20/1/2006 ore: 11:42

I farmacisti: non siamo supermercati

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    venerdì 20 gennaio 2006


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    ROMA - LE RIDUZIONI DI PREZZO SUI PRODOTTI DA BANCO VANNO DAL CINQUE AL VENTI PER CENTO

    I farmacisti: gli sconti ci sono
    ma non siamo supermercati
      «Storace smetta di minacciare la libera vendita dei medicinali»

      Daniela Daniele
        ROMA
        Clima freddo nelle farmacie della capitale. Ci pensa Storace ad abbassare la temperatura provocando brividi con la minaccia, a più riprese, di portare i prodotti da banco sugli scaffali dei supermercati se non saranno praticati gli sconti sulle specialità che non richiedono ricetta medica. E i farmacisti, perlopiù, gli sconti li fanno. Borbottano, protestano, manifestano le proprie ragioni, ma li fanno.
          Le riduzioni di prezzo salgono da un minimo del 5 a un massino del 20 per cento. C’è, addirittura, chi sposa in pieno la politica dello sconto, ma anche chi la contesta in blocco, accusando il ministro di ricatto.
            «Come vuole la legge - precisano in tono ironico alla farmacia De Bella in via Britannia - qui si applica il 10 per cento di sconto», su tutti gli Otc, acronimo per Over the counter, cioè sopra il banco, e i Sop, le Specialità senza obbligo di prescrizione. Stessa cosa alla San Paolo, in via Ostiense. «L’ipotesi di vendere al supermercato è assurda - osserva la titolare Patrizia Albertazzi - per esempio la possibilità di andare a rifornirsi di venti scatole di alcune marche che possono dare disturbi al setto nasale, se assunte senza controllo, non può essere un buon servizio reso ai cittadini. C’è gente che tende a drogarsi anche con prodotti da banco, solo il farmacista controlla certi eccessi». «Facciamo il sette per cento di sconto - confermano alla farmacia Rizzo in corso Francia - ma se il ministro volesse davvero ridurre l’onere per i cittadini dovrebbe parlarne con l’industria».
              Sconti differenziati, dal cinque per cento per i Sop al 10 per cento per gli Otc, in viale Trastevere, alla farmacia Scutellà. La titolare parla di «mancanza di professionalità» quando si affronta l’ipotesi della vendita nella grande distribuzione. «Di sicuro - commenta - l’interesse sarebbe più commerciale che professionale». Mario Marchetti, titolare dell’omonimo esercizio in via di Tor Sapienza, applica lo sconto del 10 per cento. Vendere al supermarket? «Grossa corbelleria - taglia corto - questa storia è nata male quando, alcuni anni fa, tutti d’accordo, compresi i miei colleghi, si sono liberalizzati i prodotti di fascia C. Così le aziende hanno aumentato a dismisura i prezzi». «Quello che non capisce il ministro - afferma una dipendente della farmacia Balsamo in via Flaminia che pratica sconti differenziati - è che ogni farmacia è un caso a sè». Ovvero, chi acquista di più può fare più sconti. «Ci sono titolari che hanno diverse farmacie e altri con bilanci ben più modesti».
                Di sicuro il ministro Storace ha una convinta alleata in Maria Catena Ingria, titolare della farmacia Igea in largo Cervinia. «Certo che applichiamo gli sconti, la nostra riduzione è del venti per cento, già da diversi mesi». Non basta. «Il latte per la prima infanzia dell’Humana lo vendiamo a prezzo di costo». Come mai tanta grazia? Polemica la risposta: «Noi siamo contrari alla politica dei farmacisti, non si può abusare della propria professione».
                  C’è invece chi non demorde e dà battaglia. Carla Corda, titolare di una farmacia in zona largo Santa Susanna, lo dice a lettere maiuscole: «Non applico gli sconti». Per la semplice ragione, spiega, che non sono obbligatori. «Il ministro ha cambiato una legge che vietava di fare sconti in farmacia. Ora ci ha messi alla stregua dei fruttivendoli. Non è più vietato fare sconti in farmacia, ma questo non vuol dire che sia obbligatorio. Dunque, io non sto infrangendo la legge». La dottoressa Corda, commentando l’ipotesi della vendita nei supermercati, parla di ricatto. «Un atteggiamento - conclude - che non fa fare bella figura al ministro. E, per inciso, pochi sanno che da tre giorni le medicine sono calate tutte del quattro per cento. Le industrie, forse, stanno incominciando a capire».

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