19/7/2006 ore: 10:56

Il partito Americano

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    mercoled? 19 luglio 2006

    Pagina 6 - Medio Oriente in fiamme

    IPOTESI BIPARTISAN LA DRAMMATICA SITUAZIONE INTERNAZIONALE STA DETERMINANDO UNA RAPIDITA’ NELLE RISPOSTE DEL GOVERNO CHE PRODI HA DIFFICOLTA’ A DARE: CRESCE LA PRESSIONE USA
      Il partito Americano

      retroscena
      AUGUSTO MINZOLINI
        ROMA
        Sono le 12 e 30 di venerd? scorso e Paolo Naccarato, sottosegretario per i rapporti con il Parlamento ma, soprattutto, uomo di Francesco Cossiga nel governo Prodi, risale stancamente via Uffici del Vicario, la stradina che porta a Montecitorio, scuotendo la testa. ?Non so come si possa andare avanti cos?. Oggi alle 13 l’ambasciatore americano ha convocato con urgenza Cossiga. La situazione ? tesa e li capisco pure. Per prendere una decisione sull’Afghanistan ci abbiamo messo un mese. Come la metteremo con la crisi Medio-Orientale o sul “caso” Abu Amar??. Due giorni fa anche il segretario del Pri Francesco Nucara si lamentava per altri motivi: Giorgio La Malfa si ?, infatti, dimesso all’improvviso da presidente del Pri e Nucara, che c’? rimasto male, sa anche il perch?. ?Cossiga ha chiesto a Giorgio di autonomizzarsi da Berlusconi - racconta - spiegandogli che presto Romano Prodi cadr? e lui potrebbe entrare in un governo D’Alema?.
          Un discorso che il presidente della Commissione Finanze della Camera, il mastelliano di ?ferro? Paolo Del Mese, teorizza apertamente in Parlamento: ?Da qui a sei mesi qualcosa cambier?. E non si andr? alle elezioni. E’ gi? tutto pronto. D’Alema arriver? al posto di Prodi e la maggioranza si allargher?. Anche Berlusconi ? d’accordo. Accetto scommesse. E manderemo via Rifondazione e quelli del Pdci che hanno un nome complicato?. Lo stesso concetto ? riproposto in un linguaggio pi? aulico da Giuseppe Caldarola, ex-direttore dell’?Unit? e battitore libero dalemiano che pu? dire ci? che il capo non osa: ?La politica internazionale - osserva - sta determinando un’accelerazione dei tempi. Ci vogliono decisioni veloci e non le mediazioni estenuanti che servono per tenere insieme la maggioranza. Noto che ? cresciuta la disponibilit?, a sinistra come a destra, su possibili nuovi scenari che hanno tutti due elementi di riferimento: pi? passa il tempo e pi? il risultato elettorale viene dimenticato e, contemporaneamente, l’opzione di nuove elezioni come alternativa all’attuale governo perde quota. La verit? ? che fin dall’inizio bisognava fare un “patto” perch? l’attuale maggioranza non ? autosufficiente neppure con i voti di Rifondazione?.
            Di questo si discute in Parlamento e l’argomento affascina soprattutto chi tiene conto degli umori internazionali, a cominciare da quelli di Washington. Gi?, soprattutto il grande alleato oltre-oceano ha bisogno di misurarsi con un governo forte e con una maggioranza pi? compatta sulla politica internazionale: non ? un segreto, infatti, che l’attuale quadro politico non piaccia al governo Usa, per cui tenta di sensibilizzare, per quel che pu?, gli amici che ha nella politica italiana. La stessa cosa che stanno facendo da settimane, su un altro versante e per altri motivi, molte eminenze cardinalizie ?oltre Tevere?. Del resto il dinamismo di Pier Ferdinando Casini sull’Afghanistan ? cominciato dopo che in un colloquio l’ambasciatore americano, Ronald Spogli, aveva espresso le sue preoccupazioni sulla necessit? di liberare la politica estera del nostro Paese dall’ipoteca della sinistra pi? massimalista e l’ex presidente della Camera aveva risposto all’appello con la frase di rito: ?Sono a disposizione?. Un discorso che ripetuto a Silvio Berlusconi e a Gianfranco Fini ha strappato il ?s? dell’intero centrodestra sul decreto per il rifinanziamento della nostra missione.
