Il Tesoro teme un disavanzo al 4%
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sabato 30 aprile 2005
Retroscena
DUE SCENARI NEI NUMERI DEI TECNICI DEL MINISTERO E NELLE PREVISIONI DEGLI ECONOMISTI Il Tesoro teme un disavanzo al 4% Molte incognite: le ferrovie, l’Anas, gli incassi e la congiuntura
Stefano Lepri
PREDIRE catastrofi non fa bene alla salute, però quando sono in vena di autoironia gli economisti sottopongono a verifica i propri scenari con la scherzosa «legge di Murphy»: If anything can go wrong, it will («se qualcosa può andar male, andrà male»). La lista dei fattori di rischio per i conti pubblici del 2005 ammessi dal governo è lunga, ed è logico puntare sulla probabilità che non tutti si avverino insieme. Ma proprio per guardarsi dai pericoli occorre sempre tenere in conto l’eventualità del peggio; come invitava a fare nel 1949 il capitano dell’aviazione Usa Edward Murphy, che si occupava di collaudi di aeroplani. Sulla base delle stesse cifre del Tesoro - che i tecnici hanno insistito a scrivere nel modo più chiaro - un deficit al 4% del prodotto lordo non è impossibile.
CONTRATTI STATALI. A correzione dei rischi in negativo per la finanza pubblica, la «Relazione di cassa» ne indica uno in positivo: che nella speranza di ottenere maggiori aumenti di stipendio con Finanziaria, i sindacati tollerino uno slittamento al 2006 del rinnovo contrattuale per il biennio 2004-2005. Ma se invece i sindacati riescono a imporre il rinnovo, l’insieme degli altri fattori di rischio fa toccare un possibile 3,74% di deficit.
STUDI DI SETTORE. Uno dei pericoli indicati dal rapporto primaverile della Commissione europea è che non sia incassato per intero il gettito fiscale in più messo in conto con la revisione degli «studi di settore» per il lavoro autonomo e l’impresa minore. Anche Banca d’Italia teme che le modifiche apportate in Parlamento durante l’esame della Finanziaria abbiano «ridotto le potenzialità di gettito». Si tratta di 3,6 miliardi; se ne arrivassero la metà, la peggiore delle ipotesi, il deficit toccherebbe il 3,87%.
MINOR CRESCITA. Sulla base delle nuove previsioni di crescita dell’economia italiana quest’anno, ridotte rispetto alle precedenti e allineate con quelle di Commissione europea e Fmi, la «Relazione di cassa» già dà per scontato un 0,23% in più di deficit. Questo avviene, grosso modo, perché con meno crescita si hanno meno entrate fiscali, mentre le spese sono fissate in cifra per legge. Ma secondo il Tesoro l’effetto sul bilancio 2005 è «solo parziale» a causa del meccanismo dell’autotassazione che lo sposta sull’anno successivo. Non è certo che questo tipo di calcolo sia accettato dall’Ue. Un pieno utilizzo del «fattore di elasticità» fin qui considerato dagli enti internazionali accrescerebbe il deficit di altri due decimali o quasi, oltre il 4%.
MINOR CRESCITA, 2. La previsione di una crescita del prodotto lordo italiano all’1,2%, dovuta appunto a Ue e Fmi, a diversi economisti sembra purtroppo divenuta ottimistica nelle ultime settimane. Standard & Poor punta ora su un magro +0,7% e trapela che l’Ocse sia dello stesso parere. Secondo il calcolo adottato dal Tesoro questo accrescerebbe il deficit di un altro decimo di punto, secondo il calcolo tradizionale di due decimi. Spingendo il pessimismo all’estremo, si arriva dunque a 4,25%.
SE INVECE TUTTO VA BENE. Come somma delle ipotesi migliori, la «Relazione di cassa» indica un deficit 2005 al 2,9% del prodotto lordo, dentro la soglia di Maastricht. Ma a Bruxelles si ritiene che la riclassificazione dei trasferimenti alle Ferrovie, pur se all’Italia «non piace» e non è gradita nemmeno ad altri grandi Paesi come Francia e Germania, sia ormai passata in giudicato; difficilmente sarà rivista, e per ora non è prevista nessuna data per rimetterla in discussione. Dallo stesso documento del Tesoro si evince che la previsione minima di deficit proveniente dagli uffici è in realtà 3,1%.
L’ANAS. E’ elencata tra i rischi la possibilità che l’Anas, l’azienda delle strade ora da ente pubblico trasformata in società per azioni, nemmeno nel 2005 riesca ad essere conteggiata fuori dal settore pubblico quale azienda operante sul mercato. Esperti del settore ritengono che il conseguimento dell’obiettivo sia improbabile; e non è escluso che venga bocciato da Eurostat. Il Fondo monetario ha comunque avvertito di considerare quello dell’Anas un puro espediente contabile, che non muta i dati fondamentali del bilancio. Vale 0,14 del prodotto lordo.
LA PRESSIONE FISCALE. Il ministro dell’Economia ieri ha notato che nel 2004 la pressione fiscale è diminuita di un punto del prodotto lordo, al 41,8%, dal 42,8% del 2003, e che secondo le previsioni diminuirà ancora nel 2005, al 41,1%. Il calo del 2004 rispetto al 2003 è dovuto all’ingente gettito dei condoni. Se il confronto è spostato indietro al 2002, dove la cifra era 41,9%, la pressione fiscale è rimasta pressoché invariata l’anno scorso.
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