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I sindacati: pronti allo sciopero

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    mercoledì 5 dicembre 2007
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      PALAZZO CHIGI
      ULTIMATUM DEI LAVORATORI
        I sindacati: pronti allo sciopero
          Cgil Cisl e Uil avvisano governo e imprese: fisco e contratti, vogliamo risposte

          ROBERTO GIOVANNINI

          ROMA
          I leader di Cgil-Cisl-Uil accendono i motori dello sciopero generale su salari, fisco e inflazione. Arriverà a fine gennaio, anche se non è ancora stato proclamato formalmente. E non sono stati per ora indicati i «nemici» contro cui è diretto: sicuramente nel mirino ci sono i datori di lavoro (pubblici e privati) che non rinnovano i contratti e tengono deliberatamente bassi i salari dei lavoratori italiani. Ma potrebbe finirci di mezzo anche il governo Prodi: al premier Epifani, Bonanni e Angeletti chiedono «risposte» sugli altri due malanni che castigano il tenore di vita degli italiani, ovvero il carovita, con l’impennata dei prezzi e delle tariffe, e un fisco che è sempre troppo pesante con i redditi medio-bassi. Con questi chiari di luna, le piazze piene di elettori dell’Unione incavolati potrebbe essere il colpo di grazia per l’Esecutivo; ragion per cui i leader delle tre confederazioni si attendono - «ragionevolmente presto», dice Raffaele Bonanni - una pronta convocazione da parte del governo per iniziare almeno a discutere di fisco e inflazione.

          Insomma, dalla riunione di ieri delle tre segreterie non è uscita una proclamazione, ma piuttosto un ultimatum di sciopero generale. Uno sciopero che sarà un po’ «a geometria variabile», sia sul versante delle controparti che della piattaforma di richieste. Adesso la palla sta nel campo avverso; per i sindacati, il momento delle decisioni sarà il 15 gennaio, quando si riuniranno insieme i tre Comitati Direttivi di Cgil-Ciisl-Uil. «A quel punto - spiega il leader della Cgil Guglielmo Epifani - avremo un quadro preciso della situazione. Valuteremo le risposte del governo e capiremo la situazione dei rinnovi contrattuali che noi speriamo si chiudano entro la fine dell’anno, ci sono oltre sei milioni di lavoratori senza contratto. Allora potremo decidere tempi e modalità dello sciopero generale». La prima mossa spetta al governo: «Chiederemo un incontro urgente - dice Bonanni - per illustrare i contenuti della nostra piattaforma su politica dei redditi, fisco e condizioni di lavoro. Il governo ci deve dare risposte sulla riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e sui rincari dei prezzi e delle tariffe». Secondo Bonanni, il sindacato ha molte ragioni per essere preoccupato: «il governo non ci dà risposte sull’Ici, sugli incapienti e sul pubblico impiego mentre si annunciano rincari su prezzi e tariffe e c’è un’impennata dell’inflazione. Il governo ci dica che cosa intende fare su tutte queste materie. Io spero per loro che ci convochino presto, perchè altrimenti la spinta che riceviamo dai lavoratori è per una forte mobilitazione». Per il numero uno della Uil Luigi Angeletti si deve parlare di «situazione drammatica» per i redditi dei lavoratori, che si trovano a fronteggiare la mancanza dei rinnovi contrattuali e nello stesso tempo la crescita dei prezzi e delle tariffe, mentre la pressione sui salari resta troppo alta. «Dobbiamo risolvere questi tre temi tutti insieme - afferma Angeletti - noi vogliamo che siano affrontate tutte le questioni relative al potere d’acquisto da interlocutori diversi».

          Il primo elemento della mobilitazione sindacale è sicuramente l’allarme per le fiammate dell’inflazione, che ormai cominciano ad erodere in modo significativo il potere d’acquisto di retribuzioni non difese né dalla defunta scala mobile né tantomeno tutelate dal recupero del drenaggio fiscale, abolito ormai nel 2001 dal governo Berlusconi. Ma vero è che nel mondo del lavoro cresce la febbre per i non-rinnovi dei contratti di lavoro, e i sindacati hanno problemi a reggere la pressione della base che vuole andare all’attacco di Confindustria e dei datori di lavoro (anche pubblici). Ieri Epifani ha ricordato quanto lunga sia la lista: i metalmeccanici, gli artigiani, il commercio e terziario, le banche, gli Enti locali e la Sanità. Un esercito che chiede a gran voce aumenti salariali. E presto.


            Sul tavolo - Le vertenze aperte

            Dipendenti pubblici
            Contratti scaduti a fine 2005, c’è un accordo quadro per rinnovi con aumenti medi di 101 euro ma. Raggiunta l’intesa solo ministeriali (250.000 lavoratori), parastato (circa 60.000) e scuola (circa un milione).
            Metalmeccanici
            Il contratto (1,5 milioni di lavoratori) è scaduto il 30 giugno. I sindacati chiedono un aumento di 117 euro.
            Commercio
            Per quasi due milioni il contratto è scaduto a fine 2006. La richiesta di aumento è di 78 euro (per 14 mensilità).
            Imprese di pulizia
            Circa 400.000 persone sono da 2 anni senza contratto.
            Bancari
            Per i 320.000 lavoratori delle banche i sindacati chiedono aumenti di 188 euro. Il contratto è scaduto a fine 2006.
            Ferrovie
            Il contratto scaduto a fine 2006 riguarda circa 120.000 lavoratori.
            La richiesta di aumento è di 115 euro medie.

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