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 Giovedì 24 febbraio 2005 pagina 5
Per l'Istat in dicembre si è registrata una diminuzione tendenziale dello 0,5%. In calo le vendite al dettaglio Bene solo iper e discount
Bruno Mastragostino
Dopo oltre sei anni gli affari dei commercianti italiani si chiudono in rosso. Infatti nel 2004, nonostante una crescita dei prezzi superiore al 2%, si è verificata una caduta delle vendite al dettaglio di quasi mezzo punto percentuale. E neanche l'ultimo mese dell'anno, con le spese natalizie che in genere tirano un po' su i consumi, è stato positivo. Infatti a dicembre, secondo l'Istat, l'indice del commercio fisso al dettaglio è salito a 152,5 (base 2000=100), con un calo dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2003, mentre a livello congiunturale la variazione è risultata nulla. Complessivamente il 2004 si chiude quindi con una flessione dello 0,4%, il primo risultato negativo almeno dal 1998. Il calo delle vendite registrato nello scorso anno, spiega l'Istat, è da attribuirsi in gran parte ai prodotti non alimentari che, rispetto al 2003, hanno perso addirittura lo 0,7%, ma anche i prodotti alimentari non sono andati bene, registrando una variazione pari a zero. E sarebbe andata anche peggio se la grande distribuzione non avesse tenuto: infatti il -0,4 generale è la sintesi di un leggero aumento della gdo (+0,9%) e un discreto calo della piccola distribuzione (-1,3%). All'interno della grande distribuzione, inoltre, quasi tutti i punti vendita hanno segnato incrementi: in primo luogo gli ipermercati (+3%), seguiti dagli hard discount (+2,9%) e dai grandi magazzini (+2,5%). Gli altri specializzati salgono solo dello 0,2% e i supermercati hanno invece fatto registrare un calo dello 0,1%. Sempre nel 2004, per quanto riguarda i dati suddivisi per gruppi di prodotto del settore non alimentare, prosegue l'indagine Istat, l'unica variazione positiva rispetto al 2003 è stata quella dei prodotti farmaceutici (+0,4%); al contrario, tutti i restanti gruppi hanno fatto rilevare una diminuzione. Quelle maggiori sono state quelle della cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,6%), giochi, giocattoli, sport e campeggio e prodotti di profumeria, cura della persona (entrambi -1,3%), mentre le più contenute sono state riscontrate nei mobili, articoli tessili, arredamento (-0,1%), nei supporti magnetici, strumenti musicali (-0,2%) e negli elettrodomestici, radio, tv e registratori (-0,3%). Nel solo mese di dicembre si è verificato invece un aumento soltanto nei supporti magnetici, strumenti musicali (+1,4% tendenziale), nella foto-ottica e pellicole (+0,9%) e nei prodotti farmaceutici (+0,6%), mentre le flessioni più consistenti arrivano dalla cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,9%), dagli altri prodotti come gioiellerie e orologerie (-1,6%) e dall'abbigliamento e pellicceria (-1,4%). In merito all'andamento delle vendite a livello territoriale, poi, le vendite sono andate meglio nel 2004 solo nel Nordovest (+0,4%); male al contrario nel resto d'Italia: Sud e Isole (-1,2%), Nordest (-0,7%) e Centro (-0,2%). Da notare, infine, che a dicembre il numero medio di giorni di apertura è stato pari a 26,4, un valore che per la grande distribuzione è di 26,7 e per la piccola di 26,3. Secondo il centro studi Confcommercio la situazione appare particolarmente preoccupante per tre motivi. ´Innanzitutto, mentre a dicembre le quantità di merci vendute sono cresciute mediamente dello 0,5% nell'eurozona e dell'1,8% nell'Europa a 25, in Italia sono invece diminuite dell'1,2%. Secondo, la flessione delle vendite, in quantità, sta diventando un dato sempre più costante e strutturale per tutti i prodotti e per ogni tipo di azienda, grande e piccola, a eccezione di hard-discount e ipermercati, segno che le famiglie stanno sensibilmente modificando l'entità e la qualità delle loro spese. Infine', conclude il centro studi, ´con una tale e così accelerata compressione dei consumi si accentuano i rischi di una pesante caduta dei nostri livelli produttivi e occupazionali'. (riproduzione riservata)
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