15/3/2001 ore: 8:29

Fondi pensione, partenza senza scatto

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Il Sole 24 ORE.com





    Alla fine dell’anno scorso le adesioni sono state intorno al 30% ma con forti squilibri tra i diversi settori

    Fondi pensione, partenza senza scatto
    Le maggiori difficoltà nei servizi e nelle micro imprese - Raccolti contributi per oltre 2mila miliardi
    Rita Fatiguso
    ROMA Fervono gli ultimi conteggi alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) per la relazione del 2000, ma già trapelano novità interessanti sui più recenti sviluppi del secondo pilastro previdenziale.
    I nuovi fondi censiti a fine dicembre erano 142, di cui 43 negoziali (dieci in più dell’anno precedente), il che indica una crescita del sistema. Ma la vera pietra di paragone rispetto alle precedenti rilevazioni sta nel livello delle adesioni: inclusi quelli autorizzati all’esercizio (poco meno di 20) i fondi nati dalla contrattazione si avviano a superare nel 2001 il tetto del 30% delle adesioni potenziali (le stime conclusive ipotizzano un 31,4% già a fine dicembre). Risultato tutt’altro che disprezzabile, concordano gestori e rappresentanti delle parti che siedono nei consigli di amministrazione, soprattutto se si considerano le difficoltà incontrate negli ultimi due anni legate proprio alla costituzione dei fondi negoziali.
    Peccato, però, che il risultato del 2000 presenti, a guardare tra i vari fondi, alti (pochi) e bassi (molti). Il panorama delle adesioni, insomma, è variegato: a performance di rilievo si associano preoccupanti differenze tra fondo e fondo, non necessariamente collegate all’iter burocratico, peraltro sempre macchinoso. Un’altalena che preoccupa gli stessi addetti ai lavori più dell’ammontare — oltre 2mila miliardi — di contributi raccolti, e resa ancora più stridente dalle ottime prestazioni di una ristretta cerchia di fondi come Fonchim, Cometa e Fondenergia. Un terzetto il cui coraggio sul fronte degli investimenti — per primi hanno aperto il portafoglio agli investimenti azionari — non è stata ripagata a sufficienza. Colpa del mercato, sostengono in coro, sottolineando di aver comunque superato il rendimento del Tfr (3,5%) registrato nel 2000 tenendo così botta alle turbolenze dell’anno scorso.
    «Per i fondi ancora ai primi passi non è nemmeno il caso di parlare di rendimenti, visto che si affidano ai pronti contro termine che in ogni caso hanno registrato performance fino al 4,6% contro il 2,9% dei bilanciati», commenta Beniamino Lapadula, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil.
    Gianni Ferrante, del cda di Cometa, gli fa eco sottolineando le performance del fondo dei metalmeccanici che «al 1° marzo ha superato quota 350mila iscritti. Anche se è ancora molto difficile raggiungere i giovani, per non dire i giovanissimi — aggiunge —. Con l’ingresso nel contributivo dovrebbero essere molto più attenti al loro futuro, ma la cosa non è affatto scontata». Intanto, Cometa nel 2000 ha incassato altre 50mila adesioni e in parte si consola pensando a un dato strutturale: il comparto è popolato da figure professionali "adulte", quindi qualche passo è stato fatto, almeno sul fronte delle iscrizioni.
    Per Elio Giannetti, vice presidente di Fondenergia (il fondo delle aziende dell’energia Eni inclusa), che nel 2000 ha registrato un rendimento del 3,5% con tanto di fondo bilanciato «le adesioni non sono tutto, la fidelizzazione resta un fatto importante».
    Fuori dal cuore della grande industria tradizionale il reclutamento resta un punto debole. Spiega ancora Lapadula: «L’alimentare, per esempio, dove Alifond è al 10% e dove ci sono troppe associazioni imprenditoriali oppure nel settore del legno, mentre nei servizi il terreno diventa scivoloso. Dove c’è debolezza sindacale e imprenditoriale, non c’è nulla da fare. Se non si muove la grande distribuzione, cosa può fare il piccolo commerciante?».
    Se l’obiettivo generale è quello di raggiungere un terzo almeno della forza lavoro la strada, dunque, è ancora lunga. È vero, nelle realtà polverizzate il problema della raccolta di consensi e adesioni si pone ancora. Colpa della bassa rappresentatività sia delle associazioni datoriali sia dei sindacati. Ma anche dal punto di vista degli industriali, le cose stanno funzionando bene. La palla al piede resta l’alto livello della contribuzione obbligatoria (32,70 di aliquota oltre al 7,9 di Tfr) per un bel 40 punti di contribuzione obbligatoria.
    Una soluzione può essere il fondo multicomparto che consenta di scegliere il tipo di investimento. Anche Previndai, il fondo dei dirigenti di azienda che pure è un vecchio fondo, entro l’anno proverà a passare alla gestione finanziaria. Quanto alle riforme strutturali c’è chi sostiene che andrebbe ridotto il livello obbligatorio per favorire l’utilizzo combinato del Tfr. I nuovi fondi sono strutture molto complicate, con una gestione appesantita, che andrebbe snellita.
    Il che però non basterebbe a spiegare i ritardi di alcuni settori. Getta acqua sul fuoco Alessandro Vecchietti, responsabile del settore previdenza di Confcommercio. «Non sono pessimista — dice —. Fonte, il fondo di categoria, ha raccolto appena 12mila iscritti. Una goccia nel mare. Ma la logica di stare a guardare ha allungato i tempi perchè le iscrizioni non sono automatiche. Anche la grande distribuzione ha i suoi problemi. Però in questa fase c’è fermento, un mare di telefonate di dipendenti del commercio, turismo e servizi ci chiede che fare per partecipare al fondo».
    Giovedì 15 Marzo 2001
 

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