28/11/2007 ore: 9:40
Imprese e sindacati studiano il contratto del futuro
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Pagina 15 - Economia & Lavoro Imprese e sindacati studiano il contratto del futuro SEGNALI POSITIVI A tre anni circa dall’ultimo tavolo e a 14 dall’ultimo accordo, è ripartito il confronto tra Confindustria e sindacati sulla riforma del modello contrattuale. Nel primo incontro, avvenuto ieri sera presso la Foresteria dell’associazione degli industriali in Via Veneto a Roma, in molti hanno colto segnali positivi per un accordo. Intorno a un tavolo si sono ritrovati da una parte i tre segretari confederali - Guglielmo Epifani (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) - e dall’altra il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, il vice Alberto Bombassei, il direttore generale Maurizio Beretta e Giorgio Usai direttore delle relazioni industriali e affari sociali. Al centro un nuovo contratto di lavoro. «Abbiamo fatto un giro d’orizzonte - ha spiegato Bombassei - e concordato su molti punti. Diciamo che si è trattato di una buona partenza». Epifani ha parlato di «una sostanziale condivisione di opinioni» e di un interesse comune: «lavorare per chiudere rapidamente» tutte le vertenze. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Bonanni («una discussione davvero interessante e di prospettiva») e Angeletti («incontro positivo»). Sul tema dei salari troppo bassi si è pronunciato il ministro del Lavoro. Intervenendo a Ballarò, Cesare Damiano ha dichiarato: «Una delle cause dei salari bassi è che la produttività se la sono tenuta le aziende e andrebbe invece restituita in parte anche ai lavoratori». Il ministro ha poi aggiunto che occorre «un modello contrattuale che costringa ai rinnovi al momento giusto e non con ritardi fisiologici di 12 mesi». Nell’incontro di ieri sera gli industriali hanno ribadito la loro idea di avere una maggiore flessibilità sull’organizzazione del lavoro ed orario, ma anche sul salario. In particolare, secondo Confindustria, è necessario che nel salario diventi preponderante la parte variabile, cioè quella legata all’andamento dell’azienda e alla maggiore produttività offerta dai lavoratori, rispetto alla quota fissa. Il tutto a fronte di una struttura contrattuale immutata basata cioè su due livelli, quello nazionale e quello locale. Le confederazioni sindacali al tavolo hanno mostrato una certa unità. Non granitica per la verità perché alcuni distinguo ancora ci sono, sollevati per la maggior parte dalla Cgil che vorrebbe coinvolgere su questo fronte anche il governo. Ed è quello che ieri sera Epifani ha ribadito. Chiamare al tavolo il governo, secondo la Cgil, non è un salto nel buio. Quando fu rivisto il modello nel lontano ‘93 quell’accordo fu firmato anche dal governo compreso. Tra l’altro a quel tavolo c’erano anche altre associazioni oltre Confindustria e quindi non si capisce, è il ragionamento di Epifani, perché oggi debba essere differente. Inoltre con Romano Prodi o il ministro Cesare Damiano come interlocutore il problema salariale potrebbe anche essere inserito in una più ampia questione fiscale. In questo modo la discussione con gli industriali sarebbe più serena. Posizioni più articolate quelle della Cisl e della Uil. Il sindacato di Angeletti, ad esempio, è disponibile a un intervento del governo solo nel caso in cui salario e fisco si leghino tra di loro. Nel caso contrario il governo può benissimo stare a guardare. Ma le impressioni dei protagonisti dopo il primo incontro lasciano ben sperare per un’intesa più rapida del previsto. |