Il Governo prende tempo: dialogo ma senza fretta Pezzotta: così sarà scontro

Il Governo prende tempo: dialogo ma senza fretta Pezzotta: così sarà scontro |
ROMA - «Non abbiamo premura». Silvio Berlusconi rallenta i tempi della ripresa della trattativa con le parti sociali confermando la volontà di dialogare ma anche di fare le riforme sul lavoro, inclusa quella sull'articolo 18. Ieri, a chi gli chiedeva se l'attesa convocazione a sindacati e imprese ci sarà prima del voto amministrativo del 26 maggio, ha risposto: «Non vorrei fare le cose sotto la spinta della fretta, che mi pare non ci sia. Sono fiducioso - ha aggiunto - che alla fine si troverà un modo, senza scontentare chi aveva dei privilegi, che non è più possibile mantenere». Nonostante sia slittato l'annunciato incontro di ieri tra il ministro del Welfare, Roberto Maroni e Berlusconi, il clima resta di ottimismo. Lo stesso premier ha parlato «di tante dichiarazioni private di buona volontà e di voglia di tornare ad essere intorno al tavolo per trovare un accordo che possa far procedere le riforme che sono necessarie e che ci vengono chieste dall'Unione Europea». La condizione che pone il Governo è sempre la stessa: no allo stralcio delle modifiche dell'articolo 18 e no a posizioni pregiudiziali al negoziato. «Stiamo indagando - ha detto Berlusconi - tutte le ipotesi di ripresa della trattative», che sono appunto quelle che Maroni avrebbe dovuto sottoporgli ieri ma il premier ha confermato che si deve andare «sia nella direzione di trovare un accordo, sia nella direzione di portare a casa le riforme. Occorre buon senso e attenzione alle ragioni dell'altro». Se, invece «si prendono delle posizioni aprioristiche e pregiudiziali, di bandiera o addirittura politiche...», Berlusconi non conclude la frase facendo capire che serve uno sforzo reciproco di mediazione tra le posizioni sindacali e quelle del Governo. La trattativa si sposta, quindi, a dopo il voto amministrativo del 26 maggio. Prima di quella data è improbabile che ci sia l'incontro con le parti sociali per discutere di ammortizatori sociali, formazione e articolo 18. I tempi più lunghi portano il negoziato a ridosso della definizione del Dpef, cioè il documento che dovrà contenere gli stanziamenti su una serie di capitoli di interesse del sindacato e di possibile materia di scambio. Risorse per gli ammortizzatori sociali, riforma fiscale, investimenti per il Mezzogiorno. Intanto il sindacato torna sul piede di guerra. Ieri Savino Pezzotta, leader Cisl, ha nuovamente chiesto una convocazione in tempi brevi replicando così al premier che «non ha fretta». «Ogni giorno che passa è un giorno perduto, o ci convocano - ha detto Pezzotta - o con questo atteggiamento il Governo dimostra di non volere il dialogo. Se questo continuerà per alcuni giorni decideremo le iniziative di lotta». La prossima settimana la Cisl riunirà «la segreteria per vedere cosa fare». A smorzare i toni della battaglia sull'articolo 18 è stato ieri il chief-economist dell'Ocse, Ignazio Visco secondo cui l'Italia si concentra troppo «su un articolo di legge che non è fondamentale per la revisione del funzionamento del mercato del lavoro». Rischia in questo modo di «perdere di vista che ci sono passi in avanti da fare per continuare un processo che comunque è stato già avviato». Venerdí 17 Maggio 2002
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