              Solo che le questioni incandescenti non finiscono con l’Afghanistan. Semmai questo sulla carta era l’ultimo dei problemi, visto che la questione era nota malgrado la maggioranza ancora non abbai perfezionato un ?compromesso? sull’argomento al suo interno. Immaginiamoci, quindi, quali possono essere i tempi di reazione - e di decisione - sulle crisi che possono scoppiare all’improvviso, tipo quella medio-orientale. ?Loro stanno insieme grazie agli artifici verbali - osserva Gianfranco Fini - solo se debbono fare i conti con uno scenario statico. Di fronte a un imprevisto quale pu? essere la crisi medio-orientale, o quello che ? stato per noi l’11 settembre, rischiano di saltare?.
                Appunto, l’attuale maggioranza di governo ? messa a dura prova dall’?Imprevisto?. E se balla sullo scontro con i tassisti, immaginiamoci sulla politica internazionale. Specie se dietro c’? il grande alleato. Ad esempio, il ?caso? Sismi rischia di tornare nuovamente bollente e complicato. I giudici di Milano hanno intenzione di chiedere al governo se sul rapimento dell’ex-imam Abu Amar vuole mantenere il segreto di Stato, oppure no. Alle 17 di ieri pomeriggio ieri la richiesta ufficiale per lettera non era ancora arrivata a Palazzo Chigi. Ma cosa succeder? quando arriver?? Finora n? Prodi, n? il suo fido sottosegretario, Enrico Micheli, si sbilanciano: anche perch? una decisione in un senso o nell’altro pu? procurare guai. Se il segreto di Stato viene tolto, quello che potrebbe succedere lo preannunciano gli esponenti del precedente governo. ?Gli americani diventerebbero pi? furiosi di quanto non lo siano gi?, prevede sicuro Berlusconi. ?Gi? - chiosa Fini - se la dovrebbero vedere con Washington?. Se lo mantenessero, invece, la sinistra massimalista finirebbe sulle barricate. ?Io mi sono sbomballato per un’intera nottata - fa presente il capogruppo dei Verdi, Angelo Bonelli - per far inserire nel programma dell’Unione un punto in cui chiediamo che sia tolto il segreto di Stato dappertutto. E ora invece di togliere quelli che c’erano, ne aggiungiamo un altro. Ma siamo matti!?. ?Non credo che questa maggioranza - osserva il capogruppo dei comunisti Unitari, Marco Rizzo - possa permettersi di mettere il segreto di Stato su Abu Amar?. Come finir?? L’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ipotizza una soluzione ?soft?: ?Prodi metter? il segreto di Stato e la ciurmaglia lo seguir?.
                  Sar?. Ma ? difficile che ?la ciurmaglia? possa accettare sempre lo stesso epilogo: in questo modo rischia di tenere in piedi il governo ma di consumare il proprio consenso. ?Per ora andiamo avanti - spiega Rizzo -. Certo che D’Alema e Prodi, versione manovriera del 2006, sono pronti a vendersi l’anima al diavolo per diventare gli interlocutori di Washington. Ecco perch? non so cosa succeder? tra sei mesi?.
                    Tutti, quindi, sono in movimento. L’uscita di Enrico Letta dell’altro ieri, sull’allargamento della maggioranza, forse era un modo di sondare gli umori proprio per conto del premier. Anche il Professore vuole capire che margini ha. Su di lui hanno lasciato il segno le estenuanti trattative sull’Afghanistan con l’anima pi? massimalista della sua maggioranza: ?Con questi ? difficile arrivare ad un accordo perch? parlano un linguaggio astruso, ideologico. Quando tratti con Mastella sai cosa vuole, con loro invece no?. Cos? tutti si attrezzano o solo immaginano: ?Come D’Alema pensa a Berlusconi - ? l’equazione che offre il prodiano Franco Monaco - Prodi dialoga con Casini?. N? sa qualcosa Gianni De Michelis, uno dei messaggeri tra l’ex premier e l’attuale ministro degli Esteri : ?Io faccio la spola tra D’Alema e Berlusconi ma non si fanno passi avanti. Il Cavaliere pensa solo alle elezioni?.
                      Un concetto che forse era vero un tempo, ma che adesso non lo ? pi?. La galassia berlusconiana, infatti, oggi ? piena di subordinate al voto. Se Tremonti parla di governo delle grandi intese, il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi ha un’altra idea in testa: ?Si pu? dar vita ad un governo di decantazione e dopo un paio d’anni tornare alle urne?. E anche un ?duro? come Fabrizio Cicchitto spiega in questo modo ?il leit motif? berlusconiano sulle elezioni: ?Uno punta a centomila per incassare cinquemila?. Insomma, anche da questa parte c’? pi? disponibilit? a parlare del futuro. Magari proprio grazie agli americani.

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