3/2/2005 ore: 11:19
Finanziaria «ripianata» con i vizi degli italiani
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giovedì 3 febbraio 2005 pagina 11 Finanziaria «ripianata» con i vizi degli italiani Lotto, alcol e sigarette: con le accise allo Stato vanno 17 miliardi di euro. I Ds: «Così coprono i buchi» Enrico Cinotti ROMA Non fumate, non bevete, giocate con prudenza: alcuni ministri italiani, da Sirchia a Siniscalco, sembrano diventati l'emblema del «buon padre di famiglia». E sicuramente i loro «uomini-immagine» hanno ritenuto questa scelta conveniente. Ma chi è, in Italia, il padre dei vizi? E chi accumula profitti oltre ogni dire proprio su questi difetti nazionali? Secondo un'inchiesta pubblicata dal settimanale Il Salvagente - da oggi in edicola - il padre dei vizi è proprio lo Stato che, grazie a sigarette, Lotto e alcolici, ha incassato nel 2004 circa 17 miliardi di euro solo di accise su questi prodotti (si tratta di circa 34mila miliardi di lire, una vera e propria Finanziaria). Una cifra da capogiro che aumenta ancora di più se consideriamo che, oltre alle imposte di fabbricazione, nelle casse dell'erario affluiscono anche centinaia di milioni di euro di Iva legati in primis alla vendita dei tabacchi. 2004, lotto d'oro. Entrate ingenti, e per di più certe, sulle quali si fa affidamento quasi sempre per coprire i buchi di bilancio. Il 2004, per lo Stato, è stato davvero un anno d'oro. Sul ritardo del 53, anche ieri rimasto nell’urna - ormai da 181 concorsi - , i monopoli hanno raccolto più di 4 miliardi di euro di giocate. Un «montepremi» davvero alto sul quale, non è difficile pensarlo, debbono aver puntato anche i tecnici del ministero del Tesoro alle prese con la Finanziaria 2005. Anzi si racconta che, nel dicembre scorso, nel corso di un'audizione parlamentare, qualcuno abbia ascoltato uno strano auspicio del ministro Siniscalco, a caccia dei 5,5 miliardi di euro per i tanto promessi tagli fiscali: «Speriamo non esca il 53. Sarebbe un colpo duro per i conti pubblici». Insomma anche il ministro si è affidato alla dea bendata, del resto più che benevola con lo Stato per quanto riguarda lotto e lotterie: la vincita, infatti, per l'erario è sempre assicurata. Il fumo fa bene. A chi?. Ma non è tutto. Dalle sigarette, solo l'anno scorso, l'erario ha potuto contare su un gettito aggiuntivo di 750 milioni di euro e, tra accise e Iva, per competenza gli spettano circa 11,2 miliardi di euro. Il circolo dunque si fa davvero vizioso: gli italiani fumano, bevono, scommettono e lo Stato ci guadagna. E la cosa sembra funzionare anche in presenza di appelli - e severe leggi - che invitano a una vita più morigerata. Nonostante i recenti divieti sul fumo della legge Sirchia, l'intenzione dello stesso titolare della Salute di vietare gli alcolici ai minorenni e gli inviti dello stesso ministro Siniscalco a «giocare con il cervello», non passa legge di bilancio senza che venga inasprito il prelievo fiscale sulle sigarette e non si perda l'occasione per introdurre un nuovo gioco. La nuova schedina per scommettere sui finalisti di Sanremo è l'ultima riprova, ma non mancano anche veri e propri paradossi. Prendiamo ad esempio la birra. L'accisa varia in base al grado alcolico e, in media, su una birra con cinque gradi, per ogni ettolitro si versano all'erario 16 euro mentre, secondo gli esperti di settore, il costo della materia prima si aggira intorno ai 10 euro per ettolitro. Parafrasando: costa più il brodo della gallina e a guadagnare è sempre lo Stato. Incassi certi. Le cifre del resto parlano da sole. Secondo i l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nel 2004 solo per la dea bendata sono stati spesi 23 miliardi di euro, poco meno del 2 per cento del Pil nazionale. Un bel jackpot! In base ai dati Istat sulle entrate tributarie del 2003, alla voce accise sono spettati allo Stato circa 8,2 miliardi grazie a Lotto e lotterie, poco più di 8 miliardi tramite i Tabacchi, 528 milioni di euro dagli Spiriti, vini e liquori, e per finire altri 276 milioni dalla vendita della birra. Se tiriamo le somme arriviamo alla bella cifra di 17 miliardi di euro, Iva esclusa. Già perché l'Imposta sul valore aggiunto viene conteggiata a parte. Solo per fare qualche esempio, su un pacchetto di sigarette l'Iva grava per il 16,67% mentre sugli alcolici sale al 20. Aldilà del volume degli introiti, quello che vale di più è il grado di affidabilità di queste entrate tributarie, molto più certe di un condono. E allora sempre più spesso, per ragioni di copertura finanziaria, il fisco picchia duro: si aumentano i prezzi delle sigarette o si ritoccano al rialzo puntate e lotterie. Fermiamoci agli ultimi due anni. Nella Finanziaria del 2004 si è deciso l'aumento dell'accisa sul fumo per ben 650 milioni di euro. Con la manovra aggiuntiva del luglio scorso, poi, oltre a ritoccare i listini di alcune «bionde», il governo ha deciso che l'adeguamento dell'accisa non sarà più annuale ma avverrà ogni sei mesi. Infine, con la legge di bilancio 2005, non solo si è calcolato che dall'aumento delle sigarette verranno 500 milioni di euro in più, ma è stato aumentato anche il prelievo erariale sul Lotto, passato dal 3 al 6% sulle vincite. I buchi di bilancio. Rimane da chiedersi: visto che, il fumo e gli alcolici pesano sulla salute del cittadino ma ma fanno fiorire lo stato di salute dei bilanci pubblici, come vengono impiegati questi soldi? «Servono a coprire i buchi», spiega Giorgio Benvenuto, deputato e capogruppo Ds in commissione Finanze alla Camera. «Sono risorse - aggiunge - che servono a far quadrare i bilanci senza però che esistano vincoli di impiego. Detto ciò, però, occorre segnalare il vero affare che il governo sta facendo con le nuove macchinette videopoker, ormai installate dappertutto fatta eccezione che nei Bingo, e che rendono quasi un miliardo di euro l'anno». Quando serve, insomma, lo «Stato etico» diventa biscazziere. E invece, secondo Benvenuto, «occorre evitare che lo Stato lucri sull'ingenuità e sulle difficoltà degli italiani. Per questo sul Lotto ho proposto di fare un'operazione trasparenza e cioè di verificare pubblicamente, prima o dopo ogni estrazione, la presenza di tutti e novanta i numeri nell'urna». |