I liberi professionisti sono imprese
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Il rapporto della commissione Ue scontenta gli ordini. Soddisfatte le associazioni non regolamentate. La prestazione di servizi soggetta alle regole della concorrenza Professioni come imprese. E per questo soggette alle stesse leggi che regolano la concorrenza negli stati membri dell'Unione europea, come previsto dall'articolo 81 del Trattato. È questo il principio cardine sul quale si basa il Rapporto Ue sulla concorrenza nei servizi professionali, adottato ieri dalla Commissione di Bruxelles su impulso del commissario Mario Monti, responsabile del settore. Nonostante tutte le differenze che i professionisti italiani si sono sforzati di dimostrare in questi anni e le proteste sollevate in numerose sedi europee dai consigli dell'ordine per Bruxelles non ci sono dubbi di sorta: ´I membri delle professioni liberali, nella misura in cui non sono lavoratori, sono impegnati in un'attività economica in quanto prestano servizi dietro corrispettivo nei mercati'. Dunque, nessun trattamento speciale e nessuna violazione è consentita anche ai consigli dell'ordine. La Commissione è chiara: ´Un organismo professionale è considerato come associazione di imprese ai sensi dell'articolo 81 quando regolamenta il comportamento economico dei membri della professione'. Assumono invece carattere pubblico soltanto le regole che sono state adottate sui criteri fissati dallo stato ´di interesse generale' e ´sui principi essenziali ai quali la normativa deve conformarsi e ha conservato il proprio potere di decisione in ultima istanza'. Parole che offrono più di un motivo (oltre a quelli già elencati nell'articolo pubblicato su ItaliaOggi di ieri) ai professionisti per storcere il naso e per affermare che la Commissione europea tiene poco in conto la specificità del sistema professionale italiano. Il Comitato unitario delle professioni analizzerà da vicino il documento il prossimo 20 febbraio in occasione del direttivo indetto dal presidente Raffaele Sirica. Nel frattempo i primi commenti trapelano da parte dei consigli nazionali che comunque attendevano questa presa di posizione del commissario Monti. ´Il rapporto contiene un invito ai governi perché si adeguino al rispetto delle regole della concorrenza, non si tratta quindi di un'imposizione e questo mi sembra positivo', dice Sergio Polese, presidente degli ingegneri che non si sente affatto minacciato dall'iniziativa della commissione. Anzi, ´per quanto riguarda la pubblicità abbiamo fatto il possibile, anche se per il momento e in assenza di una legge ordinaria si tratta solo di autoregolamentazione'. Più ostico invece è il problema delle tariffe. La convinzione di Monti che la fissazione di minimi e massimi tabellari sia nociva per gli utenti e faccia alzare di molto il costo dei servizi professionali non trova d'accordo nessuno e in particolare gli avvocati e i notai. ´Monti considera la libertà di mercato sempre migliorativa', sostiene il presidente del Consiglio nazionale forense, Remo Danovi, che invece ribadisce il carattere di assoluta specificità dell'attività giudiziaria alla quale non si possono applicare soltanto le regole di mercato. ´Le tariffe sono una garanzia per l'utente, che viene messo al riparo da ogni possibile abuso', sottolinea il presidente degli avvocati. Nessuna difficoltà invece nel rivedere le regole che disciplinano la pubblicità informativa, per renderle sempre più flessibili. ´Abbiamo già fatto molto in questo senso e siamo disposti a fare ancora di più', avverte Danovi, mentre sul campo dell'accesso ´appare evidente dal grandissimo numero di professionisti nel nostro paese che non ci sono restrizioni di sorta in tal senso'. Reazioni a caldo anche da parte dei notai, tra le categorie più citate nel Rapporto Ue. Secondo il vicepresidente dei notai, Paolo Pasquali, l'iniziativa di Monti tesa a modernizzare il sistema professionale europeo è condivisibile, anche se la ricetta offerta appare un po' troppo ´superficiale'. ´Non si può parlare soltanto di tariffe e di pubblicità', esorta Pasquali che richiama altri e importanti temi come la ´formazione e l'informazione dei clienti'. Quest'ultima, per esempio, potrebbe far vedere ai cittadini quanta parte della parcella dei notai finisce nelle casse dello stato. Di tutt'altro parere invece le associazioni non regolamentate (in primis della Lapet, associazione dei tributaristi che ieri sull'argomento ha prodotto un comunicato stampa) che rivedono nelle conclusioni di Monti le proprie argomentazioni a favore della libertà dell'esercizio professionali e contro le misure restrittive imposte dagli ordini. Su una cosa però professioni regolamentate e non sono d'accordo: l'Europa sembra più attenta dell'Italia nel conferire peso e importanza alle professioni come dimostrano le nuove normative ad hoc (vedi appalti e qualifiche professionali) e i rapporti e gli studi che hanno come protagonisti assoluti i knowledge worker. (riproduzione riservata) |