Venerdì 26 Gennaio 2001 italia - economia ---pag---12
Il 60% del personale ingaggiato dalla società romana ha una laurea. In tremila nei call center Cos
ROMA Il trend degli occupati sta crescendo al galoppo: erano 500 nel 1999, sono saliti a 1.800 nel 2000 e già a marzo di quest’anno si arriverà a quota 3mila. Anche il fatturato a dir poco lievita: dai 50 miliardi dell’anno scorso si arriverà ai 150 entro dicembre. Sono i miracoli della new economy, per alcune aziende un temporaneo exploit, per altre una vera opportunità di sviluppo. Protagonista di questo boom è la Cos, Communication services, impresa romana guidata da Alberto Tripi, che ha deciso di puntare sui servizi ad alta tecnologia e sui call center. Con lo sguardo rivolto al Mezzogiorno: oltre a Roma, dove lavorano più di mille persone, i call center della Cos sono nati a Catania (circa 250 addetti), Napoli (650), a Palermo (è già stato istituito il bando e da marzo cominceranno a lavorare nel capoluogo siciliano mille persone).
«Considero la tecnologia non come prodotto a sé stante, ma come strumento per rendere servizi a terzi», dice Tripi, che ha cominciato la sua attività imprenditoriale nel settore dell’informatica e oggi si sta espandendo nell’Itc. La Cos, dice Tripi, oggi è il più grande operatore di call center in Italia. «C’è l’abitudine di considerare questa funzione come un grande centralino. È, invece, molto di più: è l’interfaccia di una casa madre nei confronti della clientela o di un’istituzione verso i cittadini. C’è bisogno di persone qualificate e di alta tecnologia», spiega l’imprenditore. Che ha già in programma due novità: il dialogo via Internet tra operatore e cliente (il web call center) e l’uso della televisione in modo interattivo.
Tra i clienti della Cos (che è anche azionista di minoranza della Lottomatica) ci sono importanti società di telefonia, pubbliche amministrazioni, public utility, aziende private. Per dare corrette informazioni, servono giovani qualificati. La Cos, insieme alla casa madre, organizza la formazione. «Il 60% dei dipendenti sono laureati», dice Tripi. Ed è proprio la necessità di avere personale qualificato, non gli aiuti economici, che ha focalizzato l’attenzione sul Sud, dove, dice l’imprenditore romano, c’è un’ampia disponibilità di ragazzi diplomati o laureati, fortemente motivati nella ricerca di lavoro, visto i livelli di disoccupazione.
«Il successo dell’attività di customer care dipende dalla validità delle persone. Non solo: impieghiamo spesso quelle figure, per esempio laureati in lettere o materie umanistiche, che hanno più difficoltà oggi a trovare un impiego», aggiunge Tripi. Che, precisa, ha assunto il personale con contratti a tempo indeterminato (utilizzando per i nuovi assunti la nuova piattaforma del contratto di settore delle telecomunicazioni) e non come consulenti o collaboratori. C’è un motivo preciso: fidelizzare i dipendenti per avere esperienza e quindi un servizio migliore. Il customer care è infatti uno degli aspetti cui puntano imprese e istituzioni. E la qualità in un call center è di rigore: «Viene verificata sia da noi all’interno che tramite una società esterna». Lo stipendio oscilla tra un milione e un milione 800mila lire al mese, e c’è la possibilità di fare carriera, diventando tutor o coordinatore.
Il settore è in grande sviluppo: il trend di crescita, spiega Tripi (che è anche presidente di Federcomin, la Federazione aderente a Confindustria che riunisce le aziende di information e communication technology), è del 30-35% all’anno.
Nicoletta Picchio
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