10/1/2001 ore: 10:28

Fusi ora gioca la carta degli alberghi

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Mercoledì 10 Gennaio 2001
italia - economia
Dopo la forte crescita nelle attività immobiliari la società guarda al turismo.

FIRENZE. L’ingresso nel settore alberghiero, con l’acquisto della catena Bonaparte (da Finpart per 299 miliardi) e la costruzione di due nuovi hotel varata dall’immobiliare Millenaria (a Firenze, per 40 miliardi), prelude a un riposizionamento strategico del gruppo Fusi.

«Dopo anni di forte crescita, puntiamo a un consolidamento delle attività e siamo alla ricerca di una missione in linea con le nostre dimensioni», spiega Riccardo Fusi, 41 anni, presidente e amministratore delegato dell’impresa di famiglia che, attraverso la holding Fusi Finanziaria di Prato, opera nel comparto immobiliare, in quello delle costruzioni e, da pochi mesi appunto, anche negli alberghi.

Si tratta di un polo da 500 miliardi di fatturato aggregato, mille dipendenti e 700 miliardi di ordini nel portafoglio di Baldassini-Tognozzi, l’azienda fiorentina capofila del core business edilizio. Il padre di Riccardo, Bruno, originario del Mugello, è stato tra i fondatori della Cooperativa edile di Barberino, subito dopo la seconda guerra mondiale. «Avendo una famiglia da mantenere, era tra i fortunati che ricevevano lo stipendio con regolarità — racconta Riccardo — mentre a chi non era sposato la paga toccava soltanto se a fine mese bastavano i soldi».

Bruno Fusi si mise in proprio nel ’59, a Prato, dove si era trasferito per lavorare in un’azienda tessile e successivamente in un’impresa di trasporti, senza però trascurare mai il mestiere di muratore. Quando creò la ditta artigiana per lavorare nell’edilizia abitativa per conto terzi, Prato era tutta un fiorire di cantieri. Fusi seppe approfittare del momento favorevole e vent’anni dopo guidava un’azienda di costruzioni ben avviata, dove il figlio fece le prime esperienze a 19 anni.

Nell’84 Riccardo entrò in società con il padre e nel ’93 il piccolo gruppo rilevò la Baldassini-Tognozzi, che l’anno successivo si fuse con Bartolomei & Manetti, principale azienda del settore a Prato, dividendo a metà con la famiglia Bartolomei il controllo del nuovo polo toscano delle costruzioni. In questi ultimi anni sono arrivate altre acquisizioni, dalla Nuova Edil di Biella alla Sca di Roma, che hanno spinto il giro d’affari del raggruppamento oltre i 350 miliardi, con impegni e cantieri aperti in tutta Italia.

«Siamo al ventesimo posto nella classifica nazionale della categoria — dice il presidente di Fusi Finanziaria, holding a cui fa capo il 50% di Baldassini-Tognozzi — questo significa che dovremo crescere ulteriormente, oppure trovare una nicchia di mercato dove specializzarci. Per aziende come la nostra, non è facile muoversi nel mondo degli appalti, regolato da norme la cui interpretazione può cambiare a seconda del committente — aggiunge — Basti dire che nel solo 2000 abbiamo perso 500 miliardi di lavori in seguito a decisioni di enti pubblici che hanno favorito nostri concorrenti più forti o semplicemente più fortunati».

L’investimento negli alberghi va dunque nella direzione di un progressivo allargamento degli interessi. «Abbiamo il 25% di Millenaria, che da tempo ha puntato sul settore, e poi è arrivata l’opportunità di acquistare il gruppo Bhg da Finpart, operazione finanziata per metà con un leasing immobiliare — spiega Fusi —. Ma, soprattutto, siamo entrati negli alberghi potendo contare su un management giovane, che ha voglia e competenza per fare bene, guidato dal direttore generale Elena David». Obiettivo: costruire una catena italiana, valorizzando le sinergie con il comparto edilizio e delle costruzioni.

«Il turismo avrà sempre più un ruolo trainante per l’economia, e le amministrazioni pubbliche si stanno orientando a concedere nuove destinazioni alberghiere nei centri storici — conclude Fusi —. In questo settore, punteremo a svilupparci nelle città d’arte e d’affari, come Bologna, Firenze, Roma e Napoli». Il gruppo toscano delle costruzioni, insomma, vuole diventare nazionale anche nel settore alberghiero.

Cesare Peruzzi

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