
GIOCO - 2 I ds puntano su un network di sale con il marchio Ludotec
Il Bingo Rosso trionferà E’ politicamente corretto
Partito, Lega Coop e la spagnola Cirsa: è un business di sinistra
I l Bingo diventerà un gioco di sinistra? Non è da escludere, visto l’impegno che stanno profondendo i Ds per conquistare il nuovo mercato. Tutto nasce un paio di anni fa, quando Fulvio Ichestre, amministratore delegato della concessionaria di pubblicità del partito, la Pielleffe, ha l’idea di sostituire, alla festa dell’Unità di Roma, la solita tombola con il nuovo gioco. All’inizio la sala rimane vuota, poi, via via, si riempie e alla fine è un successo. Lo stesso copione si ripete anche la scorsa estate alle feste di Modena e di Bologna: mentre ai serissimi convegni su tv, federalismo, eccetera assistono quattro gatti, nelle sale Bingo militanti e avventori si accalcano. Gli amministratori diessini fanno due conti, si esaltano e decidono di andare in Spagna. A prendere contatti con Manuel Laohernandez, patron della Cirsa, la società che domina il gioco in Spagna. La trattativa tra i manager diessini e la Cirsa prende corpo, si punta a realizzare una joint venture. Walter Cecchini, nominato direttore generale Cirsa per l’Italia, fonda una società per partecipare alla gara per le sale Bingo: la Playservice con base a Roma. La stessa cosa fanno i diessini: fondano un’altra Playservice con sede a Cavriago (Reggio Emilia) controllata dalla Immobiliare Beta, la società che gestisce tutto il patrimonio immobiliare del partito, da Pielleffe e dalla Ccfr, la finanziaria della Lega cooperative presieduta da Ilio Pataccini. L’obbiettivo è duplice: vincere quante più concessioni possibili sfruttando gli immobili sottoutilizzati e intanto fornire servizi ai gestori vincenti, possibilmente di sinistra. «La Cirsa fornisce la parte tecnologica, dai terminali al software - spiega Alfredo Medici, amministratore delegato di Immobiliare Beta e della controllata Playservice -, noi mettiamo tutta la parte relativa all’analisi immobiliare, all’organizzazione del personale, all’amministrazione finanziaria, ai servizi di pulizia e vigilanza, alla formazione. Tutto tramite le cooperative». Sembra semplice ma la moltiplicazione di scatole societarie complica le cose. La Playservice spagnola e quella italiana fondano insieme un’altra società paritetica: la Bingo One che funzionerà anche lei come service provider, lo stesso campo delle due controllanti. Ma non basta: la Playservice diessina per distinguersi da quella spagnola e dalla Bingo One deposita un proprio marchio: Ludotec. A che serve? «L’idea - spiega Medici - è quella di creare un network di sale con il medesimo marchio contrapposte a quelle targate Snai o Formula Bingo». Per quanto riguarda i locali c’è solo l’imbarazzo della scelta. «Stiamo scegliendo tra centinaia di vecchie sezioni, Case del Popolo, ex balere, ex discoteche, supermercati in disuso e centri commerciali della lega Coop». Per ottenere le licenze (massimo 40) è stato creato un ennesimo veicolo societario: la Cooperativa Tempo Libero. Ci sono tutte le premesse per la nascita di un «Bingo rosso». Anche se i dirigenti del partito guidato da Massimo D’Alema negano, è un fatto che sezioni ed ex Case del Popolo hanno già un pubblico di frequentatori abituali, potenziali giocatori di Bingo, in genere militanti. «Ognuna delle nostre sale - calcola Medici - potrebbe avere un giro d’affari sui 15 miliardi». Un bel business, insomma, e di sinistra. «Non lo facciamo solo per i soldi - sottolinea Ichestre -. Ci interessa la natura socializzante del gioco, sennò avremmo fatto anche le lotterie».
R. Sc.
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