3/7/2002 ore: 12:32

I consumatori minacciano di boicottare i beni saliti di più

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Mercoledì 3 Luglio 2002

Federconsumatori, Adoc, Adusbef e Codacons diffidano l’Istat: «Sull’inflazione, dati non credibili»
Euro, i consumatori minacciano
di boicottare i beni saliti di più

ROMA — I consumatori diffidano l’Istituto centrale di statistica. Sostengono che diffonde «dati non credibili» sull’andamento dei prezzi e sull’effetto euro sulla spesa delle famiglie, e che «l’inflazione è molto più elevata». Quel 2,2% segnalatodall’Istat per giugno è inferiore a quello reale, affermano. Federconsumatori, Adoc, Adusbef e Codacons, le quattro associazioni che hanno proclamato per venerdì contro il caro-euro il primo "sciopero della spesa" che sia mai stato fatto in Italia, hanno preso parte ad un’audizione informale davanti alle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera. Hanno anche minacciato un’altra forma di protesta: il boicottaggio dei prodotti che hanno subito i maggiori rincari approfittando dell’introduzione dell’euro.
Secondo i consumatori tra costi del
changeover scaricati dai negozianti sui prezzi e aumenti occulti dietro agli arrotondamenti al rialzo, le famiglie italiane spenderanno tra i 620 e i 750 euro (i dati differiscono tra le varie associazioni) in più all’anno. Una ricerca dell’Università Cattolica di Milano, esibita ieri in Parlamento, stima in un più 0,6% l’impatto del changeover sull’inflazione.
Le associazioni invitano l’Istat «a fornire adeguati riscontri». «Le forti differenze nell’ambito territoriale di ciascun Comune, presenti nelle rilevazioni dell’Istat- aggiungono- appaiono del tutto incomprensibili».
Vito Tanzi, sottosegretario al ministero dell’Economia ha risposto che l’Istat «è un’istituzione molto buona e molto seria». «Non voglio dire che nessun prezzo è aumentato, ma l’inflazione, che è una media di tutti i prezzi, non lascia condividere le preoccupazioni delle associazioni».
Chiamate in causa, Confcommercio e Confesercenti rispediscono le accuse ai mittenti. «L’aumento dei prezzi non c’è stato, perché da novembre 2001 a marzo 2002 ha funzionato l’accordo per il blocco dei rincari da noi sottoscritto, e che ha fatto da calmiere per i beni di largo consumo». Comunque «lo sciopero della spesa è un segnale di disagio che va colto».

R. La.

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