Il governo prende tempo sulle pensioni

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13 Gennaio 2004
RINVIATA LA RESA DEI CONTI CON LE CONFEDERAZIONI. POSIZIONI PIÙ VICINE SU TFR E DECONTRIBUZIONE PER I NEOASSUNTI Il governo prende tempo sulle pensioni Sindacati divisi, la Cgil diserta il tavolo sul Welfare
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ROMA Dall’ennesimo confronto «decisivo» sulla riforma delle pensioni esce un nuovo rinvio della resa dei conti tra governo e sindacati. L’esecutivo decide di non chiudere la porta alle confederazioni, dichiarando una disponibilità a proseguire il confronto. I sindacati insistono, chiedono che il governo dica su cosa è disposto a cambiare la delega. E alla fine, l’Esecutivo si impegna a valutare le richieste di modifica della delega esposte da Cgil-Cisl-Uil nel corso degli incontri della pausa natalizia. Ne scaturiranno alcuni emendamenti (forse nel giro di due settimane), che verranno illustrati al sindacato prima di essere presentati quando la delega previdenziale sbarcherà in Aula al Senato. Intanto, parte già oggi un nuovo tavolo di confronto sul tema del welfare e delle politiche assistenziali; tavolo a cui la Cgil però non parteciperà. Insomma, sotto la pressione dell’emergenza, sulla riforma delle pensioni il governo riesce a trovare una soluzione di rinvio, che placa per ora i mal di pancia della maggioranza e apre invece qualche contraddizione nel fronte sindacale. Una soluzione che lascia aperto ogni esito, e che soddisfa le richieste di Alleanza Nazionale e dell’Udc, che in mattinata nel vertice presieduto da Gianni Letta avevano ribadito la necessità di arrivare a una riforma «il più possibile condivisa». Nel corso dell’incontro con i sindacati, presieduto da Gianfranco Fini (presenti Maroni e Buttiglione), i ministri hanno così proposto di proseguire il confronto fino alla fine del mese, proposta respinta - dopo qualche tentennamento - dai leader sindacali. Una proposta condita da dichiarazioni di disponibilità (sia pure generica) ad accogliere alcune richieste di Cgil-Cisl-Uil: la non obbligatorietà del conferimento del Tfr ai fondi pensione, lo slittamento della decontribuzione per i nuovi assunti, l’aumento delle aliquote a carico dei lavoratori autonomi, un ridisegno dei meccanismi di incentivazione per chi rinuncia alla pensione, una più marcata separazione tra previdenza e assistenza. Confermata, invece, la volontà di correggere la «gobba» della spesa previdenziale, e la necessità di presentare in Europa una riforma credibile. Epifani, Pezzotta e Angeletti, dopo una lunga riunione della delegazione sindacale, hanno deciso di non accettare questa proposta, e hanno chiesto al governo di esplicitare nero su bianco le sue proposte di emendamento alla riforma. E così, nei prossimi giorni la delega verrà discussa sulla base del vecchio testo dalla Commissione Lavoro del Senato (impegnato nel dibattito sulla riforma istituzionale). Una volta messi a punto gli emendamenti (una o due settimane, non è chiaro) il governo riconvocherà i sindacati, e presenterà in Aula le sue modifiche. A quel punto ci sarà la valutazione finale delle tre confederazioni. La Cgil, con Guglielmo Epifani, annuncia che oggi non parteciperà al tavolo sul Welfare: «basta con il confronto al buio - ammonisce Epifani- il governo deve assumersi la responsabilità di dire chiaramente cosa accoglie e cosa respinge delle nostre valutazioni. Oggi questo non è avvenuto per questo l'incontro è stato deludente». Per la Cgil, comunque, «l'accordo appare impossibile». Più positiva la valutazione della Cisl. «Oggi qualcosa si è spostato - dice Savino Pezzotta - non è stato un incontro inutile, perché la porta del dialogo resta aperta. Quando vedremo gli emendamenti del governo esprimeremo la nostra valutazione». Anche la Uil invoca chiarezza e attende gli atti del governo. «Maroni definisce utili e interessanti le nostre valutazioni - dice Luigi Angeletti - ma questi aggettivi ora devono essere sostanziati concretamente». Soddisfatto dell'esito del vertice è il ministro del Welfare Roberto Maroni, che però chiarisce: «non si apre una trattativa né un confronto di merito. È rimessa al governo la decisione se e come intervenire sulla delega, salvo riconvocare il il sindacato se la modifica al ddl ci sarà». Insomma, «il governo valuterà l'impatto finanziario e sociale delle proposte di Cgil, Cisl e Uil e se riterrà, nei prossimi giorni, che queste servano a migliorare dal punto di vista dell'equità la delega garantendo lo stesso rigore finanziario, le farà sue riservandosi di comunicare ai sindacati quali siano le proposte accettate e quali quelle respinte». Ne scaturirà una riforma «largamente, anche se non totalmente, condivisa e rigorosa dal punto di vista dei conti». Per il ministro la delega può ancora essere approvata entro fine gennaio (ma pare un obiettivo irrealizzabile), e la Lega porta a casa un altro non disprezzabile risultato: il tema delle pensioni non farà parte della verifica di maggioranza.
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