1/8/2002 ore: 9:51
Il caso dei sindacalisti schedati
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Il caso dei sindacalisti schedati
il caso dei sindacalisti schedati
TOLENTINO, Mercoledì 24 luglio
Tre carabinieri in borghese fanno
visita a quattro importanti aziende
della zona. Nella fabbrica Poltrona
Frau, si fanno consegnare l’elenco di
tutti i dipendenti iscritti al
sindacato. I carabinieri rilasciano
una ricevuta in cui si legge: «È in
corso un monitoraggio nazionale».
Giovedì 25 luglio il senatore Ds
Guido Calvi denuncia l’episodio in
un’interrogazione parlamentare al
ministro della Difesa. Venerdì 26
luglio i sindacati si incontrano con il
prefetto di Macerata che assicura: «È
stato solo un errore locale». Sabato
27 luglio il Comando generale dei
carabinieri dispone la rimozione del
capitano Rosario Gemma, a capo
della stazione di Tolentino. Lunedì
29 viene rimosso anche il
maresciallo Giammario Aringoli.
RUSPINO, Venerdì 28 giugno
Nello stabilimento della
Sanpellegrino Spa alcuni sindacalisti
sono impegnati nella pianificazione
dello stato di agitazione. Due
carabinieri si presentano in fabbrica
e incontrano i dirigenti dell’azienda.
Le rappresentanze sindacali vengono
convocate e lasciate sole con i
militari dell’Arma. I carabinieri
chiedono prima delle spiegazioni poi
minacciano: «Conosciamo i vostri
nomi e se domani dovesse succeder
qualcosa vi veniamo a prendere». Il
delegato Flai-Cgil protesta. I militari
fanno un passo indietro e
raccomandano ai sindacalisti di non
raccontare i contenuti del colloquio.
Lunedì 29 luglio il prefetto di
Bergamo afferma: si è trattato di un
«eccesso di zelo» del comando locale
dei carabinieri.
BENEVENTO, Lunedì 29 luglio
Alla Camera del lavoro arriva un fax
dalla Questura di Benevento,
indirizzato alla Cgil: «Al fine di
aderire ad analoga richiesta della
locale prefettura, si prega di far
conoscere il grado di rappresentanza
in ambito provinciale». La Cigil non
ci sta e risponde: «Siamo spiacenti di
non poter aderire alla vostra
richiesta, in quanto non ci sono
state fornite nè le motivazioni, nè lo
scopo della stessa». Dopo poche ore,
negli uffici della Camera del lavoro
si presentano due agenti della Digos
per scusarsi. Alla base della vicenda,
sostengono, c’è stato solo un errore,
una cattiva interpretazione dovuta a
una errata trasmissione del fax dalla
prefettura. Scuse che non hanno
convinto il sindacato, visto il
ripetersi di eventi simili.