Fiom: «Su Pomigliano pronti a trattare. Fiat rispetti la legge»
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«La Fiom un accordo così non l’ha firmato, non lo deve firmare e non lo firmerà mai, per rispetto e responsabilità » nei confronti dei lavoratori. Se Fiat «vuole andare avanti su Pomigliano con il consenso di tutti riapra la trattativa», nei limiti del contratto nazionale della categoria e della Costituzione. L’assemblea nazionale dei delegati Fiom, riunita ieri a Pomigliano, sposa all’unanimità la linea indicata dalle parole del segretario generale Maurizio Landini sullo stabilimento campano. «Abbiamo detto alla Fiat che siamo pronti, applicando il contratto nazionale di lavoro, a fare anche i 18 turni, che è più di quello che c’è nell’accordo », dice Landini. «Siamo disponibili a trovare soluzioni ma chiediamo che vengano tolte dal tavolo questioni che non c’entrano nulla, come la limitazione del diritto di sciopero e gli interventi sulle assenze». CHIUSURE Le tute blu della Cgil provano in questo modo a riaprire il dialogo ma da Torino non arrivano repliche. Da giorni la Fiat è trincerata nel silenzio. A replicare alla Fiom sono invece il ministro Sacconi e i sindacati che hanno accettato i diktat della casa torinese. A sentir loro però non ci sono più spazi di manovra. «Il governo accompagnerà le parti firmatarie dell’accordotra Fiat e sindacati alla sua compiuta e tempestiva attuazione», ripete Sacconi dal tavolo sull’occupazione della Campania. Per il ministro i sì dei lavoratori alle richieste Fiat (62,2%) - probabilmente meno di quanto si aspettava Marchionne - sono più che sufficienti a garantire la fine della conflittualità in fabbrica e, in ogni caso, bastano ad assicurare l’arrivo della Panda nello stabilimento partenopeo. Ne sono convinti anche Fim, Uilm e Fismic, secondo cui i metalmeccanici di Corso Italia non hanno capito che la trattativa è già chiusa. La Panda arriverà a Pomigliano e la si farà così come ha chiesto la Fiat. Adesso l’importante è che il Lingotto «decida rapidamente l’avvio degli investimenti», dice il segretario generale della Fim Cisl, Giuseppe Farina. Mentre la Uil annuncia che a giorni si terrà un tavolo con l’azienda, «per dare un proseguio al referendum e stabilire le tappe sulla implementazione dell’accordo». È lo stesso Luigi Angeletti a dirlo al termine del comitato centrale del suo sindacato. Angeletti aggiunge anche di non essere contrario, almeno in linea teorica, alla possibilità che Fiat dia corso ad una nuova società che riassuma i lavoratori di Pomigliano con un contratto che assorba i contenuti dell’intesa firmata. Il riferimento è al cosiddetto “piano C”, che permetterebbe all’azienda di escludere i dipendenti che hanno votato no al referendum. Un’ipotesi scartata a priori da Sacconi, poiché «non è stata formalizzata in alcuna sede». Ieri il ministro è stato duramente attaccato dal segretario generale della Fiom: «Più volte Sacconi si è reso disponibile a intervenire su Pomigliano. Noi - dice Landini - non glielo abbiamo chiesto, perché sostiene la Fiat e non è un ministro super partes». Così come il governo, che secondo il sindacalista dovrebbe favorire le Regioni che, come la Sicilia per Termini Imerese - stabilimento che Fiat ha deciso di chiudere dal 2012 - vogliono investire per salvaguardare l’occupazione