Fnac Italia evita la chiusura Al fondo Orlando i sette negozi
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Le sette librerie Fnac in Italia non sono più francesi. E, per ora, non chiudono. Il gruppo Ppr ha firmato un accordo per la cessione al fondo di investimento Orlando Italy Management, lo aveva annunciato a febbraio e adesso l`ha fatto. Almeno fino a fine dicembre i negozi rimarranno aperti, poi a gennaio la vendita verrà perfezionata e nei mesi successivi i nuovi proprietari presenteranno un piano industriale.
Solo allora si capirà se ci saranno o meno tagli ai circa 600 addetti attuali. Il fondo Orlando, con sede in Lussem- burgo e una filiale a Lugano, è già proprietario delle profumerie Limoni. La Fnac sostiene in un comunicato di non aver mai «raggiunto le condizioni operative necessarie per imporsi in questo paese; la crisi economica che l`Italia sta attraversando dal 2009 ha accelerato questo processo». E aggiunge: «Lo scorso gennaio, nell`ambito del piano generale di risparmio e per il rilancio della competitività dell`azienda, avevamo annunciato l`intenzione di uscire dal mercato italiano entro il 2012». Nell`incontro sindacale avrebbe spiegato ai sindacalisti di aver perso tra gli 11 e i 12 milioni negli ultimi anni di cui 9 solo nell`ultimo quando ha subito una flessione nel fatturato del 21 per cento.
Il gruppo francese - e questo l`hanno sempre contestato i sindacalisti e i lavoratori italiani - ha deciso di concentrarsi nel settore dell`alta moda. E`, infatti proprietaria di griffe come Gucci, Bottega Veneta e Yves Saint Laurent. Il finanziere francese Frangoís-Henri Pinault - proprietario del gruppo Ppr - ha ceduto negli scorsi mesi anche La Redoute lo storico marchio di vendita per corrispondenza, per concentrarsi sui due settori che vanno già molto bene e promettono di andare meglio: appunto la moda e lo sport-lifestyle con il celebre marchio Puma. E nel 2006 aveva alienato i famosissimi grandi magazzini Printemps e i supermercati dell`arredamento Conforama nel 2011. A vendere la Fnac ci aveva già provato nel 2006, ma senza riuscirci. Adesso tra i 600 addetti sparsi tra Torino, Firenze, Genova, Roma, Milano, Napoli, Verona c`è la massima incertezza. In molti contestano alla Fnac di non aver preteso nel contratto di vendita la presenza della clausola etica, quella cioè che dovrebbe garantire tutti i posti di lavoro.