Il governo studia la riforma della cassa integrazione

Il governo studia la riforma della cassa integrazione
ROMA - «La mia esperienza mi dice che a costo zero si rimediano solo delle bufale». Così il centrista Rocco Buttiglione, ministro delle Politiche comunitarie, apre un’altra linea di confronto nel governo. Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha confermato l’intenzione di procedere alla revisione degli ammortizzatori sociali, precisando, però, che non sono disponibili risorse finanziarie e ricordando che la priorità dell’esecutivo è la riforma fiscale. In questi giorni l’esecutivo è impegnato a reggere lo scontro con i sindacati sull’articolo 18 (procedure dei licenziamenti). Nello stesso tempo il ministro del Welfare, Roberto Maroni, e il sottosegretario Maurizio Sacconi stanno mettendo a punto uno schema che, secondo le intenzioni del governo, potrebbe diventare la base di un nuovo negoziato, almeno con Cisl e Uil, «quando gli animi si saranno calmati», come osserva ancora Buttiglione. L’idea di fondo è quella di costruire un sistema su due livelli. Il primo centrato su un sussidio di disoccupazione per tutti coloro che perdono l’impiego (12 mesi al 40% della retribuzione). Il secondo prevede l’intervento sulla cassa integrazione che, per alcune categorie, potrebbe essere affiancata da un fondo alimentato da lavoratori e imprese. Per il momento, però, sono solo ipotesi. Da una parte non sono ancora valutabili le ripercussioni politiche dello sciopero generale. Ma, soprattutto, c’è anche un problema di costi e di priorità. In realtà nel governo anche sugli ammortizzatori sociali cominciano a confrontarsi due linee. Al ministero dell’Economia pensano a una modifica delle tutele «a costo zero» per il bilancio (così si esprime, per esempio, il vice ministro Mario Baldassarri). Di parere opposto i centristi come Buttiglione. Il ministro delle Politiche comunitarie ricorda che «nell’ultimo Consiglio dei ministri, oltre a varare la delega sul lavoro, si decise di rilanciare il dialogo con i sindacati con un’iniziativa ufficiale, una proposta sullo Statuto dei lavori». E’ in questo quadro che Buttiglione colloca «la riforma delle tutele e delle garanzie». I centristi, naturalmente, puntano soprattutto su Savino Pezzotta, segretario della Cisl. A suo tempo Pezzotta, cioè prima della rottura sull’articolo 18, pensava a misure che allargassero la rete delle protezioni. E la Cisl faceva anche circolare una stima: 2 miliardi di euro (circa 4 mila miliardi delle vecchie lire) per partire subito con la riforma dei sussidi di disoccupazione. Il confronto, probabilmente, entrerà nel vivo solo a fine estate. In quel momento Tremonti comincerà a disegnare la Finanziaria per il 2003, tenendo conto del vincolo europeo (l’obiettivo è l’azzeramento del rapporto tra deficit e pil). Ma anche del programma elettorale che, in campo economico, vede al primo posto la riduzione delle tasse. Nello scorso autunno l’esecutivo annunciò sgravi fiscali per circa 12-13 miliardi di euro in 5 anni. Nell’ultima Finanziaria sono previsti tagli per circa 2,5 miliardi di euro. Ciò significa che Tremonti vuole (e deve) accelerare. Per questo non sembrano esserci grandi margini per mettere soldi «aggiuntivi» sugli ammortizzatori. Si potrà intervenire, spostando risorse da un istituto all’altro (per esempio dalla cassa integrazione ai sussidi). Sempre a somma zero.
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Giuseppe Sarcina
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