I sindacati: il governo dice bugie

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I sindacati: il governo dice bugie |
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ROMA
Reazioni al vetriolo alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sull´art. 18 dinanzi alla platea del congresso di An. «Se nel governo - afferma Sergio Cofferati, leader della Cgil - fosse viva l´idea che dopo lo sciopero generale del 16 aprile basta una semplice convocazione per ricominciare il confronto, libero di pensarlo, ma sappia che è una strada impraticabile». Spiega che, se l´impianto della delega governativa sul mercato del lavoro rimane quello che è, e non c´è lo stralcio richiesto dai sindacati, «è evidente che una convocazione finisce nel momento in cui è stata convocata: lo sciopero generale sarà una risposta massiccia per costringere il governo a cambiare la sua politica sociale ed economica». Cofferati incalza, poi, Berlusconi rilevando che ancora una volta è inciampato in un lapsus freudiano quando ha invitato tutti a «fare un´opera missionaria di propaganda sull´art.18». Avrebbe potuto dire opera di convincimento e invece ha parlato di propaganda: «Infatti, di propaganda si tratta». Non meno tagliente il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «E´ il governo che dice bugie». «Vanno avanti dritti su una politica sbagliata - aggiunge - c'è in particolare una delle fattispecie previste per la sospensione dell'articolo 18 che toglie chiaramente un diritto. Per i lavoratori che passano da un contratto a termine a uno a tempo indeterminato si perde una tutela visto che nel rapporto a termine c'è il diritto a non essere licenziati senza giusta causa». In questo modo tra l'altro, secondo il leader della Uil, potrebbe prefigurarsi una situazione di incostituzionalità con persone che nella stessa azienda hanno diversi diritti. Secco il commento del leader della Cisl, Savino Pezzotta. Sulle proposte del governo sull'articolo 18 - ha spiegato - il sindacato ha «informato correttamente i lavoratori» che «hanno capito quale è la posta in gioco. Non è nostra abitudine - ha aggiunto - dare ai lavoratori un'informazione ingannevole». Sul fronte opposto, al direttivo di Confindustria, riunito ieri in seduta straordinaria per mettere a punto la strategia del convegno di Parma della prossima settimana, passa definitivamente la linea D´Amato: sulle modifiche dell´art.18 non si torna indietro e, comunque, queste rappresentano solo una minima parte di una riforma ben più ampia del mercato del lavoro. In vista di un appuntamento così importante (all´incontro parteciperanno Berlusconi, Fini, Tremonti e Maroni, il leader della Cisl Pezzotta e il presidente della Commissione europea Prodi) gli industriali non potevano arrivare senza un chiarimento al loro interno, soprattutto dopo i malumori di alcuni imprenditori che nei giorni scorsi sono tornati a esprimere le loro perplessità sullo scontro sociale in atto. Scontro che finora ha praticamente bloccato ogni velleità di riforma del mercato del lavoro. Alla fine, dopo una discussione durata quasi tre ore, la linea del presidente è stata riconfermata anche se non sono mancate osservazioni e distinguo. Il fronte però è rimasto unito. «Nessuna fibrillazione», ha dichiarato al termine l'ex leader di Confindustria Giorgio Fossa (spesso critico verso D'Amato), spiegando che, al di là delle discussioni, «alla fine è il presidente che tira le somme».
g.c.f. |
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