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 sabato 18 dicembre 2004
INDAGINE ISTAT SULLE VIOLENZE ALLE DONNE Il molestatore? E’ uno che conosci Oltre mezzo milione le italiane che hanno subito un tentato stupro I familiari, i colleghi e gli «ex» le persone dalle quali stare in guardia Il posto di lavoro il luogo più a rischio. Nove su dieci non denunciano
ROMA I dati Istat sulle violenze e le molestie sessuali sono sconcertanti: oltre mezzo milione di donne italiane hanno subito almeno una volta nella vita una violenza sessuale tentata o consumata e oltre la metà della popolazione femminile (55,2%) è state vittima di almeno una molestia a sfondo sessuale. Il «lupo» si nasconde spesso in casa, o vicino, tra amici, parenti, conoscenti, e sul posto di lavoro. Un dato, questo, che ricorda quello delle violenze sui bambini: anche in quel caso è nella sicurezza delle mura domestiche che troppo spesso si trovano i colpevoli. Nel corso della vita, solo il 18,3% delle vittime è stata violentata da un estraneo e il 14,2% da chi conosceva solo di vista. Per il resto, sono gli amici ad essere più frequentemente i violentatori (23,5%), seguiti dai datori o colleghi di lavoro (15,3%), dai fidanzati ed ex fidanzati (6,5%), dai coniugi ed ex coniugi (5,3%).
Le cinquecentoventimila donne che hanno subito almeno una violenza nella vita, hanno in maggioranza tra i 25 e i 44 anni, mentre ragazze di età inferiore ai 24 anni hanno un tasso di vittimizzazione più basso. Il fenomeno è più diffuso al Nord (3,4% Nord-est e 3,3% Nord-ovest) e al centro nelle aree metropolitane (3,6%), mentre i tassi sono via via più bassi al diminuire della dimensione demografica.
Tra le pagine del rapporto Istat sulle «Molestie e violenze sessuali subite dalle donne nel corso della vita e nei tre anni precedenti all'indagine» (ricerca effettuata nel 2002 su un campione di 60 mila famiglie per un totale di 22 mila 759 donne di età compresa tra i 14 e i 59 anni) si legge anche che il 24,2% delle donne abusate nel corso della vita e il 29,4% di quelle che lo sono state negli ultimi tre anni ha subito più volte violenze dalla stessa persona.
Dal rapporto Istat emerge anche che il 90% circa delle donne decidono di non denunciare la violenza alle forze dell’ordine. Dato, anche questo, che conferma una realtà evidente: le vittime cercano di difendersi da un’altra violenza, quella che scaturirebbe da un confronto in Tribunale con il loro aguzzino; temono di essere «giudicate male» ma provano anche vergogna e senso di colpa. Ma c’è anche chi non denuncia per paura della propria incolumità o anche per paura che il violentatore finisca in carcere (evidentemente una persona della cerchia familiare).
Il 16,8% ha dichiarato poi di non aver denunciato perché il fatto non era stato abbastanza grave. Quasi un terzo delle donne non parla con nessuno dell'episodio che ha subito. Tra le donne, che hanno subito violenza sia tentata sia consumata che, invece, nel corso della vita hanno scelto di parlarne con qualcuno, la maggior parte lo ha fatto con un familiare o con un amico o un vicino, mentre è residuale la percentuale di coloro che si sono rivolte ai servizi sociali, alle forze dell'ordine, a uno psicologo o a un medico.
Le molestie fisiche sono state subite più frequentemente sui mezzi di trasporto pubblici (31,6%), in strada (19,0%), sul posto di lavoro (12,1%) e nei locali come discoteca, pub, bar o ristorante (10,5%); meno frequentemente in casa sia propria sia di amici.
Discorso a parte merita il posto di lavoro, luogo nel quale sono 373 mila (il 3,1%) le donne tra i 15 e i 59 anni che, nel corso della vita lavorativa, sono state sottoposte a ricatti sessuali: l'1,8% per essere assunte e l'1,8% per mantenere il posto di lavoro o avanzare di carriera. Secondo il rapporto dell'Istat, le donne cui è stato chiesto di essere «disponibili» (sessualmente) al momento della ricerca del lavoro sono più di mezzo milione, il 4,9%. Ciò che caratterizza maggiormente le vittime di ricatti sessuali nel corso della vita è il fatto di avere un titolo di studio elevato. Le donne che presentano il tasso di vittimizzazione più basso hanno infatti al massimo la licenza elementare (1,3%).
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