Francia: è scontro aperto sulle 35 ore in fabbrica
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Le imprese lasciano la gestione della previdenza per evitare di finanziare l’orario ridotto In Francia è scontro aperto sulle 35 ore in fabbrica
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI - E’ ormai scontro in Francia fra governo e imprese. Rompendo una lunga consuetudine istituzionale e di dialogo fra le parti sociali, il Medef (la Confindustria francese) si è ritirato dalla gestione paritetica (governo, industriali e sindacati) della previdenza sociale, chiedendo al primo ministro Lionel Jospin di ridiscutere gestione e termini del rapporto. Motivo di una decisione che l’altra sera ha scosso il mondo politico è il rifiuto degli industriali di consentire un prelievo dalla cassa di previdenza (la «Secu») di diversi miliardi di franchi per finanziare la legge sulle 35 ore, l’orario settimanale ridotto, già in vigore in alcuni comparti ed esteso, dal prossimo anno, ai settori pubblici e alla piccola impresa. Al di là della gestione della «cassa», è evidente che il vero nodo della discordia è la legge stessa che fin dall’inizio ha suscitato contrasti e posizioni critiche, anche in seno ai sindacati. La riduzione dell’orario, secondo le statistiche, è stata tra i fattori determinanti per l’aumento dei posti di lavoro (almeno 300mila) e sta influenzando anche costume e mentalità. Non si tratta di un puro e semplice taglio d’orario, ma di una riorganizzazione totale che ha fra l’altro stimolato, grazie ai recuperi di tempo libero e turni, weekend allungati e «ponti». Ma gli effetti positivi sono in parte bilanciati dagli svantaggi: maggiori costi per le imprese, insostenibilità del provvedimento per le piccole aziende e necessità di nuove entrate per lo Stato. Dati economici e inflazione hanno spinto lo stesso ministro dell’economia, Laurent Fabius, a prendere le distanze. Dopo avere criticato la legge antilicenziamenti, approvata la scorsa settimana, ha suggerito un’applicazione più morbida e più pragmatica della legge sulle 35 ore. Lo scontro con gli industriali e i dissensi in seno al governo non dovrebbero mettere in discussione l’alleanza che sostiene Jospin (la gauche plurielle di socialisti, comunisti e verdi). Almeno fino alle elezioni politiche e presidenziali di primavera. Ma l’attacco degli industriali materializza in modo aperto la malcelata ostilità verso la metodologia adottata dal governo stesso in tanti campi della politica economica. Troppa burocrazia, troppe leggi imposte dal centro, troppi «regali» sociali (come ha detto il presidente della Confindustria, Ernest-Antoine Seillière) possono mettere a dura prova investimenti e competitività. Ma Lionel Jospin sembra avere scelto la strada di ricompattare le file a sinistra, forse temendo più l’emorragia della base sociale che l’ostilità delle imprese. La difesa delle 35 ore è anche la difesa di una delle riforme più qualificanti del suo governo.
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M. Na.
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 Economia
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 © Corriere della Sera
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