In crisi le agenzie ippiche: non riescono a pagare le tasse
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Mercoledì 25 Aprile 2001 |
SI RISCHIA UN’ONDATA DI CHIUSURE
In crisi le agenzie ippiche: non riescono a pagare le tasse
L’Agenzia delle Entrate a Del Turco: ritardare i versamenti dell’imposta unica. E da oggi blocco delle scommesse
di CORRADO GIUSTINIANI
ROMA - Ministro Del Turco, le agenzia ippiche e sportive rischiano di saltare per aria, con effetti negativi anche per il fisco. Diamo loro una boccata d’ossigeno, spostando di sei mesi il pagamento dell’imposta unica. E’ questo il succo di una preoccupata lettera di quattro cartelle che Massimo Romano, direttore dell’Agenzia delle entrate, ha inoltrato al Gabinetto del ministro delle Finanze.
Il contenuto della missiva riesce a filtrare proprio quando scatta, a partire da oggi e ad oltranza, il blocco delle scommesse ippiche e sportive proclamato dallo Snai, il sindacato nazionale delle agenzie ippiche, che in una nota sottolinea come lo sciopero metterà a rischio 850 attività imprenditoriali e 15 mila posti di lavoro, ma costerà anche ogni settimana 7 miliardi all’Erario, 11 all’Unire e 3 miliardi e mezzo al Coni. La Snai accusa i presunti ritardi del ministro Ottaviano Del Turco il quale, prima di varare il decreto o la direttiva a favore del settore, attenderebbe l’ok di Vincenzo Visco. Ma ambienti del Tesoro fanno sapere che non è arrivata alcuna richiesta ufficiale di parere e sottolineano del resto come il problema riguardi il dicastero delle Finanze.
Intanto Massimo Romano nella sua lettera, dal titolo "Agenzie scommesse ippiche e sportive, minimi garantiti e stato di crisi del settore", richiama i termini del problema. Il 7 aprile di due anni fa si decise di aprire il settore portando con una gara pubblica a circa mille le precedenti 329 agenzie che si dividevano (con succulenti bocconi, n.d.r.) la torta delle scommesse ippiche. In realtà, considerando anche le scommesse sportive (su calcio, ciclismo, tennis ecc.) le agenzie salgono a 1.350: il 75 per cento è titolare di entrambe le attività. Per aggiudicarsi le concessioni, le agenzie si sono impegnate a pagare allo Stato un minimo garantito annuo.
Ma, evidentemente, sono stati sbagliati i conti. Nel 2000, rileva Romano, hanno infatti realizzato globalmente «un volume di raccolta di gioco pari a circa 5 mila miliardi a fronte di una previsione di 9.000 miliardi, risultante da stime effettuate dalle associazioni di categoria». In tutto, dovranno versare dunque 438 miliardi per assicurare il minimo garantito, che solo nel settore ippico ben il 70 per cento dei concessionari non è riuscito a centrare. Ricorda allora, il direttore delle Entrate, che se entro il 30 giugno le agenzie non onoreranno il debito, lo Stato dovrà rifarsi attraverso le polizze fidejussorie da queste sottoscritte, «che però garantiscono solo il 40 per cento dell’obbligazione per i concessionari ippici e solo 500 milioni di lire per ogni singola concessione sportiva».
Facile prevedere allora «forti e irreversibili situazioni debitorie» che costringeranno a revocare la concessione e a passare alla riscossione coattiva. «Ciò determinerà, oggettivamente, uno stato di crisi per l’intero settore con danni evidenti non solo per i concessionari, ma anche e soprattutto per l’Erario, che non introiterà più quanto preventivato». Per questo, Romano propone di applicare la legge 212 del 2000, che ammette «in caso di eventi eccezionali e imprevedibili, la possibilità di sospendere o differire il termine per l’adempimento degli obblighi tributari». Proprio come se ci fosse stata un’alluvione, o una nuova crisi di "mucca pazza". Il direttore dell’Agenzia delle entrate propone che l’imposta unica del 6 per cento venga rinviata dal 1 maggio al 31 ottobre, con una mancata acquisizione di circa 170 miliardi per lo Stato.
Ma tutto ciò non basta. Bisogna «intervenire sul meccanismo del minimo garantito» conclude Romano. Problema delicato, visto che si attende ancora un parere del Consiglio di Stato. Due commissioni di studio hanno previsto un primo intervento delle banche, per pagare i debiti, e alcune misure per garantire una migliore operatività delle agenzie (bar e punti ristoro, aumento della scommessa ippica da 1000 a 2 mila lire, ribasso di quella sportiva da 10 a 6 mila lire ecc.) Il tutto, naturalmente, senza generare ricorsi da parte di chi non ha ottenuto la concessione.