Gucci 2: Verso la fine di una battaglia legale

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Il personaggio
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lunedi 10 Settembre 2001
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pag. 7
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Verso la fine di una battaglia legale che va avanti da oltre due anni ANDREA GRECO
Mentre leggete questo articolo potrebbe essersi già chiusa la battaglia legalmodaiola più importante del decennio. Dietro le quinte, annusando l’aria rarefatta dei palazzi di Gucci e di Louis Vuitton, c’è infatti la sensazione che la settimana entrante sia decisiva per firmare il compromesso che metterà fine a una controversia lunga oltre due anni nata dalla contesa per il gruppo fiorentino del lusso quotato ad Amsterdam. I dettagli allo studio li ha rivelati la scorsa settimana l’autorevole quotidiano Financial Times e nessuna smentita è giunta, anzi una formale ammissione della trattativa da parte del gruppo della G. L’accordo, che trova anche ufficiose conferme negli ambienti della moda, sarebbe in tre fasi. In un primo tempo Pinault Printemps Redoute (Ppr) acquisterebbe il 40% della quota del 20% di Gucci oggi in mano a Lvmh, a un prezzo di 95 dollari per azione. Un secondo passo prevederebbe il versamento a novembre di un dividendo straordinario di 7 dollari per azione a tutti i soci, eccetto Ppr. Quest’ultima nel marzo 2004 completerebbe il piano, presentando un'offerta di acquisto per la quota rimanente di Lvmh a un prezzo di 101,5 dollari. Offerta, continua l'Ft, estensibile a tutti gli azionisti, benché la legge olandese non lo preveda. Di qui gli acquisti del mercato sul titolo Gucci, che si è apprezzato del 4,68% fino a 90,55 euro il giorno dell’annuncio. L'operazione, se venisse realizzata, metterebbe fine alla guerra scoppiata nel '99, quando a un sacco di persone era venuto in mente di scalare la Gucci. Prima Patrizio Bertelli, che dal timone di Prada ne aveva comprato circa il 9%. Poi Bernard Arnault, che voleva allargare i confini del mondo Lvmh e rilevò la quota di Prada, trovando però sulla sua strada Francois Pinault, un tempo suo amico e magnate francese della distribuzione. Il gruppo Ppr si inserì come ‘cavaliere bianco’ nel marzo ’99, grazie a un aumento di capitale riservato di 3 miliardi di dollari con cui il management Gucci offrì il 42% del gruppo a Ppr, bloccando la scalata di Lvmh. Da allora è stato tutto un susseguirsi di azioni legali, l’ultima delle quali risale a marzo, quando il tribunale di Amsterdam ha ordinato l'apertura di un'inchiesta giudiziaria sulla presunta malagestione del gruppo Gucci. Proprio il prossimo pronunciamento dei giudici su questo tema, che potrebbe comportare addirittura la revoca dell’aumento di capitale riservato a Ppr, avrebbe indotto a miti e rapidi consigli i protagonisti. Arnault si consolerà comunque con una lauta plusvalenza, visto che ha in carico i titoli Gucci a 65 euro. Per i piccoli risparmiatori però il premio potrebbe non esserci; se nel 2004 non consegneranno i titoli a Ppr dovranno accontentarsi del capital gain derivante dalla quotazione, senza dover rendere grazie a nessun altro che il mercato. Quel che i giornali ancora non dicono è chi avrà le leve del comando dentro Gucci al realizzarsi del siglando compromesso. Proprio a fine 2004 infatti scadono i contratti dell’amministratore delegato Domenico De Sole e del direttore creativo Tom Ford, il binomio che ha fatto rinascere il marchio Gucci. A quell’epoca Ppr potrà gestire in libertà l’oltre 50% del gruppo fiorentino che sicuramente avrà in pancia. De Sole oggi ha 57 anni, ha già detto che non lavorerà in eterno. En tout cas, gli equilibri futuri tra il management e Ppr sono un allegato delicato e rilevante dell’accordo alla firma. Ci sono peraltro in gioco gli interessi dei futuri azionisti di minoranza.
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