Flai Cgil: «Difendere il lavoro per liberare i diritti di tutti»
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Parma è a meno di 200 chilometri, ma sembra ci siano anni luce fra le parole dette sabato dal presidente del Consiglio all’assise degli industriali nella città ducale, e il clima che si respira in questa assemblea a due passi dal mare. I quasi 500 delegati giunti al quinto congresso nazionale della Flai Cgil - l’organizzazione dei lavoratori dell’agroindustriale - hanno opinioni ben diverse riguardo allo stato della crisi in Italia. Ma soprattutto, come dice lo slogan dell’iniziativa cervese, sono convinti del nesso fondamentale fra «difendere il lavoro e liberare i diritti».
INTERNAZIONALE
Il ministro Sacconi è appena arrivato in sala - interverrà più tardi, proponendo di «coordinare le attività di vigilanza sul lavoro nero fra pubblico, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro», ma lasciando perplessa la platea - e l’avvio è di grandissimo effetto: le luci spente, una calda voce femminile, e parte L’Internazionale. Cantata fino in fondo, con pugni alzati e mani a scandire il tempo. E poi il primo omaggio dal palco, da parte del giovane segretario di Reggio Emilia, è per Luciano Lama. Insomma, qui si fa sul serio. Lo si capisce subito dalle parole di Stefania Crogi, segretaria nazionale. Che apre il congresso ribadendo «la consapevolezza che si debba ricostruire l’unione e la resistenza dei lavoratori», e richiama un percorso precongressuale che ha permesso di consultare oltre 155mila iscritti. Quelli che lavorano sotto i caporali, quelli mai più richiamati al lavoro perché tesserati alla Cgil, quelli che guadagnano 4 euro l’ora per raccogliere il radicchio. Racconti di realtà quotidiane, di «moderni schiavi», di chi è giunto da paesi lontani in un Paese che non vuole accoglierli. Storie di permessi di soggiorno difficili da rinnovare, di datori di lavoro senza scrupoli, di posti letto improbabili. Eppure ci sono anche aziende virtuose: allora, ecco la proposta di espellere dalle strutture associative quelle scoperte a sfruttare manodopera illegale. Poi, spazio alla crisi, che vede questo settore doppiamente protagonista: dopo l’impennata dei prezzi agricoli fra 2007 e 2008, ecco gli impatti della nuova situazione. Crogi ne sottolinea vari aspetti preoccupanti - dal neocolonialismo agricolo all’accaparramento delle terre da parte dei poteri mondiali - individuando principali obiettivi, la lotta al dumping e alla concorrenza sleale, fino alla necessità di preservare produzioni di qualità sempre più svilite. Fondamentale, secondo il segretario, resta la compattezza del mondo sindacale: che ha permesso la firma di un contratto importante per i lavoratori dell’alimentare, e che dovrà dare gli stessi frutti per gli agricoli e i florovivaisti. Chiusura fra gli applausi, dopo il richiamo alla Puglia - «che ha messo al centro il lavoro» - e all’apporto che la Cgil deve dare all’unità della sinistra. Oggi si continua (domani si chiude): alle 17 il dibattito al femminile «I diritti non hanno genere».