12/12/2002 ore: 12:04
In Italia il contratto atipico fa da apripista al posto fisso
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12 dicembre 2002
Uno studio Iard sulle politiche del lavoro per i giovani nella Ue
In Italia il contratto atipico
fa da apripista al posto fisso
MILANO. Con difficoltà riescono
a trovare un lavoro stabile,
anche se il loro livello di
formazione è più alto rispetto
al passato, confidano nell’Europa
come spazio di vita e di
opportunità ma non hanno fiducia
nelle forme più tradizionali
dell’associazionismo sociale e
nella politica. È la fotografia
dei giovani europei così come
emerge dal Libro Bianco elaborato
dalla Commissione europea,
riproposto ieri a Milano
nel corso di un convegno promosso
da Assolombarda, e da
uno "Studio sulla situazione
dei giovani e delle politiche
per la Gioventù", realizzato
dall’istituto di ricerca Iard sempre
di Milano. Lo studio ha in
particolare esaminato cinque
tematiche: l’istruzione e la formazione,
il mercato del lavoro,
il benessere e i valori, la partecipazione
e la dimensione europea.
La ricerca ha esaminato
anche come e quanto siano diverse
le politiche del lavoro
degli Stati Ue nei confronti dei
giovani. Emerge così che se i
Paesi del Nord vedono i giovani
con più elevata istruzione
avere tassi di attività e occupazione
più alti, i paesi mediterranei
ed in particolare l’Italia
sembrano fare eccezione. Alcuni
Paesi mancano di misure
specifiche per migliorare le opportunità
di inserimento lavorativo
dei giovani. Gli altri utilizzano
politiche diversificate:
contratti di apprendistato (Irlanda,
Paesi Bassi, Norvegia,
Regno Unito), riduzione dei
contributi pagati dalla sicurezza
sociale e dagli imprenditori
(Francia, Italia, Spagna, Portogallo),
sussidi salariali agli imprenditori
(Portogallo). E inoltre,
se in tutti i paesi sono in
continua crescita i contratti
"atipici", diverso è il tasso di
conversione da impieghi temporanei
a contratti permanenti:
l’Italia ha il più alto, la Spagna
il più basso.
Tra gli aspetti che accomunano
i giovani europei c’è quello
della maggior durata degli
studi, il 70% ha un diploma di
scuola superiore, che comporta
un innalzamento delle aspettative
di vita e di "carriera". Aspettative
non sempre soddisfatte
dalla realtà sociale ed economica,
specialmente nei paesi meridionali.
Tanto che il problema
più urgente che il Libro
Bianco si pone è come conciliare
la contemporanea necessità
di continuare a elevare le
credenziali educative dei giovani
all’esigenza di farli entrare
il prima possibile nel mondo
del lavoro, «per dare risposta
sia all’affermazione dell’identità
adulta dei giovani sia allo
squilibrio demografico e ai problemi
di solidarietà intergenerazionale».
S.U.