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16.09.2003 I prezzi volano, oggi sciopero della spesa di Laura Matteucci
Possono contare sulla partecipazione di sindacati e organizzazioni. E stimano di replicare i 10 milioni di partecipanti dell’ultima protesta, se non di superarli. Terzo sciopero della spesa, martedì 16, indetto dall’Intesa dei consumatori come strumento di battaglia al caro-prezzi, mentre l’inflazione viaggia sul 2,8% (l’Istat ha diffuso i dati definitivi riferiti al mese di agosto), superando di gran lunga la media europea (2%). Per lo sciopero degli acquisti di oggi fioccano le adesioni, dalla Confsal alla Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), da Cgil, Cisl e Uil ai Verdi. Contraria invece la Confesercenti: «Una manifestazione inutile», la definisce il presidente Marco Venturi, e contrarie anche alcune sigle di consumatori, che pure chiedono l’intervento del governo contro i rialzi ingiustificati.
L’Intesa (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, che hanno anche presentato ricorso al Tar del Lazio contro il tasso di inflazione rilevato dall’Istat, «totalmente sballato e lontano dalla realtà degli acquisti degli italiani») è convinta: «Abbiamo la presunzione - dice Rosario Trefiletti di Federconsumatori - di rappresentare l’insoddisfazione del 100% degli italiani, mai così alta come in questo momento». Trefiletti punta il dito sui rincari dell’ortofrutta, i cui consumi sono caduti nel giro di un anno del 23-25%. «Le famiglie non spendono - dichiara - perchè non possono spendere». Imputati anche i rincari scolastici, quelli della benzina che continua a salire «nonostante un brent a 27 dollari e la rivalutazione dell’euro del 15% rispetto a settembre-ottobre 2002». Oltre ai prezzi stellari delle tariffe Rc auto.
L’invito per oggi è quello di astenersi da qualsiasi tipo di spesa. Niente colazione al bar, non acquistare quotidiani, utilizzare i telefoni solo per chiamate urgenti, evitare di effettuare operazioni in banca, girare alla larga dai locali pubblici, cinema, teatri, discoteche, pub, ristoranti. Ancora: fare dei percorsi alternativi rispetto alle tratte autostradali, limitare l’utilizzo di Internet, non comprare nemmeno le sigarette. Limitare al massimo l’uso di apparecchiature elettroniche.
L’iniziativa sarà accompagnata da presidi dell’Intesa dei consumatori nelle più importanti piazze italiane, davanti a palazzo Chigi si terrà la manifestazione principale.
Insieme alla protesta, le associazioni presentano un pacchetto di richieste al governo per rilanciare i consumi: quella di un bonus fiscale di 1.500 euro per tutti i redditi fino a 15mila euro e la restituzione della fiscal drag a tutti i contribuenti, la defiscalizzazione di 7,5 centesimi a litro per i carburanti, oltre al controllo delle polizze Rc auto.
A questo proposito, l’Intesa aspetta la verifica prevista a ottobre con l’Ania. Se non verranno riscontrati ribassi, le associazioni sono pronte ad avviare una serie di cause davanti al giudice di pace per chiedere la restituzione del 20% del premio della polizza Rc auto, «con riserva di chiedere un risarcimento dei danni allo stesso ministro delle Attività produttive».
Il governo dovrebbe poi vietare ulteriori aumenti per autostrade e ferrovie. Inoltre, sempre secondo l’Intesa, è indispensabile far funzionare la concorrenza del mercato accelerando i processi di modernizzazione dei settori dei servizi, quali luce, gas, acqua e di tutta l’intermediazione commerciale, ridurre l’Iva sul gas dal 20% al 10% e del tasso dei mutui agevolati all’8%. I consumatori chiedono poi che vengano eliminati i ticket che gravano sulle medicine ripristinando il vecchio prontuario farmaceutico.
Infine, si sollecita il governo ad agevolare gli accordi interprofessionali (con tanto di sanzioni) per calmierare i prezzi soprattutto dei beni di largo consumo - alimentari, abbigliamento e scuola.
Giornata di mobilitazione contro il carovita oggi anche per l’Adiconsum che, denunciando aumenti «ingiustificati e speculativi», chiede al governo l’apertura di un tavolo. «L’immobilismo del governo - afferma l’associazione - rischia di alimentare la corsa all’aumento, riducendo così il potere d’acquisto e i consumi e aggravando la crisi economica. In mancanza di provvedimenti le famiglie rischiano di perdere a fine anno sul potere d’acquisto circa 900-mille euro». Per molti prodotti, denuncia l’Adiconsum, si è verificato il cambio automatico da mille lire a 1 euro e così, per esempio, il prezzo delle ciliegie è passato da 4-6mila lire a 4-7 euro, delle pesche da 1.500-2mila lire a 1,50-2,50 euro e nei ristoranti il prezzo di una cena è praticamente raddoppiato da 35mila lire a 35 euro. Lo stesso vale per i capi di abbigliamento, per le operazioni bancarie e per il corredo scolastico.
Secondo i calcoli dell’Unione nazionale consumatori (che pur non condividendo lo sciopero, ha però deciso di partecipare ad una giornata di «riduzione della spesa»), dall’iniziativa di oggi deriverà ai commercianti un danno di circa 300 milioni di euro. In un normale giorno di acquisti, infatti, gli italiani spendono circa 900 milioni di euro.
Non partecipano direttamente allo sciopero nemmeno Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale dei consumatori: le cinque sigle dicono «no allo sciopero indiscriminato», ma nello stesso tempo invitano i cittadini «al boicottaggio mirato continuato» di alcuni esercizi commerciali.
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