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19.05.2004
Il rapporto Istat 2003 Fisco più pesante, pensionati più poveri
di Laura Matteucci
Sarà sempre più difficile per il governo appellarsi all’Istat come depositario della verità economica italiana coincidente con la propria, come dimostrano i dati del Rapporto annuale. Pressione fiscale. Come già denunciato a più riprese dall’opposizione, anche l’Istat registra che la pressione fiscale con Berlusconi è aumentata. Nel 2003 è stata pari al 42,8% del pil, contro il 41,9% del 2002 e il 42,2% del 2001. Il dato colloca l’Italia al settimo posto nell’Europa dei 15, allo stesso livello del Lussemburgo. Il livello medio della pressione fiscale nella Ue 15 è del 41,% mentre sale al 42% nella Uem. Una crescita, pure se lieve, si è registrata rispetto al 2002, quando la pressione si attestò al 41,3% del Pil nell’Ue 15 e al 41,8% nella Uem.
Più poveri. Circa 190mila pensionati vivono con meno di 400 euro al mese, nonostante risultino beneficiari dell’aumento delle pensioni minime fino a 516 euro al mese, disposto con la Finanziaria per il 2002. Nel Rapporto, l’Istat fa un’analisi degli effetti dell’aumento scattato dal gennaio 2002 della maggiorazione sociale tale da far garantire un reddito mensile pari a 516,46 euro: «Tale aumento, laddove concesso, non dovendo essere tale da far superare il limite di reddito fissato per legge - si legge nel Rapporto - non sempre ha elevato gli importi delle pensioni fino a 516 euro». Il 50,1% dei beneficiari usufruisce di una pensione di 516,46 euro al mese. Ma per un 37% la pensione integrata ha raggiunto un importo lordo mensile compreso tra i 400 e i 516,45 euro. E un 12,9% percepisce, nonostante l’aumento, una pensione di meno di 400 euro al mese: di questi, quasi il 4% vive con una pensione tra i 100 e i 300 euro al mese.
L’Istat segnala inoltre che i soggetti particolarmente interessati dall’aumento fino a 516 euro sono i percettori di una prestazione ai superstiti (56,7%), i titolari di più pensioni (54,9%) e i beneficiari di una pensione o assegno sociale (54,4%). Minori le quote tra i pensionati di vecchiaia (23,1%) e tra gli invalidi civili (18,7%).
Pensioni. Qui è polemica di cifre tra l’Istat e la Fnp Cisl: l’istituto quantifica in 965 euro l’importo medio mensile di una pensione. Per il sindacato, invece, si tratta di «una falsificazione» in quanto l’importo medio sarebbe appena di 604 euro mensili.
Per l’Istat, al 31 dicembre 2002 i pensionati sono oltre 16 milioni: l’importo lordo medio annuo è di 11.581 euro, per un valore medio mensile che arriverebbe appunto a circa 965 euro. Per il segretario dei pensionati della Cisl Antonio Uda, invece, cifre alla mano, le pensioni in Italia sono 14.429.022, e l’importo medio mensile è di 604,47 euro. Nella tabella, si evince inoltre che quasi 6 milioni di pensioni hanno un importo medio di 399 euro al mese mentre oltre 1 milione e mezzo sono quantificate in 861 euro al mese. «Puntuale, in coincidenza con la nuova fase di mobilitazione dei pensionati contro il carovita e per l’adeguamento degli assegni all’inflazione - fa osservare Uda - scatta la campagna mistificatoria dei poteri costituiti per oscurare il problema e svilirlo agli occhi dell’opinione pubblica».
Sanità. In dieci anni, dal 1991 al 2001, la spesa sanitaria a carico delle famiglie è passata da 10 a 22 miliardi di euro, mentre quella di competenza pubblica è cresciuta da 47 a 74 miliardi di euro. Rispetto però all’incremento della spesa a carico delle famiglie si registra, nello stesso periodo, una diminuzione sensibile, dal 50,3% al 46,2%, della quota di spesa pubblica a gestione diretta. Secondo l’Istat in materia di sanità è in atto «una privatizzazione» del sistema, sia per quanto riguarda l’erogazione dei servizi che per la spesa sostenuta.
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