Gli ultimi fuochi di Mirafiori. Operai al voto tra paura e ricatti
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Le immagini finali della campagna elettorale a Mirafiori sono due: l’assemblea dei sindacati firmatari dell’accordo del 23 dicembre convocata alla parrocchia del Redentore dove non si presenta nessuno, solo una dozzina di funzionari sindacali; le assemblee della Fiom svolte dentro la fabbrica al mattino e al pomeriggio con tanta gente, tanti interventi e anche tanta paura. Perchè, mentre i lavoratori di Mirafiori vanno ai seggi a votare sul ricatto di Sergio Marchionne, è chiaro che ci sono già alcuni responsabili in questa vicenda. Qui alla porta 2 è crollata la credibilità della politica e del governo, in questo piazzale di passione e di timore, di speranze e di illusioni, svanisce l’aspirazione di rivedere una sinistra che non ha paura di schierarsi contro il potente di turno, fosse pure Marchionne il modernizzatore.
OPERAI ABBANDONATI La realtà è che gli operai sono rimasti soli, abbandonati dalla politica e dalle istituzioni, di fronte a un potere troppo forte che li mette di fronte a un bivio: fai quello che dico io altrimenti ti metto sulla strada. Eppure anche nei momenti più difficili, come è questo, mentre stasera Marchionne, Berlusconi, forse anche qualcuno del pd, magari qualche candidato alle primarie, commenteranno in tv il voto di Mirafiori, come si fa negli inutili speciali per le elezioni politiche, ci sono episodi, testimonianze, tracce di un’umanità che vale la pena conservare per il futuro. «Berlusconi è un vigliacco» urla un operaio durante la prima assemblea del mattino, tra la gente incavolata per le affermazioni del premier sulla fuga della Fiat se vincesse il no. Sono in tanti, donne e uomini. Giorgio Airaudo, leader della Fiom, è abbracciato, toccato, si commuove. «Hofatto tante assemblee a Mirafiori, ma nessuna mi ha mai colpito come queste» racconta, «i lavoratori hanno paura, temono per il futuro, si sentono costretti a una scelta difficile che, comunque vada, cambierà la loro vita». La Fiom, può piacere o no, avrà certo fatto degli errori, ma gode di una credibilità evidente tra quelli che stanno dentro i cancelli. Ieri mattina mentre si svolgevano le assemblea una dozzina di lavoratori hanno lasciato i sindacati firmatari l’accordo e hanno preso la tessera della Fiom. La cronaca di Mirafiori è fatta di manifesti, volantini, proteste e litigi, ma le tensioni e anche qualche tentativo di provocazione non sono riuscite a creare il caso. Il fronte del sì e il comitato del no si sono confrontati anche se ci è parso di cogliere tra gli oppositori a Marchione una motivazione assai più forte di quelli che hanno firmato il documento il 23 dicembre scorso. Forse non se ne sono accorrti, ma Fim, Uilm, Ugl e Fismic hanno firmato anche un comunicato stampa della Fiat, allegato all’accordo, come se fosse il piano industriale del gruppo. Questa non l’avevamo ancora vista. Ieri i sindacati del sì sono stati praticamente assenti, la campagna elettorale è stata condotta dai capi della Fiat che giravano per i reparti con in mano il dossier pubblicato e distribuito dalla Fiom perchè non avevano nemmeno il testo dell’accordo. Il disagio di alcuni sindacalisti della Fim Cisl è parso evidente in questi giorni, il segretario provinciale Chiarle si è lamentato anche di Berlusconi: «Le parole del premier non aiutano il sì». Ai piani alti della Fiat si segue con estrema attenzione la consultazione. John Elkann e Sergio Marchionne sono rientrati a Torino da Detroit per seguire da vicino il voto. L’amministratore delegato ha chiesto ai lavoratori di «avere fiducia» nelle scelte della Fiat. Marchionne si è impegnato molto, in prima persona, per il successo del sì e le dimensioni di questo successo potrebbero avere ripercussioni sia su Fabbrica Italia sia sul futuro dello stesso manager alla Fiat. Un risultato negativo o poco soddisfacente, dopo quello di Pomigliano, aprirebbe probabilmente qualche dubbio tra gli azionisti sulla strategia della Fiat. I seggi chiuderanno alle 19,30, poi inizierà lo spoglio. Ci sono state polemiche e tensioni tra i due fronti sulla trasparenza delle operazioni di voto. È stata attivata la commissione di garanzia della Rsu e questo, almeno, dovrebbe evitare contrasti e discussioni durante lo spoglio dei voti. Questa notte, se tutto andrà liscio, si chiuderà una partita importante per Mirafiori e i 5400 dipendenti delle Carrozzerie. Maper il sindacato confederale, per la politica e le istituzioni si riaprirà una partita che si pensava già vinta: quella della democrazia e dei diritti in fabbrica.