I lavoratori respingono gli squadristi di Bossi
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03.12.2003 La Lega organizza la contestazione alla Camera del lavoro. Centinaia di cittadini mobilitati per difendere la sede della Cgil I lavoratori respingono gli squadristi di Bossi di Luigina Venturelli
MILANO I lavoratori c’erano, i leghisti no. Quella che voleva essere una grande mobilitazione dei fazzoletti verdi si è risolta così in una figuraccia: mentre in pochissimi hanno raccolto la chiamata in piazza del Carroccio, in centinaia si sono presentati a difendere la Camera del Lavoro di Milano, come nei lontani anni '70, quando ad incombere era la minaccia fascista. Ieri si sarebbero dovute sventare le tentazioni neo-squadriste dei fedeli di Pontida: c'erano bandiere della Cgil, della Cisl, della Uil, c'erano rappresentanti sindacali dei Cobas, c'erano anche molti dipendenti dell'Atm, ma della Lega Nord nemmeno l'ombra. Il presidio di protesta annunciato contro la Cgil, presunta corresponsabile dello sciopero ad oltranza dei ferrotranvieri che lunedì ha paralizzato l'intera città, si è risolto così in un flop, terminando come era iniziato: su basi inconsistenti. Le motivazioni da cui è partita l'iniziativa, del resto, sono quantomeno discutibili, visto che i sindacati confederali, Cgil in testa, sono stati fra i primi a sconfessarre e condannare l'agitazione svoltasi al di fuori delle regole. Come tutti i presenti, anche le decine di agenti di polizia in tenuta antisommossa, mobilitati inutilmente, si chiedevano: «Ma arrivano o no?». Solo pochi passanti si sono accorti che a duecento metri di distanza c'erano sette persone che distribuivano volantini con il simbolo leghista stampato in evidenza. Una protesta in tono minore condotta con ben poco successo: «Con la Padania contro gli scioperi irresponsabili - hanno intimato a chi si trovava nelle vicinanze - lei, signora, non ha avuto alcun disagio ieri?». «Il disagio lo create voi oggi» è stata la risposta. Con il che il presidio si è chiuso. Ben diverso è stato, invece, il bilancio da parte sindacale. «Il tentativo di provocazione della Lega - ha commentato il segretario milanese della Cgil, Giorgio Roilo - è fallito perché nessun cittadino l'ha colto e le velleità neosquadriste sono state isolate. I milanesi, infatti, hanno compreso che i sindacati confederali non hanno alcuna responsabilità per quanto accaduto lunedì. Non escludiamo, però, che possano giungere nuovi attacchi e per questo manteniamo alta la vigilanza». «Si è trattato solo di una strumentalizzazione politica - ha continuato Franco Fedele, responsabile dei trasporti alla Camera del Lavoro - ma la risposta dei lavoratori che sono venuti numerosi è stata pronta ed efficace. Anche la folta presenza di ferrotranvieri è un segnale importante, che indica la volontà di procedere per chiudere la trattativa e trovare una soluzione che riconsegni le responsabilità a chi le ha davvero, a chi si ostina da due anni a non firmare un contratto dovuto». Sugli stessi toni anche Giovanni Abimelich della Cisl: «Siamo qui perché l'attacco alla Cgil è un attacco a tutto il sindacato, che tenta di spostare l'attenzione dai veri problemi del mondo del lavoro. Oggi è fallita un' iniziativa antidemocratica e squadrista». «Si volevano strumentalizzare a fini politici - ha rincarato la dose Amedeo Giuliani, segretario milanese della Uil - i disagi che i cittadini hanno sofferto lunedì. Un accanimento incredibile ed immotivato, che rischia di confondere un errore commesso dai lavoratori nel non riconoscimento dei loro diritti».
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