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I Ds diventano partito d’Ordine

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      Lunedì 21 novembre 2005

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    Diario sindacale
    a cura di Enrico Marro
      I Ds diventano partito d’Ordine

      Sarà Piero Fassino a chiudere oggi il convegno nazionale dei Ds su «La riforma delle professioni». Un’iniziativa in grande stile per «riprendere i rapporti, che si erano un po’ persi, con un settore importante della società», spiega il responsabile Lavoro del partito, Cesare Damiano , che all’ultimo congresso dei Ds ha ricevuto l’incarico di coordinare le relazioni con le organizzazioni dei professionisti. «Ma non è un’iniziativa elettorale», dice: classica excusatio non petita . Certo è che oggi al Centro congressi Cavour sono stati invitati i responsabili di tutti gli ordini e le associazioni professionali, un centinaio di persone, oltre a dirigenti di Cgil, Cisl e Uil. Si va dal potente presidente dell’Adepp, l’associazione delle casse previdenziali dei professionisti, Maurizio De Tilla , al presidente della Federazione italiana Shiatsu, Douglas Gattini , dal presidente del Cup (comitato unitario delle professioni), Raffaele Sirica , a quello dell’associazione degli amministratori di condominio, Paolo Gatto.

      Tutti ad ascoltare la linea dei Ds sulla riforma di uno dei settori dove la liberalizzazione ancora non è entrata, tanto è vero che sopravvivono barriere all’accesso, divieto di pubblicità e tariffe minime, solo per fare qualche esempio.
        Alla riforma siamo obbligati anche dalle direttive europee, ultima quella del 6 giugno scorso, oltre che dalle sollecitazioni dell’Antitrust. Ma finora nessun governo è riuscito a vincere le resistenze della forte lobby dei professionisti, che esprime circa il 40% dei parlamentari. E così i Ds ripartiranno dal disegno di legge presentato nel 2000 dall’allora ministro della Giustizia Piero Fassino e ripresentato in questa legislatura su iniziativa del senatore Giancarlo Pasquini . Le proposte dei democratici di sinistra sono prudenti, ma spostare gli ordini verso il centrosinistra sarà difficile dopo che 5 anni di centrodestra hanno comunque messo al riparo le categorie interessate da provvedimenti scomodi.
          Di qui la cautela dei Ds. Il loro piano si fonda un sistema «duale», dove accanto agli ordini professionali, che restano, si prevedono le professioni non regolamentate. Si introducono forme limitate di pubblicità e di società tra professionisti e si prevede una parziale liberalizzazione delle tariffe. Basterà a convincere la platea?

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            Il consiglio di amministrazione dell’Inail con all’ordine del giorno il caso Maurizio Castro (il direttore generale in conflitto con lo stesso cda e il presidente Vincenzo Mungari ) che doveva tenersi lunedì scorso è stato rinviato a mercoledì 23 novembre. Pare sia intervenuto il ministro del Lavoro, Roberto Maroni , minacciando il commissariamento dell’ente sugli infortuni sul lavoro. Davanti alla prospettiva di andare tutti a casa, meglio una pausa di riflessione. Alla ricerca di una tregua che renda governabile l’Inail.

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              Il leader della Cisl, Savino Pezzotta , ha annunciato che avvierà la consultazione dei dirigenti della confederazione sul dopo Pezzotta. I tempi non saranno brevi. Il segretario generale riferirà dei suoi colloqui non prima di gennaio. Intanto si è fatto notare su Conquiste del Lavoro , il quotidiano della Cisl, un intervento di Pier Paolo Baretta , segretario confederale, pubblicato il 5 novembre. Significativo il titolo: «Non solo organigrammi nelle strategie di via Po». Ancora più significativa la conclusione: «Di fronte ad un’Opa, lanciata o ricevuta, è buona abitudine discutere, prima di tutto, del piano strategico e non solo del nome degli amministratori delegati». Chiara l’allusione all’altro segretario confederale, Raffaele Bonanni , principale aspirante alla successione. Segno che l’accordo tra i due ancora non c’è.

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