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Cresce il saldo attivo con 33.500 contratti nel secondo semestre 2001 l'analisi Genova, citt? delle cameriere alle donne lavori di serie B
DONATELLA ALFONSO
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SE a Genova sempre pi? persone trovano lavoro e il tasso di disoccupazione scende verso il 6%, chi resta senza? Il 70% dei 24 mila genovesi in cerca di lavoro, secondo i dati appena elaborati dal centro per l'Impiego della Provincia sui dati del secondo semestre 2001, sono donne giovani, tra i 25 e i 35 anni, che hanno un titolo di studio, spesso anche un diploma o una laurea, hanno gi? lavorato, ma restano fuori dai settori qualificati: sempre pi? spesso, vengono impiegate nei servizi alla persona, soprattutto di tipo alberghiero e commerciale, mentre cresce il numero dei lavori qualificati nel settore dei servizi alle imprese: dove per? entrano soprattutto uomini, forse perch? tra le donne risulta esserci meno preparazione tecnica, e anche meno disponibilit? a flessibilit? di orari (come ad esempio il lavoro festivo o notturno) o a trasferirsi. La citt? dei camerieri che qualcuno paventava, discutendo del futuro di Genova, si dimostra essere, nei fatti, un "citt? delle cameriere" che per?, come dice Luigi Picena, assessore provinciale alle politiche del lavoro, deve porre non pochi dubbi a chi dovr? sviluppare le strategie per il futuro economico della citt?. Se sono le donne, anche qualificate, a restare senza lavoro, bisogner? studiare come utilizzare questo patrimonio di persone e di capacit?, dice Picena: promuovendo sempre di pi? una formazione a loro diretta, come faranno i corsi della Provincia per il 2002, ma anche chiarendo che non sono gli studi umanistici o commerciali quelli che danno il lavoro, ma sempre di pi? quelli di tipo tecnico e scientifico. I dati suggeriscono per? anche una verit?: a parit? di qualificazione e disponibilit?, le aziende preferiscono scegliere gli uomini. Genova, quindi, si dimostra sempre di pi? una grande citt? metropolitana: in cui c'? una quota consolidata ma minoritaria che lavora, soprattutto a tempo indeterminato, nei servizi alle imprese o nell'industria; sono affiancati da una maggioranza di lavori a tempo determinato, magari a part time, nei servizi alla persona e soprattutto nella ristorazione, dove ci sono anche contrattini di duetre giorni, che accrescono le statistiche, danno qualche soldo, ma non risolvono certamente il problema della collocazione professionale. I dati in possesso della Provincia (che ha "ereditato" quelli del Ministero del lavoro, avviando un'informatizzazione che ora permetter? di avere la fotografia quasi in tempo reale dell'occupazione) segnala 33.500 contratti avviati (compresi gli interinali, che sono per? solo il 4,1%) nel secondo semestre 2001, a fronte di 28.200 cessazioni, pensionamenti compresi. Un saldo attivo che vede il terziario al primo posto con il 79% dei nuovi contratti, seguito dall'industria, con il 20% (agricoltura e pesca solo all'1%). Sono quasi 15 mila gli avviamenti al lavoro (46% del totale) nel settore della ristorazione; gli stranieri assunti sono invece 1767, l'8,3% dei contratti. Il 55% delle assunzioni ? andato agli uomini, il 45% alle donne, minoritarie nell'industria (13,6%) e in netta maggioranza nel terziario (53,6%). |

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