6/2/2006 ore: 11:19
Il declino delle microimprese
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Pagina 54 - Economia investimenti in calo del 12,4% Nomisma-Crif: le piccole aziende navigano a vista A spiegarlo sono i numeri elaborati da Nomisma e Crif nel sesto Osservatorio sulla Finanza dei Piccoli Operatori Economici, aggiungendo cos?, a due mesi dall?appuntamento con le urne, nuovi strumenti di analisi per una campagna elettorale che si sta giocando in gran parte proprio sul versante dell?economia. ?Pesano sulle scelte aziendali - sottolineano i ricercatori di Crif e Nomisma - la congiuntura negativa e le prospettive di crescita della nostra economia, debole nei confronti di quella europea e di quella mondiale. Fattori che compromettono i margini e il clima di fiducia delle microimprese?. E quel "micro" non deve trarre in inganno: secondo l?Istat, ricordiamolo, degli oltre 4,2 milioni di aziende attive in Italia il 95% circa ? costituito da imprese con meno di 20 occupati (imprese individuali incluse). Il restante 5% ? composto da piccole industrie (4,5% con pi? di 20 occupati ma meno di 50), da medie imprese (0,5% da 50 a 249 dipendenti) e da grandi industrie (0,1% con oltre 250 occupati). L?Osservatorio rivela che tra il 2004 e il 2005 l?attivit? di investimento complessiva delle microimprese (fino a 2,5 milioni di euro di fatturato e fino a 10 addetti, secondo i parametri di Crif-Nomisma) ? scesa del 12,42%: una contrazione che ha riguardato tutti i settori e tutte le aree territoriali con punte pi? marcate nel Nord-Est, ?e senza prospettive di miglioramento a breve?. Sono diminuiti sia gli investimenti materiali che quelli immateriali (rispettivamente -17,32 e -16,86%) e le previsioni fatte nell?ultimo anno sull?attivit? di investimento futura non sono positive: -10,05%. In forte riduzione (-21,76%) anche la dinamicit?, un indicatore che Nomisma e Crif hanno costruito guardando alla strategia aziendale, allo sviluppo organizzativo e allo sviluppo tecnico delle microimprese. Aumenta poi del 3,20% il rischio economico-finanziario "endogeno", vale a dire la possibilit? di fallimento a causa dell?inadeguatezza gestionale dell?azienda (e a rischiare di pi? sono le imprese agricole, metalmeccaniche e della moda, tre settori chiave nel sistema Italia), mentre segna una contrazione del 7,07% il rischio "esogeno" di fallimento, ovvero determinato dall?ambiente economico nel quale si svolge l?attivit? dell?azienda. ?Da questo punto di vista - spiegano i ricercatori - il problema principale ? che le imprese non usano gli strumenti finanziari adeguati per gli investimenti e, quindi, non hanno margini di manovra sufficienti per impostare strategie solide nel lungo periodo: sono costretti a navigare a vista per fronteggiare al meglio la gestione dei debiti e dei crediti commerciali?. Una tesi, quella di Crif-Nomisma, che trova riscontro nelle riflessioni dell?economista Luigi Cappugi: ?Le piccole imprese - ha scritto Cappugi su Il Riformista - spesso organizzate sotto forma di aziende familiari, dove i processi decisionali e le scelte manageriali sono accentrati, presentano di frequente una scarsa cultura d?impresa, intesa come capacit? di elaborazione strategica ed operativa, accompagnata da processi di organizzazione e controllo produttivo efficienti. Probabilmente - sottolinea ancora Cappugi - la carenza maggiore del sistema imprenditoriale italiano sta proprio in questa scarsa cultura, che limita la visione strategica sul futuro dell?impresa non consentendo di elaborare scelte rapide e coerenti con il mutato scenario di riferimento esterno e, conseguentemente, di organizzare i fattori produttivi in un?ottica di massimizzazione dell?efficienza e della redditivit?. Si spiegano anche cos? i segnali scoraggianti sul fronte del rischio di credito che evidenzia un?evoluzione negativa di tutti i principali indicatori: il tasso di sofferenza, in particolare, passa dal 4,76% di giugno 2005 al 4,88% di settembre. ?Ancora una volta - si legge nell?Osservatorio Crif-Nomisma - l?accelerazione del rischio si ? concentrata nelle regioni del Nord Est e del Sud, sintetizzando la crisi di un modello di economia e di impresa che mostra segni di evidente difficolt?: il contesto competitivo che ? mutato recentemente richiede alle aziende piccole e medie un adattamento in termini di innovazione tecnologica tale da migliorare la qualit? del prodotto e da consentire alle imprese di reggere la concorrenza di prezzo e di volumi proveniente dai paesi dell?Est Asiatico?. |