17/9/2003 ore: 12:03

Guerra di cifre sullo sciopero degli acquisti

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17 Settembre 2003

ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA MOBILITATE IN TUTTA ITALIA CONTRO L’AUMENTO DEI PREZZI. NEL MIRINO LE RILEVAZIONI ISTAT
Guerra di cifre sullo sciopero degli acquisti
I consumatori: hanno aderito in 26 milioni. I commercianti: è stato un flop
ROMA
Un trionfo per l’Intesa dei consumatori, che ha promosso lo «sciopero della spesa» contro il «galoppante» aumento dei prezzi, la mancanza di terapie adeguate, la «latitanza» del governo: fino alle prime ore del pomeriggio di ieri, in base ai suoi dati, 26 milioni 500 mila cittadini, pari al 47%, avevano rinunciato a fare acquisti e a utilizzare i servizi di bar e ristoranti, ma il numero è salito progressivamente in serata puntando al picco di 30 milioni entro la mezzanotte. Le categorie commerciali più colpite sono i supermercati, i negozi di abbigliamento e intimo, quelli delle calzature, rispetto ai mercati e ai negozi di alimentari.
Le percentuali di astensione più alte si riscontrano a Napoli (56%), Palermo e Cesena (52%), Catania e Bari (48%), seguite da Torino (41%), Bologna (40%), Roma e Milano (38%), Como (35%), Cagliari (33%) e così via. Minimizzano, invece, le organizzazioni dei commercianti nel mirino dell’azione di protesta: lo sciopero è stato un fallimento per la Confcommercio e ha avuto un risultato limitato al 10% per la Confesercenti.
Comunque, al di là della consueta guerra delle cifre, l’iniziativa dell’Intesa dei consumatori ha avuto certamente il merito di essere riuscita a mobilitare l’attenzione dell’intera opinione pubblica, delle forze politiche e dello stesso governo, dei sindacati e di varie organizzazioni imprenditoriali, di cui alcune hanno effettuato anche immediati interventi significativi.
La Coldiretti ha distribuito decine di quintali di frutta e verdura a migliaia di cittadini che hanno visitato presidi organizzati per dare la possibilità di verificare e confrontare direttamente i prezzi pagati agli agricoltori, ben lontani da quelli di vendita, ed essere informati sul diritto all’etichettatura chiara su varietà, qualità e provenienza dei prodotti.

La Cna di Roma (artigiani) ha impegnato impiantisti ed autoriparatori a rispettare tariffe di riferimento concordate con il Comune e a non aumentarle nei prossimi mesi, e gli acconciatori ad applicare uno sconto del 15% nei giorni di mercoledì e giovedì sulle tariffe esposte. E nel fronte, non più unito, delle varie associazioni dei consumatori, anche quelle (Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento dei consumatori, Movimento difesa del cittadino e Unione Nazionale consumatori) che contestano le decisioni dell’Intesa (Codacons, Adusbef, Federconsumatori, Adoc), si schierano contro l’aumento dei prezzi, adottando altre iniziative per sottolineare l’assoluta necessità di una decisa svolta. Pesanti le critiche alle rilevazioni dell’Istat: un sondaggio, effettuato dall’Intesa, segnala che il 94,5% dei votanti non si fida del nostro istituto centrale di statistica.
E, come sempre su temi importanti, si infuoca la polemica. Non a caso da Bruxelles, replicando ad una precedente dichiarazione del ministro delle attività produttive Antonio Marzano, il presidente della commissione europea Romano Prodi commenta: «Dall’introduzione dell’euro (accusato di aver fatto lievitare i prezzi) è ormai passato molto tempo. In Italia il caro prezzi ha dinamiche diverse rispetto agli altri paesi europei, escluso uno». Marzano aveva bocciato questo sciopero, rilevando che i consumatori italiani dovrebbero attuare l’astensione dagli acquisti solo nei confronti di quei commercianti che praticano rialzi dei prezzi non giustificati, maggiori degli altri.

Dopo aver espresso preoccupazione per l’andamento dei prezzi, che però non costituisce una «emergenza», il ministro aggiunge: «Se si sciopera indiscriminatamente si danneggia il pil, mentre se lo si fa in maniera mirata, contri i furbi, si spende di meno nei loro negozi, ma si spende di più nei negozi che si comportano correttamente».
L’opposizione attacca a testa bassa. L’aumento dei prezzi e l’inflazione, secondo il leader della Margherita Francesco Rutelli sono la conseguenza di un mancato controllo da parte del governo e dell’assenza di qualsiasi misura efficace. «L’euro - spiega - è entrato in funzione in 12 paesi diversi, ci si deve chiedere per quale motivo nella maggioranza di questi paesi l’inflazione è diminuita. L’aumento dell’inflazione da noi non è colpa dell’euro, ma di come è stato gestito il change-over. Da noi è stato gestito male quando il governo di centro destra ha pensato che un pochino di inflazione magari avrebbe fatto bene all’economia, facendo crescere i consumi, mentre invece poi il meccanismo è andato fuori controllo».
Critiche sulla politica dei prezzi anche da Massimo Polledri, capogruppo della Lega Nord in commissione attività poroduttive: «E’ indispensabile per una inversione di rotta sull’aumento sconsiderato dei prezzi la partecipazione di tutte le parti in causa.

Le associazioni di categoria devono essere più vigili, l’osservatorio dei prezzi più puntuale, l’Istat rifaccia i calcoli e modifichi i panieri di riferimento. Anche il presidente di Confcommercio Sergio Billè faccia la sua parte e non si limiti a dichiarare che gli aumenti sono legati all’inflazione. Non è così, farebbe bene a fare un pò di autocritica».

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