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Il terzo secolo dei Borletti

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    marted? 25 aprile 2006

    Dinastie industriali
      Il terzo secolo dei Borletti
        Con la Rinascente un ritorno alle origini

        di Aldo Bernacchi

        Dinastie industriali che reggono ai cambi di generazione; altre, sempre pi? numerose, che si smarriscono e cedono; dinastie di stand-by, dinastie in manovra: il capitalismo famigliare italiano offe un vasto campionario. Sotto osservazione sono tornati anche i Borletti, in particolare da quando Maurizio Borletti, figlio di Ferdinando, ha messo piede nella Rinascente come presidente, socio di una cordata di cui fanno parte Pirelli Re, Deutsche Bank e Investitori Associati. Borletti ha solo il 4% di Tamerice, la societ?-veicolo che ha rilevato il 99,9% di Rinascente dall'Ifil ma i progetti sono ambiziosi: farne una sorta di department store di lusso inserendo la Rinascente in quel ristretto club europeo cui appartengono Harrods e Bon March?. Per Borletti ? stata un sorta di ritorno nell'azienda fondata dal fratello di suo nonno Aldo, Senatore.

        Dinastia industriale tra le pi? note nella Milano del secolo scorso, quella dei Borletti sembrava essersi bruscamente arrestata alla seconda generazione. Oggi, quando gi? si affacciano i rampolli della quarta, alla terza generazione pare sia tornata pi? forte la voglia di ripartire, proprio nel solco tracciato da Senatore, imprenditore e politico al tempo stesso, con il proposito di allungare una storia ormai pi? che centenaria in cui entra di striscio anche Johann Joseph Franz Karl Radetzky, il governatore austriaco che represse la rivolta milanese delle Cinque Giornate. Almeno cos? risulta da una ricerca sugli avi di famiglia che Senatore Borletti, classe 1880, fece fare quando venne insignito conte dal Re d'Italia. Ne risult? che i suoi antenati erano dei perscatori sul lago d'Orta. Ma soprattutto che Giuditta, la nonna materna, era stata la giovane donna che accompagn? fino alla morte, nel 1858, Radetzky. Con lei il Feldmaresciallo austriaco si dice che ebbe quattro figli. Uno di essi molto probabilmente era Nina, che nel 1877 fin? sposa a Romualdo Borletti. Si unirono in matrimonio a Capodanno e in dodici anni ebbero undici figli. Tre furono i maschi che non morirono prematuramente: Senatore, Aldo e Nando, che ?in famiglia - come ricorda il nipote Stefano Borletti, cugino di Maurizio, da qualche tempo attratto dall'impegno politico - furono subito detti il bello, il buono e il brutto?.

        Senatore fu senatore del Regno e conte di Arosio. Ebbe intuizioni imprenditoriali fuori del comune. A lui si deve la creazione del Linificio e Canapificio. Lanci? assieme ad Aldo la Fratelli Borletti. Ma soprattutto fu il fondatore della Rinascente. Era il coronamento di un sogno inseguito da anni quando nel 1917 rilev? da Ferdinando Bocconi, il fondatore dell'omonima universit? milanese, il primo emporio di abiti confezionati che, aperto nel 1965 in via Santa Redegonda, a due passi dal Duomo, era cresciuto man mano cambiando nome in ?Alle Citt? d'Italia?.

        Borletti scomod? addirittura GabrieleD'Annunzio - di cui fu un accanito sostenitore durante la missione del poeta su Fiume - per trovare una nuova denominazione. E D'Annunzio invent? ?La Rinascente?. Un nome che era un messaggio di ottimismo che venne ben interpretato dai manifesti pubblicitari di Marcello Dudovich. Dudovich disegnava situazioni infotografabili inventando sogni raggiungibili. Gli acquisti all'ombra della Madonnina entrarono nei costumi di una Milano, che inseguiva le mille lire al mese, al pari del cappuccino dal Motta e il rabarbaro dal Zucca, come dicono ancora oggi sotto la Galleria. Nel 1928 con la Upim lanci? anche i magazzini a prezzo unico. Per Borletti furono anni all'apice della fama. Intanto Aldo, in famiglia, era a capo dellaFratelli Borletti che tra le due guerre divenne famosa per le macchine da cucire con lo slogan ?Borletti punti perfetti? e per la Borletti Veglia, che forniva a tutti gli italiani, attraverso la Fiat,contachilometri e contagiri.Con sua moglie Maria, donna pia e devota, si dedic? tutta la vita a opere di beneficenza finanziando colonie estive, case di accoglienza gestite da prelati, e orfanotrofi. Ma essendo detto anche "il bello", Aldo spese non poco tempo con affascinanti amanti, tant'? che, causa le sue distrazioni galanti, divenne famoso per arrivare sempre in ritardo alle riunioni di lavoro.
          Il terzo fratello della prima generazione, Nando, un naso da boxeur, era il pi? pelato di tutti i Borletti. Tanto che - come ricorda Stefano, suo nipote diretto - era solito dire: ?Quando mi lavo la faccia vado su su su e mi fermo al sedere?. Anche Nando si occup? di canapa e lino, di tappeti, fu cofondatore e consigliere della Rinascente. Ma ? anche il Borletti che assieme alla moglie Ginia Monzino e al cognato Franco, fond? la Standard che, durante il Fascismo, venne italianizzata in Standa. Successe cos? che i Borletti nella grande distribuzione oltre che a promuoverla crearono di fatto la prima concorrenza tra due rami della stessa dinastia.

