Gli italiani e la crisi economica meno informato chi la segue in tv
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MILANO - Poco e male informati. Soprattutto se la fonte principale è la televisione. Al punto da ritenere che nel corso dell´ultimo anno il tasso di disoccupazione si sia addirittura abbassato.
In estrema sintesi, è l´esito di una ricerca presentata ieri a Roma dall´Isae, l´ente pubblico di ricerca che si occupa di questioni economiche e sociali, che ha tracciato un quadro non proprio lusinghiero delle conoscenze statistiche degli italiani di fronte alla crisi. Una ricerca compiuta per conto del festival dell´Economia di Trento che ha bocciato la tv come mezzo per essere informati al meglio sui fenomeni come la crescita del prodotto interno lordo, il livello del tasso di inflazione, l´andamento di quello di disoccupazione.
Risultato? Il campione dei duemila intervistati ha rivelato, per dirla con le parole della ricerca dell´Isae come «la conoscenza degli italiani circa l´andamento dei principali fenomeni macro-economici è lungi da essere "completa" e omogenea: solo il 30% di cittadini è in grado di rispondere a una domanda sul recente andamento di Pil, inflazione e disoccupazione».
In altre parole, meno di un italiano su tre sarebbe in grado di rispondere con un margine di errore accettabile. E come ha spiegato nel suo intervento Tito Boeri, docente di economia del Lavoro della Bocconi e una delle anime del sito lavoce.info: «I dati dimostrano come sia più basso il livello di conoscenze tra chi ha la televisione come fonte primaria di informazione, indipendentemente dall´età, dal reddito, dalla provenienza geografica. Al contrario, rivela buone conoscenze chi usa internet come fonte di notizie».
Dai dati della ricerca dell´Isae si possono prendere altri spunti. Ad esempio, nella maggioranza degli italiani sarebbe molto forte la sottovalutazione dell´impatto della crisi sul Pil e la sopravvalutazione invece dell´andamento dell´inflazione e della disoccupazione. «L´errore sul Pil - ha sottolineato Boeri - deriva da una forte sottostima della sua caduta nel 2009. Tra chi risponde, il 30 per cento ritiene addirittura che l´Italia sia cresciuta, che sia stato un anno positivo per la nostra economia. E per un altro 50 per cento, sempre tra chi risponde, il Pil è comunque calato meno del 2%», contro il meno 5% del dato ufficiale. Chiosa del professor Boeri: «Ma Berlusconi e i membri del governo non ci avevano sempre detto che il pessimismo degli italiani favoriva la crisi? In realtà, questo studio dimostra che non è affatto vero e che gli italiani hanno sottostimato quanto è avvenuto e dimostrano di nona vere consapevolezza del valore dei dati macro».