Il rischio: dare la Cisl all’Ulivo (M.Franco)

venerdì 26 settembre 2003
LA NOTA
Regge l’asse Lega-azzurri Il rischio: dare la Cisl all’Ulivo
di MASSIMO FRANCO
Umberto Bossi ha condannato alla fucilazione la Dc e i suoi eredi: il peccato di debito pubblico, tuona da Radio Padania , si paga con la morte. E neppure tanto simbolica; o, almeno, così sembra. L’Udc di Marco Follini, e a ruota An, reagiscono disertando la riunione della maggioranza. Silvio Berlusconi va al cimitero di Comerio, nel Varesotto, per il funerale del padre di Fedele Confalonieri, gran capo di Mediaset. «Carinamente» (l’avverbio è berlusconiano) Bossi lo raggiunge al camposanto e va via con lui dopo avere giurato alla signora Rosa, mamma del Cavaliere, e a Confalonieri che i lumbard non faranno cadere il governo. Fucilazioni, promesse al cimitero e alleati sull’orlo di una crisi di nervi. L’affresco offerto dal centrodestra nella giornata di ieri è un ibrido fra la resa dei conti e un film surreale. Eppure, l’ennesima rissa restituisce l’immagine di un tandem ferreo tra Forza Italia e Lega. Palazzo Chigi sembra rassegnato a trattare con indulgenza la strategia degli insulti contro l’Udc; anzi, quasi la avalla. Sergio D’Antoni, uomo di Follini, rispolvera il vecchio lessico dc: dopo avere porto l’altra guancia, l’Udc «le guance le ha finite». Ma D’Antoni si sottovaluta. Soltanto una massiccia scorta di guance permetterà di sopportare la scarica di insulti dei prossimi mesi. Vittime predestinate: Udc e An, bestie nere del leghismo. Partiti «romani» da tenere sotto tiro per esaltare il profilo nordista della coalizione; per umiliare le loro ambizioni (o velleità) di autonomia; e per dimostrare che, comunque, non possono far cadere il governo. La campagna per le Europee è in corso e la Lega sa come condurla. Bossi «parla ai suoi elettori», lo giustifica Berlusconi. «Lui» lo loda, «rispetta i patti». Lui: come dire che negli altri non riconosce un identico tasso di affidabilità. Sotto voce, i teorici dell’accordo FI-Lega paragonano il capo padano a una sorta di «pitbull» del presidente del Consiglio: spedito a mordere di volta in volta l’alleato riottoso di turno. La battuta fa sorridere, ma risulta fuorviante. Ritenere che Bossi esprima soltanto forza bruta significa sottovalutare un crescendo di «morsi» politici dati con metodo; e regalati come trofei di guerra a un leghismo frustrato dall’esperienza al governo. Il prezzo di questi assalti non è ancora calcolabile. Per il momento, il contraccolpo più pesante non è il rinvio del vertice, ma l’irritazione della Cisl di Savino Pezzotta per l’attacco di Bossi anche al sindacato. Si trattasse della Cgil, avversaria era e avversaria rimane. Ma Pezzotta è stato un interlocutore prezioso del centrodestra. Il fatto che venga spinto all’opposizione segnala una novità: assecondando i «fuochi d’artificio» leghisti, Berlusconi si può anche ustionare.
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