaggi turistici di Scanzano Jonico
Contenuti associati
Nell'indagine del pm di Catanzaro De Magistris anche i documenti su insediamenti fatti dalla Cit Holding. Contributi del Cipe Carlo Vulpio CATANZARO — Turismo, Finanza e Sanità, che dovevano consacrare il mito di cartone di una Lucania Felix che non c'è, o forse c'è soltanto per pochi, sono oggi gli elementi «trinitari», e dunque inseparabili, di un'inchiesta giudiziaria che sembra un «pozzo di San Patrizio» e che è soltanto agli inizi, nonostante i suoi venti indagati, tra i quali i vertici della Banca popolare del Materano (gruppo Banca popolare Emilia Romagna), e cioè l'ex presidente Attilio Caruso, il direttore generale Giampiero Maruggi e il direttore della divisione crediti Antonio Scalcione. Sono tuttavia il turismo e la manna di centinaia di milioni (in euro) di contributi Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica, nel periodo retto da Giuseppe Galati, Udc) i capitoli finora economicamente più corposi. Agli atti dell'inchiesta del pm Luigi De Magistris, dopo il sequestro del megavillaggio Marinagri, a Policoro, si sono aggiunti i documenti sui megavillaggi che la Cit Holding di Gianvittorio Gandolfi ha realizzato a Scanzano Jonico, sui quali è aperta un'inchiesta anche a Varese. Come per Marinagri, anche per Cit Holding la pista è quella delle violazioni delle norme ambientali e dell'indebita percezione di contributi pubblici. Più, naturalmente, la presunta sistematica attività di archiviazione di ogni denuncia da parte dei magistrati lucani. Scanzano Jonico però significa anche brogli elettorali durante le elezioni amministrative del 2005, documentati «in diretta» dalle telecamere nascoste dei carabinieri. Coinvolti il sindaco di Scanzano, Mario Altieri (An), che fu anche arrestato, il consigliere regionale Pasquale Di Lorenzo (An), che da quei brogli sarebbe stato avvantaggiato, e il responsabile provinciale di An, avvocato Labriola. Quest'ultimo è considerato l'alter ego di Nicola Buccico, avvocato anch'egli, senatore di An e soprattutto membro del Csm. Un ruolo che secondo l'accusa Buccico non avrebbe onorato, favorendo, anche lui con l'archiviazione facile, i giudici del tribunale di Matera, Iside Granese e Rosa Bia, nei procedimenti a loro carico. La vicenda dei brogli elettorali ha anche un altro risvolto. Se ne sono occupati due pm, Giuseppe Galante, che però dopo un anno si accorge di essere parente di Di Lorenzo e si astiene, e Felicia Genovese, che non ha ancora formulato il capo di imputazione e, secondo l'accusa, avrebbe ritardato l'iscrizione di Labriola nel registro degli indagati. Anche nel filone della Sanità personaggi e interpreti sono più o meno sempre gli stessi. Non solo l'Asl di Venosa, che è costata il rinvio a giudizio a Filippo Bubbico (Ds), ex presidente, e a Vito De Filippo (Margherita), presidente della giunta regionale. Ora il pm sta indagando anche sulle Asl di Matera e Montalbano Jonico, in cui sarebbe stato ricalcato lo stesso «schema» di Venosa — fuori i legittimi incaricati e dentro i «fedelissimi » —, che secondo l'accusa potrebbe configurare il reato di voto di scambio. Anche in questi casi, archiviazioni a raffica. Nel frattempo, il figlio del procuratore Galante, praticante notaio, riceve dalla stessa Asl sotto inchiesta un incarico come arbitro in una controversia, mentre il Galante padre chiede l'archiviazione (respinta due volte dal gip Alberto Iannuzzi) per Bubbico e gli altri nella faccenda Asl Venosa, e nell'ospedale di Potenza diventa direttore generale Michele Cannizzaro, marito della pm Felicia Genovese, anche lei proponente archiviazione. Durante le perquisizioni, infine, sono stati trovati altri documenti, che riguardano l'iscrizione alla massoneria di Michele Cannizzaro, loggia Mario Pagano, e festini rosa a base di cocaina ai quali partecipavano anche persone coinvolte nell'inchiesta di Catanzaro. |