Immigrati: pressing anche del Cnel per rivedere le regole sui permess

Immigrati: pressing anche del Cnel per rivedere le regole sui permessi Barbara Fiammeri
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ROMA - Si allunga la lista delle richieste di modifica alla nuova legge sull'immigrazione. L'assemblea del Cnel, in un documento approvato all'unanimità, ha chiesto esplicitamente al Governo di rivedere le norme «sulle procedure di ingresso degli immigrati in modo da renderle più adeguate alle esigenze delle piccole e piccolissime imprese di alcuni specifici settori (commercio, turismo, artigianato)»; contemporanemente, va ampliata la platea dei soggetti che potranno beneficiare della regolarizzazione estendendola a tutti i «lavoratori immigrati» che attualmente lavorano in nero proprio per la mancanza del permesso di soggiorno. Quest'ultima proposta potrebbe essere attuata attraverso un'integrazione dell'attuale disciplina sul sommerso. Intanto, il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha annunciato che martedì prossimo «incontrerà i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani e Patronato Claai, per definire nel dettaglio il provvedimento sugli immigrati stagionali che sarà adottato dal ministero nei giorni immediatamente successivi». Le critiche alla nuova strategia sull'immigrazione tuttavia non si placano. «Il voto unanime espresso dall'assemblea - ha commentato il presidente del Cnel, Pietro Larizza - assume una particolare importanza, poiché sul tema delicatissimo dell'immigrazione abbiamo registrato le opinioni assolutamente convergenti dei rappresentanti di tutte le parti sociali, sindacati e imprese, del volontariato e dell'associazionismo». Da Villa Lubin arriva un monito chiarissimo che interpreta, peraltro, il diffuso malcontento di molti piccoli imprenditori soprattutto del Nord. Nel documento si sottolinea che «il lavoro è il motivo fondamentale del progetto migratorio ed è la condizione del processo di integrazione nel Paese di accoglienza». Ecco perché è indispensabile «una procedura di entrata più idonea alle esigenze di un rapporto diretto tra domanda e offerta, proprie di specifiche aree del mercato del lavoro». Così come deve essere facilitata «l'entrata di lavoratori di origine italiana residenti in Paesi non comunitari, senza tuttavia limitarla a quote riservate nella programmazione dei flussi». Il Cnel chiede al Governo di mantenere parte delle norme ancora in vigore che consentono di ottenere la carta di soggiorno dopo 5 anni di residenza regolare e le attuali condizioni per il ricongiungimento familiare. Inoltre, sempre secondo l'organo guidato da Larizza, è necessaria la proroga da 6 a 12 mesi di «mantenimento della presenza legale nei casi di perdita di lavoro per trovarne un altro, qualora il lavoratore straniero sia coinvolto in politiche attive da parte dei servizi per l'impiego». Per il Cnel, inoltre, «suscita riserve la norma che prevede la cancellazione del diritto di richiedere la liquidazione e l'incameramento nel bilancio del ministero degli Interni dei contributi previdenziali, quando i cittadini immigrati cessino l'attività lavorativa in Italia e lascino il territorio nazionale, non avendo maturato il requisito contributivo per la pensione» (attualmente il lavoratore che decide di lasciare l'Italia può richiedere i contributi previdenziali versati). Anche la nuova disciplina sull'espulsione «dovrebbe essere riconsiderata», dice il Cnel. In particolare, occorre una netta distinzione tra clandestini con precedenti penali, non disponibili all'identificazione ovvero falsificatori della stessa, e irregolari che, presenti anche da anni nel territorio nazionale, privi di precedenti penali, non hanno potuto rinnovare il permesso di soggiorno, incorrendo in violazioni per «difficoltà amministrative» che impediscono l'ottenimento del permesso di soggiorno e che per questo, pur avendo un posto di lavoro stabile, sono costretti a lavorare nel sommerso. Sabato 26 Gennaio 2002
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