22/10/2002 ore: 11:01
Fratelli Coin, tra i due litiganti pronti ad entrare i fondi chiusi
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Fratelli Coin, tra i due litiganti pronti ad entrare i fondi chiusi C’è delisting e delisting. C’è quello fatto per portare i soldi a casa, togliendo dal mercato una società che guadagna più di quanto venga apprezzato dagli investitori, e quello fatto per risolvere annose situazioni interne, soprattutto quando i soci di maggioranza sono fratelli ormai in disaccordo tra loro. E’ questo il caso della Coin, la società di grande distribuzione prevista al listino dal ’99. Il gruppo ha avuto un paio di "infortuni": l’acquisto della Kaufhalle in Germania, che si è rivelato molto oneroso da gestire e che per il momento sta affossando i conti, e la lite tra Vittorio e Piergiorgio Coin. I fratelli, che per anni hanno condotto in tandem il gruppo, dividendosi le cariche, ad un certo punto non sono stati più in sintonia. Ma, forza delle accomandite, i due restano legati indissolubilmente nella sas, che controlla il 54% della società quotata, e nella sostanza uno dei due può liquidare il suo investimento solo se l’altro è disposto a comprare. Da lì è partito un contenzioso che non ha ancora trovato una soluzione, anche perché nel frattempo il ciclo congiunturale e lo shopping in Germania hanno alquanto appesantito i conti. Al punto che una delle soluzioni ventilata è proprio il delisting. L’ultima semestrale segnala una lieve riduzione del fatturato, un margine operativo molto contenuto — 6,3 milioni di euro, contro i 34,7 del semestre corrispondente di un anno fa — e un risultato prima delle imposte negativo per 45,2 milioni di euro. Un anno fa la stessa posta era in rosso per 9 milioni (anche se beneficiava di poste straordinarie che limitavano la perdita). Insomma, il gruppo non va bene. E contemporaneamente deve liquidare Piergiorgio, che ormai non entra più nella gestione ma continua ad avere il proprio patrimonio immobilizzato. A questo punto l’advisor di Vittorio, Livolsi, sembra stia studiando una soluzione che veda il lancio di un’opa sul mercato. Poi, una volta ritirata dal mercato, partirebbe lo "spezzatino", in massima parte la vendita della catena Coin, mentre Oivesse, i marchi per bambino e la linea tedesca resterebbero attaccati alla casa madre. La liquidazione di Piergiorgio e le spese per l’opa verrebbero reperiti in parte con la vendita di Coin ma in misura maggiore con l’ingresso di fondi chiusi nel capitale di una nuova società, dove confluirebbero gli asset. Senza l’apporto dei fondi chiusi non sarebbe possibile chiudere la partita, perché Vittorio ha bisogno di essere finanziato, e a quel punto si conferma la strada già battuta da altre società: togliere il gruppo dal listino, tornare al socio finanziario di medio periodo e dire addio alla Borsa. Il progetto, che a grandi linee dovrebbe essere questo, non è stato tuttavia per ora ufficializzato all’altro advisor, Mediobanca, che cura gli interessi di Piergiorgio. E’ possibile che in settimana arrivino altri dettaglia. Ma è anche probabile che, comunque, Coin si avvii lentamente all’uscita, da Piazza Affari. (vi.p.) |