I Caf replicano alla Ue: «Il monopolio non esiste»
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DICHIARAZIONI • Dopo l’appoggio di Bruxelles alle accuse dei commercialisti per violazione del Trattato I Caf replicano alla Ue: «Il monopolio non esiste»
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ROMA - «Un servizio efficiente e che costa poco. Piace ai contribuenti e mette oltre 70 diversi istituti di assistenza fiscale in competizione tra loro. Sarebbe questo un monopolio?». I Caf, i centri di assistenza fiscale, replicano ai tentativi dei commercialisti di abolirne l’esclusiva sul modello 730. Bruxelles (si veda «Il Sole—24Ore» di ieri) si è, infatti, costituita presso i giudici della Corte di Lussemburgo, a sostegno della causa promossa dalla società Servizi ausiliari, un pool di dottori commercialisti che, attraverso la Corte di appello di Milano, ha chiesto di verificare la compatibilità dell’attuale normativa sui Caf con i principi di libera concorrenza e di libera circolazione. Nonché con la disciplina che vieta aiuti di Stato: l’Erario versa infatti ai Caf un contributo a titolo di rimborso per l’invio telematico delle dichiarazioni. «Ora attendiamo un intervento dell’Antitrust italiano e a brevissimo — spiega Antonio Tamborrino, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti — chiederemo un incontro al ministro Tremonti per verificare la fattibilità di una modifica legislativa che, dopo la presa di posizione della Ue, confidiamo possa giungere prima della Finanziaria». La questione ha infatti anche rilevanti riflessi economici. Le dichiarazioni tramite 730 hanno toccato, nel 2002, quota 14 milioni con un rimborso, per ciascun invio telematico, pari a circa 13 euro. «Non è una questione economica ma di principio — sottolinea Paolo Moretti, presidente della Fondazione Luca Pacioli (il Centro studi dei ragionieri commercialisti)—. L’assistenza fiscale ai contribuenti rappresenta una delle attività tipiche che l’ordinamento professionale demanda agli iscritti agli Albi» di dottori e ragionieri». Ma i Caf non sono disposti cedere: «La dimensione giudiziaria ha una sua legittimazione — afferma Valeriano Canepari, che guida il Caaf Cisl ed è presidente della Consulta nazionale —. Ma la Commissione è un organismo politico che dovrebbe tutelare i diritti dei cittadini e vedere dove realmente si annidano monopoli e prezzi che continuano a lievitare. I Caf sono 72 e c’è una concorrenza eccezionale; il servizio funziona benissimo, con margini di errore dello "zero virgola" e vantaggi per lo Stato in termini organizzativi e di costi. I commercialisti si appellano alla concorrenza ma poi premono sul Governo per aumentare le tariffe». A fine 2003, i Caf avevano chiesto un incontro ai vertici dei Consigli nazionali delle categorie contabili. «Siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo per discutere della questione — conclude Canepari — ma sono i commercialisti che si rifiutano e preferiscono lo scontro». «La Ue vuole allargare la platea degli operatori? Bene, ma non a scapito dei cittadini — dice Claudio Bosi (Caf Cgil) — e garantendo pari condizioni di lavoro tra professionisti e Caf, magari redistribuendo alcune competenze, oggi in mano ai soli commercialisti e che, invece, i centri di assistenza fiscale potrebbero perfettamente svolgere. In pieno e reciproco spirito di concorrenza». I rimborsi di Stato come aiuti fuori Ue? «La nostra è un’attività di outsourcing — conclude Bosi — che allo Stato costerebbe molto di più organizzare autonomamente. Banche, poste e liberi professionisti, quando operano in nome e per conto dello Stato, vengono pagati. Perché per i Caf dovrebbe essere diverso?» Per Mirio Monti, direttore generale di AssoCaaf, il centro di assistenza fiscale di Assolombarda (50 sportelli e oltre 162mila dichiarazioni nel 2003), si tratta di «una guerra di religione sul nulla. I professionisti possono perfettamente inviare i modelli 730. Ma per motivi organizzativi e ispettivi da parte dell’Erario devono costituire un proprio Caf o associarsi ad uno esistente». Come conferma Giancarlo Broggian, presidente del Caf Cgn (10mila aderenti), uno dei sette centri costituiti da professionisti che svolgono assistenza per oltre un milione e mezzo di dichiarazioni. «Dodici anni fa erano gli stessi vertici dei commercialisti a non volersi occupare dei 730. Preferivano concentrarsi sulle imprese e delegare l’incombenza ai sindacati. I Caf — conclude Broggian — sono stati un grande veicolo di modernizzazione del Paese. Oggi che gli invii sono passati da 80mila a 14 milioni, è nata la rete Entratel e siamo interlocutori anche per Ici, Isee e modelli Red (per un totale di 20 milioni di dichiarazioni), vogliono una fetta del mercato».
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