Il futuro del lavoro è bilaterale
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Cresce il peso degli enti governati da sindacati e aziende
Il futuro delle relazioni sindacali e (a cascata) dell`intero mercato del lavoro li vedrà sempre più protagonisti. Sono gli enti bilaterali, organismi di rappresentanza unitaria tra sindacati e datori di lavoro che si sono diffusi a macchia d`olio negli ultimi anni, sviluppando la loro azione in diversi ambiti. Una forma di collaborazione che potrebbe contribuire a svelenire i contrasti e favorire una collaborazione proficua tra le parti sociali.
Cosa sono. Dal punto di vista giuridico si tratta di enti privati costituiti dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro di una determinata categoria professionale. Sono costituiti liberamente, di solito in attuazione di previsioni del contratto collettivo. Sono paritetici, nel senso che i rappresentanti dei lavoratori e quelli dei datori di lavoro sono in numero eguale tra loro. Sono quindi organismi operativi che attraverso il confronto continuo e concreto sul campo si preoccupano di tracciare le strade e individuare gli strumenti per percorrerle.
Da qualche anno la legge ha iniziato a promuovere il ruolo degli enti bilaterali. Tre sono le principali aree di intervento: la gestione di prestazioni integrative o sostitutive rispetto al sistema generale obbligatorio di sostegno al reddito, in particolare per quei lavoratori coinvolti in processi di ristrutturazione e/o riorganizzazione aziendale; la programmazione delle attività formative e la determìnazìone delle modalità di attuazione della forma- zione professionale in azienda con particolare riferimento al nuovo contratto di apprendistato e, infine, la funzione certificatoria dei contratti di lavoro, sia per la prevenzione delle controversie giudiziali sul piano della esatta qualificazione del contratto di lavoro, sia al fine di ottenere un corretto utilizzo dei contratti di somministrazione di lavoro e di appalto.
Cresce il raggio di azione. Negli ultimi anni le funzioni di tali enti si sono però estese andando a coinvolgere anche altri rami del mercato del lavoro in genere. La prima novità riguarda l`autorizzazione a operare come agenzie per il lavoro che attuano la somministrazione.
Nell`intermediazione tra domanda e offerta di lavoro gli enti bilaterali possono, infatti, svolgere un ruolo
da protagonisti, vista la stretta vicinanza al territorio che li contraddistingue. Operando sul territorio, sono in grado di cogliere le esigenze del mercato, mettendo in comunicazione le diverse posizioni di chi è in cerca di una occupazione e di chi invece può offrirla. Ma gli enti bilaterali si presentano anche come organismi in grado di fornire un rilevante contributo contro la piaga del lavoro sommerso, attraverso la promozione di occupazione regolare e di qualità. Agli enti bilaterali spetta, inoltre, la promozione di buone pratiche contro la discriminazione e per l`inclusione dei soggetti più svantaggiati, come i giovani, le donne, i diversamente abili; la gestione mutualistica di fondi per la formazione e l`integrazione del reddito; lo sviluppo di azioni inerenti la salute e la sicurezza sul lavoro.
Il bilancio. «Pur essendo difficile un bilancio generalizzato, per via delle differenti mansioni svolte, si può dire che la maggior parte degli enti bilaterali funziona bene», osserva Ernesto Di Seri, docente presso la facoltà di giurisprudenza dell`Università Carlo Cattaneo Liuc di Castellanza. «Anche per l`esperienza personale maturata in un ente bilaterale che si occupa di formazione in materia di sicurezza in provincia di Varese, ho riscontrato che questi organismi sono animati da uno spirito costruttivo». Una caratteristica che li ha portati a essere osservati speciali nei progetti di riforma del mercato del lavoro.
«Verosimilmente, la riformulazione dello stato sociale li vedrà in un ruolo sempre più centrale», commenta Di Seri, «anche perché il loro buon funzionamento può contribuire a smussare le divergenze tra le diverse posizioni». A costo zero per lo stato. Una peculiarità di questi enti consiste nel fatto che vengono finanziati con un contributo a carico dei fruitori delle loro funzioni, stabilito mediante un accordo istitutivo (una quota è cioè generalmente a carico del datore di lavoro e l`altra a carico del dipendente). Il vantaggio per l`impresa è quello di poter godere di immediati ritorni economici riducendo e razionalizzando il costo del lavoro. Mentre, per il dipendente, essi non rappresentano dei semplici operatori privati fornitori di servizi, bensì moderne modalità di tutela del lavoro fuori dall`azienda. Tutele sempre più importanti nella vita del lavoratore viste le frequenti transizioni occupazionali che caratterizzano ormai la carriera lavorativa.