Il difficile venerdì di Bobo Maroni
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Lunedì 4 marzo 2005
Diario sindacale
Il difficile venerdì di Bobo Maroni
di Enrico Marro
È la settimana di Roberto Maroni . Il ministro del Lavoro, con una mossa a sorpresa, tenta di rimettere in moto le relazioni industriali. Ha convocato per venerdì i sindacati e le associazioni imprenditoriali per aprire una discussione su come ridurre il costo del lavoro, cioè la differenza tra salario lordo e netto. Sulla carta, la cosa dovrebbe interessare a entrambe le parti sociali. Ma mentre il vicepresidente della Confindustria, Alberto Bombassei, è stato tra i primi ad applaudire il ministro, le reazioni di Cgil, Cisl e Uil sono negative. Il timore delle tre confederazioni è che l’iniziativa finisca per bloccare le trattative aperte per il rinnovo dei contratti, soprattutto quello dei metalmeccanici.
Fibrillazione in molte strutture della Cisl in vista del congresso di luglio. Le categorie più agitate sono quelle dei trasporti e dei pensionati. Il segretario della Fit, Claudio Claudiani , fatica a gestire una federazione che deve tenere insieme realtà tanto diverse tra loro, dagli autoferrotranvieri agli assistenti di volo. Il segretario dei ferrovieri, la categoria più forte della Fit, Vito Tedesco , è partito all’attacco, aspirando probabilmente alla successione di Claudiani. E anche il segretario della Fit Lombardia, Dario Balotta , è su posizioni molto critiche. Per evitare che il conflitto esploda al congresso della Fit di giugno è sceso in campo il segretario della Cisl, Savino Pezzotta , che ha tenuto una riunione con la segreteria Fit durata fino a notte fonda.
Agitazione anche nella Fnp, la potente federazione dei pensionati. Con 2 milioni e 170.142 iscritti, il sindacato dei pensionati, guidato da Antonio Uda , rappresenta più di metà degli aderenti alla Cisl (4.260.937) e la cassaforte della confederazione. Anche per questo Uda vuole contare di più nella ripartizione delle risorse e nella linea della Cisl, rivendica autonomia nella scelta dei gruppi dirigenti (è in uscita il segretario aggiunto Carmelo Muscolino ) e ha anche minacciato di non dare il suo sostegno al rinnovo di tutta la segreteria confederale che verrà proposto da Pezzotta al congresso di luglio, in particolare a Pier Paolo Baretta e a Sergio Betti. Baretta ha proposto a Uda un incontro chiarificatore, che però ancora non c’è stato. «Ma nei prossimi giorni parteciperò al congresso della Fnp del Lazio», annuncia in tono distensivo lo stesso Baretta. Infine, Raffaele Bonanni rafforza la sua posizione piazzando due suoi uomini alla Cisl di Chieti (sua provincia natale) e di Napoli. Rispettivamente: Leo Malandra e Giuseppe Gargiulo .
Si incrina il mito della Stm di Catania, stabilimento modello anche nelle relazioni industriali voluto da Pasquale Pistorio e più volte portato ad esempio dal leader della Cgil, Guglielmo Epifani . Fiom, Fim Uilm e Ugl metalmeccanici hanno aperto una vertenza a colpi di scioperi e manifestazioni accusando la multinazionale italofrancese di voler delocalizzare alcune attività, dopo aver già causato 104 esuberi nell’indotto.
Ha faticato più del previsto Gianni Rinaldini , leader della Fiom-Cgil, a far passare la sua proposta di portare in segreteria Maurizio Landini , di Reggio Emilia come lui, al posto del lombardo Tino Magni . Ci è voluta una seconda votazione nel comitato centrale, dopo che al primo tentativo non era stato raggiunto il quorum. Lo stesso Rinaldini è poi sceso in Basilicata, a Melfi, per richiamare all’ordine la Fiom locale che, sotto la guida del segretario Giuseppe Cillis , aveva fischiato a Roma Pezzotta durante l’ultima manifestazione nazionale dei metalmeccanici. Rinaldini ha trovato una Fiom divisa tra un’ala intransigente che fa capo allo stesso Cillis e una più moderata, vicina al segretario della Cgil della Basilicata, Giannino Romaniello .
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