14/2/2003 ore: 11:39
Il flop della Bossi-Fini, nessuno riesce a regolarizzarsi
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venerdì 14 febbraio 2003
Su settecentomila domande solo poche centinaia sono state accolte. Caos a Milano, Napoli e Bologna. E intanto gli immigrati perdono il posto
Il flop della Bossi-Fini, nessuno riesce a regolarizzarsi
Luigina Venturelli
MILANO Della Bossi-Fini come fallimento
politico e umano tanto è stato
detto e dimostrato. Eppure, per le
menti più scettiche e matematiche,
adesso arriva anche la conferma dei
numeri. A due mesi dall’entrata in
vigore della legge sull’immigrazione,
a fronte delle decine di migliaia
di richieste di regolarizzazione avanzate,
solo poche centinaia sono giunte
alla fine dell’iter procedurale, nonostante
i tempi previsti dalle norme
fossero di 30 giorni.
A Milano oltre 87mila extracomunitari
hanno avviato le pratiche
per il permesso di soggiorno. Al momento
l’hanno ottenuto in cinquecento.
Proporzione che si mantiene
anche a Napoli e a Bologna. Nella
città partenopea le richieste di emersione
dall’irregolarità sono state
36mila, di cui solo 400 hanno raggiunto
buon esito. Nel capoluogo
emiliano, su 13mila avanzate, non
sono nemmeno un centinaio le domande
che possono vantare la conclusione.
Di questo passo, per completare
la regolarizzazione di tutti i 700mila
stranieri che hanno avuto accesso
alla sanatoria, ci vorranno dai due ai
tre anni.
Ma non si tratta di ordinarie lungaggini
burocratiche, perché gli effetti
di questi enormi ritardi sono
tutti sulle spalle degli immigrati, lasciati
mesi ad aspettare in una situazione
legalmente ibrida e concretamente
precaria. Se nell’attesa perdono
il posto, perché, nel frattempo,
l’impresa ha chiuso o la persona curata
è stata ricoverata, non hanno
altra scelta che ritornare nei meandri
del lavoro nero. La legge Bossi-
Fini, infatti, non contempla la
possibilità di stipulare un contratto
con un nuovo datore di lavoro. Così
come non prevede, durante il periodo
di giacenza della richiesta, la possibilità
di fare temporaneo rientro
nel proprio paese d’origine. Peccato,
se qualcuno non potrà rivedere
la famiglia fino al 2005-2006.
La denuncia è di Cgil, Cisl e Uil
che, nel sollevare il problema, hanno
chiesto al Ministero dell’Interno
di adottare una procedura d’urgenza
per il rilascio del permesso di soggiorno
ai lavoratori stranieri che siano
stati licenziati o costretti a dimettersi,
di permettere il cambiamento
del lavoro dopo la presentazione della
domanda di emersione, nonché
di introdurre la possibilità di fare
ritorno temporaneo nei luoghi di
provenienza.
L’unica risposta ottenuta, però,
è stata una vaga promessa di sveltire
le pratiche e di accelerare i servizi
alle poste. «Proposito inutile - sottolinea
Graziella Carneri, responsabile
immigrazione della Cgil di Milano - perché
ormai si tratta di ritardi accumulati,
con danni gravissimi alle
persone, così esposte ai ricatti e alle
estorsioni dei datori di lavoro». Per
questo i sindacati hanno organizzato
una serie di presidi di protesta
davanti alle prefetture delle varie città.
Si comincia stamattina a Bologna
e si conclude lunedì pomeriggio
a Milano, nella speranza di «sanare
la sanatoria».
Per permettere a 500 modelle
extracomunitarie di sfilare senza
problemi per la settimana della moda
milanese, uno strappo alla regola
è stato fatto, scongiurando con un
elenco speciale smistato a questure,
aeroporti e frontiere il blocco delle
bellezze straniere. Chissà se il destino
di operai e badanti troverà il governo
altrettanto sensibile.