Giovani, lavoro e legge Biagi
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marted? 9 maggio 2006
Pagina 37 - Economia
Proposte degli economisti su flessibilit? e precariato
Giovani, lavoro e legge Biagi Tre ricette per una riforma
Le idee di Ichino, Boeri e Leonardi
ROMA - Tre proposte per ?superare? la legge Biagi, come promette il programma dell’Unione. Le ha messe a punto uno dei laboratori d’idee pi? ascoltati dal centrosinistra: lavoce.info , sito fondato dall’economista della Bocconi Tito Boeri. E proprio Boeri, insieme con Pietro Garibaldi (Universit? di Torino) ? l’autore della proposta guida. Naturalmente molto dipende da chi sar? il prossimo ministro del Lavoro e da come si svilupper? la trattativa tra le parti sociali, ma ? significativo che il ?sentiero verso la stabilit?, come gli autori lo definiscono, abbia raccolto la cauta disponibilit? del leader della Cgil, Guglielmo Epifani, che venerd? scorso intervenendo al programma tv Economix ha detto: ?Su qualche punto ho un’opinione diversa, per? riconosco che ? una proposta organica?.
Boeri e Garibaldi suggeriscono un percorso principale di accesso al lavoro in tre tappe, della durata di tre anni: la prova, l’inserimento e la stabilit?. Il periodo di prova dura sei mesi, durante i quali il lavoratore pu? essere licenziato senza problemi. Poi comincia la seconda tappa, che dura due anni e mezzo. ? questo il periodo dell’?inserimento?, dove il dipendente pu? essere licenziato per motivi economici o organizzativi dietro il pagamento di un indennizzo variabile fra due e sei mesi di salario. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori con il diritto al reintegro nel posto di lavoro si applicherebbe solo nei casi di discriminazione e per i licenziamenti disciplinari ingiustificati. Dal terzo anno in poi, con lo scattare della terza fase, quella della stabilizzazione, l’articolo 18 verrebbe applicato per ogni tipo di licenziamento individuale. La previsione di un cos? lungo periodo nel quale l’azienda potrebbe licenziare liberamente o con indennizzo renderebbe meno appetibili i contratti a termine, che in ogni caso, secondo Boeri e Garibaldi, dovrebbero durare al massimo due anni ed essere gravati di maggiori contributi contro la disoccupazione. La proposta ? completata dal salario minimo per i lavoratori senza contratto e dal contributo previdenziale uguale per ogni tipo di lavoro (oggi invece artigiani, commercianti e collaboratori pagano quasi la met? dei dipendenti).
La seconda proposta illustrata oggi sul sito lavoce.info , messa a punto da Marco Leonardi e Massimo Pallini, ? una variante della prima, costruita prendendo a modello la legge tedesca Hartz del 2003. In sostanza, la fase dell’inserimento dove si pu? licenziare dietro indennizzo durerebbe solo un anno mentre dopo l’azienda che volesse mandar via un suo dipendente potrebbe sempre offrire l’indennit? (tre mesi pi? uno per ogni anno di servizio), ma il lavoratore avrebbe il potere di rifiutarla e chiedere al giudice il reintegro nel posto di lavoro.
Infine, la terza proposta, firmata da Andrea Ichino, si distingue perch? punta a riformare il contratto a termine: dovrebbe durare almeno tre anni, non rinnovabili nella stessa azienda e potrebbe essere applicato a uno stesso lavoratore per non pi? di tre volte presso imprese diverse. Commenta sullo stesso sito il giuslavorista Pietro Ichino: ?Sono tre possibili assetti di un nuovo regime unitario del rapporto di lavoro tipico, suscettibili anche di combinazione tra loro? e puntano al ?superamento del dualismo attuale tra lavoro di serie A di serie B?. Resta da vedere se con il centrosinistra al governo anche la Cgil vorr? affrontare quello che fino a ieri per il sindacato ? stato un tab?, cio? i licenziamenti e l’articolo 18.
Enrico Marro
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