          Storia di successo, quella dei Borletti, ma che gi? nella seconda generazione perse all'improvviso smalto, un po' per il peggioramento del clima economico dopo il boom del primo dopoguerra, un po' perch? non tutti i discendenti avevano la stessa vis imprenditoriale, un po' anche per alcuni drammatici eventi. Come la morte, cadendo da cavallo, di Romualdo, detto Micio, l'unico figlio di Senatore, per alcuni anni anche lui presidente di Rinascente. Destino volle che anche uno dei due figli di Micio, mor? in circostanze strane cadendo da un'altura di Acapulco nel 1973.

          Alla presidenza della Rinascente, scomparso Romualdo, subentr? Senatore, detto Cicci, uno dei tre figli di Aldo. Si spos? con Nella Cosulich, triestina di una famiglia di armatori, non ebbero figli. Gli altri due figli di Aldo furono Vanni e Ferdinando. Del primo in famiglia si ricordano soprattutto le avventure di play-boy, una in particolare con una famosa attrice. In omaggio alla sua avvenenza si racconta che le fece riempire una vasca da bagno di champagne e lei, che era AlidaValli, si immerse, felice e sensuale, nelle preziose bollicine. Vanni era aviatore e mor? in volo, durante la Seconda guerra mondiale. Ed ? proprio quell'aviatore morto in guerra, Vanni Borletti, a cui si riferiva Valentina Cortese sul Corriere della Sera di ieri - ricordando l'amica attrice morta sabato scorso - l'?amore che rimase nel cuore di Alida per tutta la vita?.

          Il fratello di Vanni, detto Nandino, classe 1922, si occup? principalmente della Fratelli Borletti; tenne rapporti stretti con gli Agnelli, tanto da vendere l'azienda di famiglia alla Marelli. Tra i vari incarichi fu anche vicepresidente del Sole-24 Ore. I forti legami con la Fiat lo portarono al centro di uno scandalo, quello della Valsella, che gli cost? anche qualche giorno di galera. La Valsella era una societ? del Bresciano che produceva mine anti-uomo, con grosse forniture all'Iraq in guerra con l'Iran.

          Ferdinando Borletti, sposato a Rosalinda Bettoja, esponente dellafamiglia proprietaria di importanti hotel in Roma, ebbe cinque figli. Uno di loro ? Maurizio, classe 1967, che torner? a essere presidente della Rinascente. Quella Rinascente che i Borletti avevano ceduto all'inizio degli anni Settanta al gruppo Agnelli, operazione che segn? un forte ridimensionamento del loro peso nel gotha della finanza e dell'economia che conta. Tanto pi? che negli stessi anni venivano cedute anche la Borletti al gruppo Fiat e la Standa, quest'ultima alla Montedison dove Giorgio Valerio stava per abdicare sotto gli attacchi dell'Eni di Eugenio Cefis. A curare la vendita della Standa fu soprattutto Mario, l'unico figlio di Nando, detto ?il brutto?, che sposando Silvia Fiocchi ha collegato un ramo di famiglia con quello lecchese delle cartucce. Mario si era occupato della Standa durante tutta la sua vita ?anche se il suo grande amore - ricorda il figlio Stefano - fu per Ca' Negra, una tenuta agricola sita nel Veneto in Polesine, dove adott? tra i primi in Europa le stalle a grigliato che hanno il vantaggio di ridurre la movimentazione del letame mantenendo pulite le bestie.

          Ma, malgrado qualche disavventura, la fiamma della tradizione imprenditoriale non si ? mai spenta nei Borletti. A tenerla sempre accesa, in una dinastia ormai sparsa un po' in tutto il mondo a godersi cedole e il benessere accumulato dalle generazioni precedenti, ? stato Maurizio, leader della terza generazione, quella dei pro-cugini. ? stato Maurizio che nel '93 mise mano alla parigina Christofle, la storica e blasonata casa dell'argento. Un blitz in cui sconfitti uscirono gli stessi francesi di Taittinger che scesero in campo al grido di?niente italiani, il lusso ? francese?: nella battaglia per Cristofle Maurizio venne aiutato dal cugino Albert Bouilhet - figlio di Carla Borletti, a sua volta figlia di Aldo - la cui famiglia ? proprietaria del marchio da sei generazioni. Ma ? solo l'anno scorso con il rientro a Milano, assieme a Grace, la moglie americana, per presiedere la Rinascente e la Upim che di fatto Maurizio ha riagganciato, sanando una cesura, la storia di famiglia. Da parte sua, il cugino Stefano, 62 anni, che vive a Lugano, fino a oggi alle prese tra finanza e l'agricoltura di Ca' Negra, avrebbe voluto riportare un Borletti nelle aule parlamentari, presentandosi alle recenti elezioni usufruendo della legge Tremaglia che d? diritto agli italiani all'estero di scegliere i propri esponenti, ma per un vizio formale la sua candidatura nelle file di Forza Italia ? stata bocciata dalla Cassazione. Dice comunque di voler continuare il lavoro fin qui svolto. Grande distribuzione pi? politica: sarebbe davvero come tornare indietro alle origini della dinastia, ai tempi di Senatore, di nome e di fatto, riandando a un passato di grandezza ?tanto stimolante - ammette Stefano - quanto sappiamo difficile da replicare?.

            4
            PER CENTO
            La quota, detenuta dai Borletti, di Tamerice, societ? che ha rilevato il 99,9% di Rinascente

            871
            MILIONI DI EURO

            Il fatturato complessivo del gruppo Rinascente nel 2005
            5.500 DIPENDENTI

            Il numero complessivo di addetti Upim e Rinascente