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venerdì 21 maggio 2004
Gli italiani sono senza fiducia I consumatori vedono nero. In modesta ripresa gli ordinativi industriali Laura Matteucci
MILANO Crolla a maggio la fiducia dei consumatori, che compromette le prospettive dei consumi, e a cascata della crescita del pil. Contraddittori intanto i dati Istat relativi a fatturato e ordinativi industriali: l’industria riprende fiato (dati Istat di marzo) rispetto alla primavera scorsa, il periodo peggiore degli ultimi due anni, ma nel confronto mensile invece arretra ulteriormente.
Il miope ottimismo che questi dati hanno suscitato nel governo non è condiviso dai sindacati, diffidenti sulle opportunità di rilancio, e nemmeno da Confindustria, secondo cui di fronte alla possibilità di cambiare «manca la ricetta adeguata per uscire dalle secche». Marigia Maulucci, della segreteria Cgil, sottolinea infatti che i dati sono «ancora insufficienti», e che questo «è il momento di intervenire con politiche pubbliche a sostegno della domanda e dell’impresa: esattamente il contrario di quanto si appresta a fare il governo, ossessivamente occupato dai tagli fiscali che penalizzeranno sia la domanda sia l’impresa». E il segretario nazionale della Fiom Cgil, Gianni Rinaldini, parla di «dissesto industriale». Perchè settori «strategici, decisivi per il futuro, o non ci sono più o quei pezzi che rimangono sono attraversati da crisi particolarmente pesanti», ricorda, per cui alla fine l’Italia brilla solo come «area di subfornitura di prodotti, in particolare per Francia e Germania, o per la loro commercializzazione».
Torniamo ai dati. Dopo il timido 0,4% di crescita del pil registrato nel primo trimestre, nel secondo si rischia invece il tracollo, visto il peggioramento dell’indice della fiducia dei consumatori. Secondo l’indagine dell’Isae, depresso anche (ma non solo) dalla crisi irachena, l’indice arretra a maggio a quota 98,6 dal 100,3 di aprile, e torna così ai minimi dal novembre ‘93.
A peggiorare sono soprattutto le previsioni a breve termine e le valutazioni sulla situazione generale del paese, influenzate negativamente dall’acuirsi della crisi internazionale, ma anche dai casi tutti italiani di Melfi, Alitalia, Parmalat, come dice la flessione della componente sulle aspettative occupazionali. Peggiorano marcatamente infatti le attese sulle evoluzioni del mercato del lavoro e sulle possibilità di risparmio, su cui pesa anche il caro-benzina. Aspettative meno negative invece per l’inflazione. Guardando alle singole variabili, si ridimensiona anche il giudizio sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli.
Uno sguardo all’area euro: dopo i segnali di ripresa della seconda metà del 2003 e nei primi mesi del 2004, la fiducia dei consumatori rimane stabile ad aprile per il terzo mese consecutivo, su valori, rileva l’Isae, comunque superiori rispetto a quelli medi dell’ultimo anno. L’indice è in netto miglioramento in Spagna, stabile in Francia e ancora negativo in Germania.
L’industria italiana intanto sembra riprendersi rispetto alla primavera scorsa, ma a guardarli con attenzione i dati diffusi dall’Istat non sono affatto positivi. A marzo 2004 il fatturato industriale è infatti cresciuto rispetto all’anno precedente del 7% ma è diminuito dello 0,8% rispetto a febbraio. E un andamento analogo è quello degli ordinativi: su base annua la crescita è stata del 14,9%, mentre su base mensile si è registrato un calo dello 0,6%.
I dati tendenziali sono particolarmente positivi perchè, come spiegano i tecnici dell’Istat, il confronto è con «il periodo peggiore degli ultimi due anni». A marzo 2003 il fatturato aveva infatti registrato un calo dello 0,6% mentre gli ordinativi avevano segnato un netto -9%.
Il fatturato è cresciuto sia sul mercato interno (+6,5%) sia su quello estero (+8,3%), con ordinativi provenienti dal mercato interno aumentati del 15,8%, mentre quelli provenienti dal mercato estero hanno registrato +12,5%. Nel trimestre gennaio-marzo il fatturato è cresciuto complessivamente dell’1,1% e gli ordinativi del 4,3% su base annua.
Guardando ai vari settori, gli incrementi maggiori del fatturato sono stati quelli della produzione di mezzi di trasporto (+19,7%, aumento non dovuto però agli autoveicoli), della produzione di metallo e prodotti in metallo (+14,8%), della produzione di apparecchi elettrici e di precisione (+14,3%). Diminuzioni marcate invece per i settori dell’estrazione di minerali (-24,3%) e delle raffinerie di petrolio (-7,7%).
Per gli ordinativi, infine, i maggiori aumenti tendenziali sono stati quelli di produzione di apparecchi elettrici e di precisione (+25,9%), industrie tessili e abbigliamento (+25,5%) e produzione di metallo e prodotti in metallo (+17,9%). In calo invece la produzione della carta (-6,9%) e le industrie delle pelli e delle calzature (-4,8%).
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